Scarsa attenzione per la tragedia sudanese

Scarsa attenzione per la tragedia sudanese

Michele Marsonet Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane Ultima Voce

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane


Scarsa attenzione per la tragedia sudanese, eppure, la situazione nel Paese africano rimane critica, con combattimenti intensi che lasciano le popolazioni civili indifese a pagarne il prezzo.


Tutta presa dal conflitto in Ucraina prima e dal carnaio di Gaza poi, l’opinione pubblica italiana (e occidentale in genere) non presta attenzione a quanto sta avvenendo in Sudan. Eppure nel Paese africano si sta svolgendo una tragedia di enormi proporzioni, con continui massacri di civili.

Quando, nel 2019, fu rovesciato il dittatore Omar al Bashir, molti sperarono nell’avvio di un processo democratico in grado di far tacere le armi e di migliorare la condizione di una popolazione tra le più povere del mondo. Iniziò, invece, una nuova guerra civile a partire dal golpe militare dell’ottobre 2021.

Si era tentato di firmare un accordo per costituire un unico esercito nazionale, ma ben presto le milizie delle “Rapid Support Forces” (Rsf), che obbediscono al generale Mohammed Dagalo, detto Hemedti, temendo di perdere potere, rinunciarono all’accordo scontrandosi con l’esercito (Saf) del generale Abdel Fattah Burhan, capo del Consiglio di transizione dopo il suddetto golpe del 2021.

Da allora si è verificato un continuo succedersi di massacri che hanno coinvolto, come già detto, soprattutto la popolazione civile. Le stime ufficiali parlano di 10mila morti, e di un enorme numero di profughi, 4,6 milioni internamente e 1,3 milioni fuggiti all’estero.

Il guaio è che i profughi sudanesi si rifugiano in nazioni poverissime come il Ciad (circa mezzo milione) e il Sud Sudan (oltre 300mila). Tali Paesi non hanno chiaramente la capacità di supportarli, avendo già problemi per sfamare i propri cittadini.

Tanto la zona di Khartoum quanto l’intero Darfur versano in condizioni tragiche, con ospedali al collasso, donne rapite, schiavizzate e sfruttate sessualmente. Entrambe le fazioni in lotta commettono continue atrocità, mentre l’Onu e l’Organizzazione dell’Unità Africana appaiono del tutto impotenti. Sono presenti, tra l’altro, i mercenari russi della Wagner che affiancano le truppe di Hemedti, mentre l’Egitto sta aiutando le Saf di Burhan.

Da ottobre sono in corso a Gedda trattative sponsorizzate da Usa e Arabia Saudita, volte a porre termine alla guerra civile, mentre ad Addis Abeba si è svolta una riunione preparatoria per un piano di pace. Tuttavia non c’è da essere ottimisti sulle prospettive future, giacché i combattimenti proseguono intensi. E a farne le spese, come sempre, sono i civili inermi.

 

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