La ricerca della felicità
“Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.”
Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America – 4 Luglio 1776
Ti è mai capitato di immaginare i personaggi storici nel momento in cui stavano per fare appunto, la storia? A me sempre. Anche se in maniera alternativa rispetto a come probabilmente, sono andate le cose.
Per esempio nel pensare a Thomas Jefferson e Benjamin Franklin, nell’atto di scrivere le parole di cui sopra, ho sempre immaginato due colleghi in una bella biblioteca.
Carta di canapa sulla scrivania, penna accanto e calamaio carico di inchiostro. Ben tasta sapientemente il tabacco della Virginia nella sua pipa, cercando un fiammifero con l’altra mano.
Thomas giocherella con la fiaschetta del suo whisky, mentre parla della leggendaria bellezza delle nobildonne italiane e dei teatri europei.
In questa atmosfera rilassata e gaudente, le loro menti si lasciano accendere da un raggio di sole che, scostata la tenda, si mette a danzare con le volute di fumo.
Le menti dei due padri fondatori – quasi fossero Eric Clapton e George Harrison mentre si accorgono che “è spuntato il sole” – trovano l’idea. La ricerca della felicità diventa legge.
Oltre due secoli dopo la distanza tra la dichiarazione sulla carta e la vita di tutti i giorni sembra lontana. Molti corsi e ricorsi sono occorsi, da quando quelle parole sottoscrissero l’uguaglianza tra gli uomini.
Oggi le cronache parlano di scuole statunitensi nelle quali gli alunni lasciano a casa la girella e portano dietro una Magnum (non il gelato purtroppo.) E gli insegnanti pare dovranno urlare silenzio a colpi di Winchester.
Il corso
Tuttavia la ricerca della felicità, come un pugile irriducibile, incassa e si rialza. E oggi approda all’Università.
La docente e psicologa Capoverdiana Laurie Santos, ha infatti lanciato nella gloriosa Università di Yale, fabbrica di Presidenti USA, il corso “Psychology and the Good life”.
L’ abstract è ambizioso e, a mio parere, meraviglioso allo stesso tempo:
“Approfondimenti psicologici su come vivere una vita migliore e costruire un mondo migliore. Gli argomenti includono strategie convalidate scientificamente per diventare più felici, ottenere cambiamenti comportamentali, gestire i pregiudizi cognitivi e scegliere una carriera significativa. Discussione di intuizioni psicologiche nella protezione dell’ambiente, miglioramento dell’istruzione, promozione di donazioni caritatevoli e ispirazione di stili di vita più sani. Gli studenti praticheranno le strategie insegnate nel corso per promuovere il proprio cambiamento di comportamento positivo.”
Con queste premesse, il corso non poteva che essere un successo. In effetti con 1182 iscrizioni nell’arco di pochissime settimane è diventato uno dei più frequentati nella storia di Yale.
“Gli studenti sono interessati perché negli anni del liceo hanno dovuto mettere in secondo piano la loro felicità per essere ammessi a scuola, adottando abitudini di vita dannose che hanno portato a quelle che si chiamano ‘crisi di salute mentale’, che si vedono in posti come Yale”
Laurie Santos – intervista al New York Times
Qualche riflessione sulla felicità.
Se per il tuo pullman da studente universitario, il Connecticut è un po’ fuori mano. Se nella tua vita di tutti i giorni tra bollette, champagne elettorale (sembrano anche a te un po’ tutti ubriachi?) e preoccupazioni varie la felicità sembra un miraggio. Voglio darti qualche piccolo spunto di riflessione mentre leggi felicemente queste righe.
Il punto è proprio questo. Chi ha qualche rudimento di PNL sa che la parola felicità è una nominalizzazione. Un’azione trasformata in sostantivo.
E’ evidente dunque che la felicità non è un luogo, un oggetto, un uomo o una donna etc.
Per essere felici bisogna fare la felicità.
Hai letto bene. La felicità è allenamento, più ti alleni alla felicità e più spesso la trovi, più ti alleni alla felicità e più difficile sarà trovare la tristezza.
Abbiamo sempre troppa poca coscienza di ciò che è utile per la nostra felicità. Spesso post-poniamo la felicità alle cose da fare
- Vado a lavorare perché potrò avere i soldi e quindi essere felice;
- Sarò felice quando troverò l’amore e bla bla bla;
- Prendo farmaci nootropi così potrò essere ammesso a Yale e quindi essere felice.
La prof. Laurie Santos ha perfettamente ragione quando parla di strategie per essere felice. Molto sinteticamente la strategia è una. Scegli la felicità.
Puoi scegliere di costringerti a fare le cose sperando di essere felice. Oppure scegliere di essere felice subito, mettendo felicità nelle cose che fai.
Vuoi che il tuo lavoro ti renda felice? Svolgilo felicemente. Focalizzati su ciò che ti piace e trova il modo di aggiungere divertimento alle tue azioni quotidiane.
“E se qualche volta la felicità si dimentica di noi, noi non dobbiamo mai dimenticarci della felicità.”
Roberto Benigni
Daniele Fiorenza