Retro è la prima scimmia clonata in Cina tramite la tecnica utilizzata con la pecora Dolly.
Ormai la scienza e la ricerca non hanno limiti, infatti, ogni volta che sentiamo il termine clonazione ci mostriamo un po’ titubanti. Non è un argomento all’ordine del giorno, quindi è normale che sia difficile da comprendere. In ogni caso, i ricercatori della Chinese Academy of Science di Shangai hanno annunciato, tramite un articolo pubblicato su Nature Communications, la nascita di Retro, ossia la prima scimmia clonata in Cina.
La prima scimmia clonata in Cina
Il suo nome è Retro ed è nato il 16 luglio 2020, il quale rappresenta il primo clone di un macaco rhesus che ha vissuto per oltre due anni in buona salute. Non è il primo esperimento ad essere stato condotto, ma sicuramente è stato il primo a dare ottimi risultati. Infatti, lo stesso team di ricercatori nel 2018 aveva utilizzato la stessa tecnica impiegata per la clonazione della pecora Dolly, al fine di clonare due macachi: Zhong Zhong e Hua Hua.
Retro è nato quindi grazie al perfezionamento della tecnica di clonazione che nel 1997 aveva portato alla nascita la pecora Dolly. Una testimonianza diretta è arrivata da Falong Lu, il quale avrebbe confermato che:
«Retro ora ha più di tre anni, sta bene e sta diventando forte».
La nuova tecnica utilizzata
La tecnica utilizzata per la clonazione della pecora Dolly si è mostrata poco utile, soprattutto per i primati. Solitamente, si partiva da una cellula somatica dell’originale da clonare e un ovulo da una donatrice. Si prelevava poi il Dna presente nel nucleo della cellula somatica e lo si trasferiva in quello dell’ovulo. Successivamente, si impiantava la cellula risultante nell’utero di una madre surrogata e si attendeva il termine della gravidanza. Grazie ai diversi studi e agli innumerevoli esperimenti, i ricercatori si sono resi conto che era presente un difetto nello sviluppo della membrana esterna che formava solitamente la placenta.
Al fine di superare questo problema e impedimento, hanno pensato di introdurre il trapianto di massa cellulare interna. Così, i ricercatori della Chinese Academy of Science di Shangai hanno sviluppato una versione modificata del Trasferimento nucleare della cellula somatica (SCNT) al fine di clonare la scimmia Retro.
Questo trapianto prevede la sostituzione delle cellule impiegate a generare la placenta, con quelle provenienti da un embrione non clonato. Questa nuova modalità ha permesso al clone di svilupparsi naturalmente, grazie a una placenta funzionante.
Clonazione e medicina
Al fine di evidenziare l’importanza di questa scoperta, Carlo Alberto Redi, presidente del comitato etico della Fondazione Veronesi e membro dell’Accademia dei Lincei, ha ricordato che:
«[…] è importante distinguere la tecnica dal prodotto della tecnica, anche perché nessuno sulla Terra può ragionevolmente pensare di utilizzare questa tecnica ai fini della clonazione umana».
Questa tecnica è importante perché permette di avere delle ricadute benefiche nell’uomo. Questi cloni di scimmia sono un modello di grande importanza sia per la biologia che per la medicina. Molte sarebbero le ricadute positive: dalla comprensione dell’infertilità fino alla salvaguardia di animali in via di estinzione.
Inoltre, questo studio ha permesso di fare grandi passi avanti e di studiare il periodo dello sviluppo embrionale che prevede l’impianto. Un dato estremamente importante è come negli esseri umani, oltre il 50% delle gravidanze naturali non avvengono a causa del mancato impianto dell’embrione in utero.
I ricercatori sono molto fiduciosi, infatti, nonostante il risultato riguardi un solo clone di scimmia, la nuova tecnica introdotta potrebbe rivelarsi vincente per poter clonare i primati in futuro. Grazie a quest’ultimi si avrà forse la possibilità di ottenere riserve di cellule staminali, ottenendo piccoli organi sui quali compiere degli studi in riferimento alle malattie che colpiscono gli esseri umani.