Roma, gli scavi ai Fori Imperiali regalano un bellissimo volto impolverato

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Gli archeologi erano intenti a scavare un muro, quando emerge un bellissimo volto impolverato…

Gli archeologi della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, nel corso degli scavi ai Fori Imperiali, erano intenti a riportare alla luce un muro tardo-medievale quando si apre davanti ai loro occhi un piccolo varco spazio-temporale, di almeno mille anni anteriore a quello nel quale credevano di essersi calati: dal Medioevo, all’Impero Romano.  Hanno trovato una stupenda testa in marmo, ricoperta di terra, datata attorno al I-II secolo d.C., quindi piena età imperiale nella cronografia dello stato romano.

«Con ogni probabilità è una divinità maschile, che pensiamo vada identificata con Dioniso. Sulla testa, infatti, ha una cintura decorata con un fiore tipicamente dionisiaco, il corimbo, e dell’edera. Gli occhi cavi, che probabilmente erano costituiti da pasta vitrea o pietre preziose ce la fanno ricondurre ai primi secoli dell’impero» spiega Claudio Parisi Presicce, direttore dei Musei archeologici e storico-artistici della Sovrintendenza.

Niente di meno del dio della mitologia greca di maggior fortuna nella cultura contemporanea! Non per altro, lo abbiamo conosciuto sotto diversi aspetti: Caravaggio, ad esempio, ce lo ha raffigurato in una posa tranquilla, soddisfatta, probabilmente ebbra a dire dalle guance rosate e dal calice di vino retto dalla mano. Circondato dalla natura, rappresentata da un bellissimo cesto di frutta vigorosa.  Nietzche forse si riferiva a queste stesse caratteristiche, non più visive ma morali, nell’idealizzazione dell’estetica dionisiaca: pieno di vita, che sfugge alla razionalità e, soprattutto, naturale. Immagini ben scostanti dall’impressione che suggerisce la rinvenuta testa in marmo: bocca semiaperta, occhi incavati e inespressivi perché ormai vuoti, volto leggermente inclinato hanno sicuramente conferito al momento esatto, il singolo istante della scoperta, una sensazione di grande solennità. Il mestiere dell’archeologo è mosso proprio dalla curiosità di conoscere un mondo, quello classico, così lontano nel tempo, ma nonostante ciò così presente  in modo tale che la sua conoscenza è resa necessaria e urgente. Ad ogni angolazione, in ogni emisfero del globo si scopre qualcosa sul passato, in ogni momento: ciò è reso ancor più evidente dalla recente scoperta in Cina.

L’antichità del tempo è la gioventù del mondo.” -Francis Bacon

Ma perché quella statua si trovava lì, in quel muro?

Domanda ingenua. Innanzitutto, stiamo parlando di Roma: in ogni angolo, in ogni piazza, in ogni edificio, potrebbe esserci un pezzo di storia antica. Come Atene, come Instanbul, ma più di queste due messe insieme. Opere d’arte originali, rifacimenti, imitazioni, opere su commissione, esercizi di giovani scultori apprendisti: ora hanno il loro posto nella Città Eterna, ora vengono gettati in un angolo e dimenticati, per poi essere riscoperti da posteri che daranno loro più importanza. Nel caso di questa testa in marmo, era incassata nel muro, certamente reimpiegata come materiale edilizio, come spesso succede in età medievale.

 Il fortunato cantiere  era sorto con l’obiettivo di riunificare l’area dei Fori di Traiano, Augusto e Nerva. In particolare, i lavori mirano a far scomparire il tratto iniziale di via Alessandrina che permetterà di mettere in comunicazione, anche visiva, il settore centrale della piazza del Foro di Traiano con il portico orientale del complesso e l’emiciclo dei Mercati di Traiano. L’impresa era stata iniziata e interrotta diversi anni fa, ma la ripresa degli scavi è stata rifinanziata nel luglio del 2014 dall’Azerbaigian con un milione di euro.
«Sarà dunque possibile apprezzare la reale, originaria estensione di questa parte del Foro e coglierne l’intera ampiezza da via dei Fori Imperiali sino alle pendici del Quirinale» spiega la Sovrintendenza.

Il primo ed inaspettato esito di questi lavori è stato trasferito al Museo dei Fori Imperiali, ai Mercati di Traiano, e non appena possibile si procederà al restauro.

 

Francesca Santoro

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