Il 25 marzo si celebra la Giornata internazionale in ricordo delle vittime delle schiavitù e della tratta transatlantica degli schiavi.
Ma è stata veramente abolita la schiavitù?
Secondo il rapporto Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage — pubblicato l’anno scorso dalle associazioni: Organizzazione internazionale del lavoro, Walk Free e Organizzazione internazionale per le migrazioni — nel 2021 erano circa 50 milioni le persone (soprattutto donne e bambini) che vivono in condizioni di schiavitù moderna.
Con schiavitù moderna si fa riferimento, in particolare, a due situazioni: lavoro forzato e matrimonio forzato. Si tratta, perciò, di situazioni di sfruttamento che una persona non può rifiutare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere.
Nel 2021, risultavano 28 milioni le persone costrette al lavoro forzato, e 22 milioni quelle coinvolte in un matrimonio forzato.
Ma i numeri sono in peggioramento.
Nel 2021, infatti, si sono registrati 10 milioni di schiavi in più rispetto alle stime del 2016.
Inoltre, secondo l’ultimo rapporto di INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), nell’ultimo anno si è verificata un’inversione di tendenza tra lavoro forzato e tratta per fini sessuali.
Spesso, erroneamente, si pensa che queste situazioni si verifichino solamente nei Paesi del Terzo Mondo.
In realtà, secondo i dati, il 52% del lavoro forzato 1/4 dei matrimoni forzati si concentrano nei Paesi a reddito medio-alto e alto.
Lavori forzati: 1 lavoratore su 8 è minorenne
Con lavoro forzato si intende ogni lavoro o servizio estorto a una persona sotto minaccia di una punizione, o per il quale detta persona non si sia offerta spontaneamente.
Secondo il sopracitato rapporto OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) , sono circa 24,900,000 le persone costrette ai lavori forzati.
Queste, generano un profitto annuale di circa 150 miliardi di dollari. Tali numeri rendono il lavoro forzato il secondo più grande crimine internazionale.
La maggior parte degli episodi di lavoro forzato (86%) si registra nel settore privato.
Il 23% di tutto il lavoro forzato riguarda lo sfruttamento sessuale, mentre il 63% si svolge in settori diversi.
Nel 14% dei casi, è lo Stato a costringere i cittadini alla schiavitù.
Per quanto riguarda la vittime dei lavori forzati, quasi 1 su 8 di tutti i lavoratori forzati (3,3 milioni), sono bambini.
Tra questi, più della metà sono anche vittime di sfruttamento sessuale. In questo ambito, in più, quasi 4 su 5 delle vittime sono donne o ragazze.
Ma la categoria più a rischio è quella dei migranti.
La probabilità che un migrante sia sottoposto a lavori forzati, infatti, è più che tripla rispetto a quella di un non migrante.
La vulnerabilità dei migranti è data da diversi fattori, tra cui la migrazione irregolare e mal governata, e le pratiche di reclutamento illecite e non etiche.
Secondo il Direttore Generale dell’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), António Vitorino, è necessario elaborare delle norme che proteggano i migranti dalla schiavitù.
Questo rapporto sottolinea l’urgenza di garantire che tutte le migrazioni siano sicure, ordinate e regolari.
La riduzione della vulnerabilità dei migranti al lavoro forzato e alla tratta di esseri umani dipende, innanzitutto, da politiche nazionali e quadri normativi che rispettino, proteggano e realizzino i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i migranti — e potenziali migranti — in tutte le fasi del processo migratorio, indipendentemente dallo status migratorio. Le società devono lavorare insieme per invertire queste tendenze, anche attraverso l’attuazione del Patto globale sulla migrazione
Matrimoni forzati: spose-bambine da tutto il mondo
Il matrimonio forzato è un matrimonio in cui una e/o entrambe le parti non hanno espresso personalmente il loro pieno e libero consenso all’unione.
Anche un matrimonio infantile è considerato una forma di matrimonio forzato, dato che una e/o entrambe le parti non hanno espresso il consenso pieno, libero e informato.
In generale, si tratta di un fenomeno che si origina da consuetudini e pratiche patriarcali radicate a lungo nel tempo.
Nel 2021, si sono registrate circa 22 milioni di persone costrette a un matrimonio forzato. Secondo l’UNICEF, inoltre, sono 650 milioni le donne che si sono sposate prima di aver raggiunto i 18 anni.
I dati sui matrimoni infantili, i quali coinvolgono individui minori di 16 anni, risultano invece molto più alti.
Il quadro è aggravato anche dalle conseguenze della pandemia. Infatti, la chiusura delle scuole e la morte di genitori e tutori ha esposto molti minori al pericolo.
Secondo le stime, nei prossimi dieci anni il numero dei minori esposti ad abusi aumenterà di 10 milioni.
Due terzi dei matrimoni forzati avvengono tra l’Asia e il Pacifico.
Tuttavia, si nota una maggiore incidenza negli Stati Arabi, con 4,8 individui su 1.000.
L’85% dei matrimoni forzati risulta, inoltre, determinata dalle pressioni familiari.
Non si tratta, comunque, di un fenomeno relegato a queste aree geografiche.
Negli USA, infatti, sono ancora molti gli Stati che permettono matrimoni tra adulti e minorenni, matrimoni con minorenni, utilizzando come espedienti un nulla osta da parte dei genitori del minorenne, di un giudice della contea o di entrambi.
Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti dall’associazione Unchained at Last, tra il 2000 e il 2018 si sarebbero verificati almeno 300mila matrimoni con minorenni. Nell’86% dei casi, il soggetto minorenne era una ragazza.
I casi di matrimonio forzato sono in aumento persino in Italia.
Dal 2016 al 2021 si sono registrati 35 casi, 20 dei quali solamente nell’ultimo anno. Nella maggior parte dei casi (85%) le vittime sono donne, di cui quasi un terzo minorenni.
La tratta degli schiavi sessuali nella schiavitù moderna
La forma di schiavitù più diffusa negli ultimi anni è quella di tipo sessuale.
Un tema che si fa sentire soprattutto oggi, con le nuove difficoltà economiche e sociali che il Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno portato.
Difatti, secondo l’UNODC (Ufficio ONU per il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine) l’attuale situazione globale ha ridotto la capacità delle autorità nelle attività di contrasto e di tracciamento delle reti criminali.
Inoltre, la guerra ha reso donne e minori ancora più vulnerabili a violenze e sfruttamento.
La tratta si è quindi rafforzata negli ultimi anni.
Nel 2021 si sono registrate 2.040 vittime, di cui l’81,8% donne e il 5,1% minori.
Il 72% delle vittime proviene dalla Nigeria, seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia, Marocco e Nigeria.
Le donne coinvolte nella tratta vengono spesso attirate in Europa da promesse di condizioni di vita e di lavoro migliori. Promesse che si rivelano poi ingannevoli, rendendo le donne vittime di violenze e sfruttamento.
Questa tratta, solo in Europa, garantisce alla criminalità organizzata un guadagno di 23,5 miliardi di euro l’anno.
Schiavitù moderna: la reazione della comunità internazionale
La situazione mostrata dai dati evidenzia come la schiavitù, seppur in forma diversa rispetto al passato, non sia ancora una pratica abolita.
Il rapporto Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage contiene alcune raccomandazioni dirette alle autorità di tutto il mondo, sulle quali riflettere per contrastare il fenomeno della schiavitù moderna.
Tra queste:
- Migliorare l’applicazione delle leggi e delle ispezioni del lavoro;
- Porre fine al lavoro forzato imposto dallo Stato;
- Adottare misure più incisive per combattere il lavoro forzato e la tratta nelle imprese e nelle filiere di fornitura;
- Estendere la protezione sociale e rafforzare le tutele legali, compreso l’innalzamento dell’età legale del matrimonio a 18 anni senza eccezioni;
- Contrastare l’aumento della tratta e del lavoro forzato per i lavoratori migranti;
- Promuovere un reclutamento equo ed etico;
- Fornire un maggiore sostegno alle donne, alle ragazze e alle persone maggiormente vulnerabili
Secondo il Direttore Generale dell’OIL, Guy Ryder, inoltre è importante sensibilizzare ogni membro della società su questo tema.
Nulla può giustificare la persistenza di questo abuso fondamentale dei diritti umani. Sappiamo cosa bisogna fare e sappiamo che si può fare. Politiche e normative nazionali efficaci sono fondamentali ma i governi non possono farlo da soli.
Le norme internazionali forniscono una base solida ed è necessario un approccio che coinvolga tutti.
I sindacati, le organizzazioni dei datori di lavoro, la società civile e la gente comune hanno tutti un ruolo fondamentale da svolgere
Infine, tra le associazioni che si impegnano per contrastare la schiavitù moderna, c’è l’internazionale Anti Slavery , che lavora in collaborazione con ONG, sindacati, autorità statali, aziende, attivisti e attiviste in vari Paesi del mondo.
Oltre a ciò, l’associazione si impegna a fare pressione su governi e organismi internazionali affinché si stabilisca un mercato del lavoro libero dalla schiavitù.
Giulia Calvani