Nonostante sia passato in secondo piano in Italia, lo scandalo recentemente esploso in Corea del Sud sulla sciamana aka consigliera di fiducia della presidentessa Park Geun-hye merita di essere reso noto. La storia, raccontata la settimana scorsa dal New York Times, riguarda appunto la consigliera più stretta della presidentessa, definita dalle opposizioni politiche “la sciamana – indovina”. Ma di cosa si tratta?
Choi Soon-sil, arrestata il 31 ottobre, è accusata di aver di fatto plagiato Park Geun-hye, che (secondo le opposizioni) le avrebbe dato in mano documenti riservati riguardanti la sicurezza nazionale. La televisione nazionale coreana aggiunge inoltre che la sciamana avrebbe rimaneggiato molti dei discorsi pubblici della presidentessa, oltre ad aver avuto una forte influenza sugli affari del paese intervenendo su nomine e questioni delicate a vario titolo senza rivestire alcun ruolo pubblico oltre a quello di sciamana, appunto. Infine, Choi Soon-sil è accusata di aver plagiato la presidentessa al punto da convincerla ad obbligare alcune grandi aziende del paese a versare la cifra di 69 milioni di dollari alla sua fondazione. Per tacere della raccomandazione data dalla presidentessa alla figlia della sciamana per accedere alla Ewan Woman University di Seoul.
Tutto questo è bastato a far scendere in piazza la popolazione contro la “Rasputin in gonnella”, così come viene chiamata Choi. La sua ascesa al potere, tuttavia, parte da molto lontano. Già suo padre, Choi Tae-min, fondatore della setta nota come “Chiesa della vita eterna”, è stato molto vicino al padre della presidentessa Park, ovvero quel Park Chung-hee dittatore dal 1961 al 1979, ucciso poi dal suo entourage proprio a causa dell’estrema influenza che su di lui esercitava Choi padre. Secondo quanto riportato da Il Post, che cita un cablogramma diplomatico americano reso noto da Wikileaks nel 2007, Choi padre si sarebbe avvicinato alla futura presidentessa Park dopo la morte della madre di lei, sostenendo che questa le fosse apparsa in sogno. Da allora egli sarebbe diventato il mentore della Park fino alla sua morte nel 1994. Da quel momento sarebbe poi subentrata la figlia di Choi come consigliera e sciamana della presidentessa, ereditando anche l’estesa rete di contatti e corruttele messa in piedi dal padre.
Dopo essersi consegnata alle autorità coreane lunedì ed essere stata interrogata, il procuratore ha disposto immediatamente il suo arresto. Attualmente Choi è detenuta in un carcere di Seoul, mentre la presidentessa Park tenta di riconquistare la fiducia del popolo licenziando i membri del suo staff più compromessi con la sciamana.
Basterà questo a restituirle la fiducia del suo popolo?
Lorenzo Spizzirri