Scarsità d’acqua: nella prima mappa globale della siccità c’è anche l’Italia

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È uscito uno studio che ha mappato le zone critiche di tutto il mondo per la scarsità d’acqua. E l’Italia c’è. Non che ci sorprenda, visto l’andamento siccitoso degli ultimi anni. Eppure continuiamo a sprecarla: secondo Istat, infatti, la dispersione idrica è superiore al 40%. Che sia arrivato il momento di fare qualcosa?

Disponibilità d’acqua: la prima mappa globale della siccità

Un terzo della popolazione mondiale è affetto da scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno. In queste aree il consumo eccessivo delle risorse idriche può condurre alla minaccia dell’esaurimento”.

Sono queste le parole con cui si apre il rapporto che delinea la prima mappa globale della siccità, pubblicato sulla rivista Enviromental Research Letters, coordinato dall’Università di Utrecht. Secondo lo studio, i principali motivi che influenzano negativamente la qualità e la quantità di acqua sono il cambiamento idro-climatico, la crescita demografica e l’uso idrico a scopo industriale, municipale e agricolo.

Questi vettori causano scarsità d’acqua in tutti i 21 hotspot individuati, che si concentrano, perlopiù, nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Asia Meridionale e Orientale. Tuttavia, a seconda delle aree, alcuni vettori pesano più di altri e, a seconda della causa predominante, lo studio ha istituito 7 gruppi.

  1. Mancanza di acqua: nella Penisola Arabica la scarsità di acqua legata alle caratteristiche geoclimatiche viene accentuata dall’elevato consumo idrico pro capite.
  2. Cambiamenti idro-climatici, in particolare legati a una sensibile diminuzione delle precipitazioni: in questa categoria rientrano Cile centrale, Spagna, Giappone e il bacino del Murray-Darling in Australia.
  3. Crescita demografica: ovviamente più la popolazione è numerosa più è elevato il consumo di acqua. Di questo gruppo fanno parte i bacini dell’Indo e del Gange.
  4. Impoverimento delle acque superficiali e sotterranee: Perù costiero e Iran.
  5. Subsidenza terrestre: Messico, Java e Vietnam.
  6. Commercio virtuale di acqua: cioè la quantità di acqua necessaria alla produzione di prodotti alimentari. In questo gruppo rientra la Thailandia, uno dei maggiori esportatori di riso al mondo.
  7. Uso agricolo: in questo gruppo rientrano le Pianure della Cina Settentrionali, la California centrale, gli altipiani USA, il bacino del Nilo in Sudan, il Delta del Nilo, la Grecia, la Turchia e, ovviamente, l’Italia

Cosa si intende per scarsità d’acqua?

La scarsità d’acqua tuttavia non si presenta allo stesso modo in ogni area del mondo. E non è caratterizzata solo da clima arido e bacini idrici prosciugati:

Può manifestarsi anche in climi più umidi come un flusso temporaneamente basso o un abbassamento dei livelli delle acque sotterranee”

Marc Bierkens, National Geographic Explorer e professore di Idrologia all’Università di Utrecht

In generale, quindi, per scarsità di acqua si intende un significativo divario tra la domanda di acqua da parte delle persone che vivono in una determinata area e la sua disponibilità. Inoltre, a fronte di un medesimo problema, a seconda delle aree ci sono risposte differenti. Come osserva Myrthe Leijnse, ricercatrice dell’Università di Utrecht:

“Sebbene abbiamo scoperto che la scarsità d’acqua ha fattori simili in alcuni punti caldi, l’impatto sulle persone, sugli ecosistemi e sulle economie, così come le risposte sociali e politiche, potrebbero variare notevolmente da luogo a luogo. Speriamo che questa ricerca dimostri ai decisori politici che, se esistono fattori comuni che contribuiscono alla scarsità d’acqua, possano esistere soluzioni comuni per affrontarla“.

L’Italia, la scarsità d’acqua e la dispersione idrica



L’Italia è inserita a pieno titolo nelle zone di scarsità d’acqua del mondo. L’agricoltura e l’allevamento sono settori importanti nel nostro Paese e i periodi di siccità degli ultimi anni non fanno che peggiorare la situazione.

Tuttavia, c’è un piccolo dettaglio non trascurabile: in Italia, più del 40% dell’acqua viene perso nelle reti idriche (dati Istat): si parla di 3,4 miliardi di metri cubi, quantità che potrebbe soddisfare le esigenze idriche del 75% della popolazione italiana. Gli acquedotti italiani, infatti, si sviluppano per 500.000 km di rete, ma il 60% risale a oltre 30 anni fa e il tasso di rinnovo è bassissimo (3,8 metri ogni 1.000), guasti e perdite, quindi, sono più che diffusi.

E che dire, poi, del recupero dell’acqua piovana? Ogni anno cadono in media quasi 300 miliardi di metri cubi di pioggia ma riusciamo a intercettarne solo l’11%.

A questo, infine, si aggiunge anche l’enorme potenzialità del recupero e riciclo delle acque reflue che potrebbero essere riutilizzate sia in ambito agricolo sia in quello urbano:

“L’Europa potrebbe arrivare a utilizzare sei volte il volume di acque trattate oggi. In Italia, che ha uno dei potenziali più alti, si trattano e si riusano ogni anno solo 233 milioni di metri cubi di acque reflue”.

FAI (Fondo Ambiente Italiano)

Insomma, la scarsità d’acqua è sempre più palpabile ma noi continuiamo a sprecarla.

Arianna Ferioli

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