Volete Capire il Perchè del titolo Gli Sciacalli Sociali?
Lo avete visto il film “Lo sciacallo – Nightcrawler”? Più o meno è la storia del giovane Lou Bloom che a Los Angeles, regno di criminalità, incidenti, incendi e omicidi, alla disperata ricerca di lavoro scopre il giornalismo free lance.
Di Marilù Manzini
Insieme alle diverse troupe che riprendono reati e crimini, Lou riprende i morti in un mondo in cui ogni suono di sirena equivale a un possibile colpo di fortuna e ogni vittima è convertibile in denaro. Ma il giochino gli scappa di mano. Viene colto da una smania di potere. La morte lo eccita. Ha bisogno di sempre più morti.
Quello che più o meno sta accadendo negli ultimi anni ad internet.
Non vi siete accorti che ad ogni personaggio più o meno famoso che muore corrisponde un epitaffio su twitter, o su facebook, su instagram o il social che preferite di un altrettanto conosciuto o sconosciuto che sia? Tutti sciacalli sociali. Insopportabili coccodrilli con una fame immonda.
Che scrivono ancora una volta di quel Grande che ora non c’è più. O magari ne scrivono per la prima volta, elogiandolo, perché si sa la morte fa diventare uno stupendo defunto chiunque. La morte ti abbellisce l’anima anche se in vita magari eri uno str*nzo assurdo. Come in una scena del film “La morte ti fa bella”.
Io cerco di non scrivere mai di nessuno. Quest’anno mi è capitato due volte e le ho già trovate di troppo e fuori luogo. Così volgare urlare al mondo il proprio dolore o la propria tristezza.
Pensa poi quando il dolore è inventato, truccato come una maschera veneziana. Invece è pieno zeppo di altrettanti personaggi famosi che ad ogni loro eguale, o superiore, sfoderano il trito fazzoletto per asciugarsi le lacrime che (sicuramente) gli solcano le guance mentre sono davanti al monitor del loro smartphone con un panino al salame nell’altra mano.
E non solo.
Vogliamo parlare di tragedie o attentati? Tutti vogliono sembrare brave persone impegnate nel sociale a questo mondo.
Nella vita di tutti i giorni queste stesse “brave persone” sono quelle che se ti succede di svenire per strada o vieni aggredito si girano dall’altra parte fregandosene di te.
Se chiedessi a uno a caso di loro se ha mai fatto un solo giorno di volontariato in tutta la sua vita questi ti risponderebbe che “no, non l’ha mai fatto”.
Non parliamo di coloro che poi superando qualsiasi decenza di buona educazione post mortem vanno alle aste a comprare cimeli appartenuti al defunto.
E magari, su quell’internet, se ne vantano pure. Io mi domando sempre in quale angolo della casa tengano la loro collezione di mortiferi trofei . Me li immagino in una vetrinetta apposta dove i vari scaffali vengono utilizzati per ordine dell’importanza ricoperta in vita dal defunto. Grottesco.
Nel 2016 non c’è più il rispetto per la morte, chissà se Nostradamus lo aveva predetto.
Tutti il popolo internauta sembra di origini siciliane, dove il funerale nella mentalità siciliana è vissuto come una fortissima occasione sociale in cui magari si rinsaldano vincoli di amicizia o parentela che, forse, durante gli anni si erano allentati o indeboliti.
Fino a 50 anni fa, in alcuni luoghi della Sicilia, venivano presi gli orfanelli dagli istituti per metterli a piangere nei cortei funebri. Anche le donne avevano questo ruolo, si strappavano perfino i capelli.
E’ il mondo dell’apparenza ormai questo che è governato da internet.
Tutti vogliono apparire meglio di quello che sono e credono di farlo piangendo per qualcuno che non hanno mai conosciuto o disperandosi per centinaia di morti. Solo il 10% di quelli che piangono le vittime di qualche tragedia è davvero toccato nel profondo, tutti gli altri sono appunto coccodrilli.
E più sono famosi, più appartengono a quelli del “facciamo bella figura davanti al mondo”. Sono ormai tutti “ballerini della morte“ che ballano sulla tomba quando il cadavere è ancora caldo.
Sciacalli Sociali che in vita loro non hanno mai conosciuto il dolore ma che se ne nutrono come i vampiri si nutrono del sangue delle loro vittime.
Sciacalli Sociali che si sono moltiplicati come i Gremlins con l’acqua però santa. I filantropi sono ben altri. Basti ricordare uno come Alberto Sordi che fece beneficenza per tutta la sua vita e si scoprì solo dopo la sua morte. Perché il bene si fa in silenzio.
Il bene non c’è bisogno di urlarlo. Io per prima mi pento e mi dolgo quando spendo la mia arte per cause sociali. Perché essere fraintesi in questa “società per defunti” è un attimo, anzi, un ultimo respiro.
Alberto sordi era amico del mafioso e omicida Andreotti, ci ha ammorbato per decenni con i suoi inutili film. Alla beneficenza non credo, bastano i soldi delle nostre tasse. Chi la fa è per convincere se stesso di essere buono. Di solito non risolve i problemi, li allevia solo momentaneamente.
p.s. io non piango per la morte di nessuno. La morte è un evento naturale come la nascita, i piagnistei sono inutili.