Lo scandalo Watergate e il ruolo del giornalismo
Cinquant’anni fa scoppiava lo scandalo Watergate, ancora oggi considerato un simbolo mondiale del giornalismo. Dall’importante eredità culturale che questo scoop ha lasciato al dibattito pubblico, si possono fare delle riflessioni sul rapporto tra Potere e giornalismo. L’informazione, secondo alcuni, è il “cane da guardia della democrazia”, definizione che si addice molto bene alla natura del giornalismo investigativo. Nel mondo capovolto della retorica, invece, viene prima lo scoop, e poi il fatto. Giuro di aver letto una volta che esiste una macchina della sinistra che controlla toghe e giornali. Seguendo questa logica, i giornalisti prima scrivono gli articoli, e poi questi si avverano: maledetti iettatori di sinistra!
Scoop che lasciano il segno
In questi giorni, la politica tutta è in fermento per due eventi: i referendum sulla giustizia e le elezioni amministrative. Secondo molti, l’affluenza non sarà delle migliori per nessuna delle due chiamate alle urne. Il tema dell’astensionismo era stato oggetto di dibattito anche l’anno scorso, addirittura definito da alcuni il vero vincitore delle scorse elezioni comunali. Non è possibile spiegare questo fenomeno in modo definitivo, ma si può interpellare la fonte di fenomeni umani più preziosa che abbiamo: la Storia. Pizza, mafia, mandolino e i politici rubano. Anche l’Italia ha scoop come lo scandalo Watergate.
Lo scandalo Lockheed, anni ’70
Sfizioso, questo l’aggettivo giusto. Sfizioso sapere che lo scandalo Lockheed è il primo caso grave di corruzione nella storia della Repubblica italiana. Nel 1976 scoppia lo scandalo Lockheed, un caso internazionale di corruzione che vede coinvolti molti politici per l’acquisto di aerei americani Lockheed. In Italia, il ministro della difesa Mario Tanassi finisce in carcere per essere coinvolto nello scandalo, con l’accusa di aver ricevuto tangenti, mazzette. Tanassi, tra l’altro, aveva anche fatto volare le frecce tricolore sopra i cieli di Ururi, il suo piccolo paese d’origine situato in Molise ( fonte: G. Mancinone, Molise Criminale). La caciara è sempre stata una dote italiana.
Tangentopoli, anni ’90
Montenero di Bisaccia, siamo sempre in Molise, è la prova che la Storia passa anche nei luoghi più dimenticati. Qui oggi vive Antonio Di Pietro, dopo essersi ritirato dalla magistratura prima, e dalla politica poi. Negli anni Novanta, Lui, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo sono stati gli eroi di quel popolo stanco della Prima Repubblica. I tre magistrati avevano iniziato una serie di indagini che avrebbe preso il nome di Mani Pulite. Oggetto di indagine erano le tangenti, un sistema di corruzione così radicato nella politica da farlo sembrare normale, scontato. Il pool di Mani Pulite mette alla sbarra molti onorevoli, attirandosi anche delle critiche per via dei metodi adottati.
Bettino Craxi, leader socialista ed ex premier, finisce sott’inchiesta come altri suoi colleghi. Il suo epilogo politico sarà destinato a rimanere scolpito nella memoria dei più, dato il risvolto giustizialista che esso aveva assunto. Craxi, come tanti altri, era stato condannato per le prosaiche bustarelle. Pizza, mafia, mandolino e i politici rubano: il popolino era arrabbiato, tanto.
Ruby Rubacuori, 2010
Questa è antologia. Lo scandalo che ha generato bizzeffe di barzellette sull’Italia, forse solo Totti e Pierino erano arrivati a tanto. Pizza, mafia, mandolino, i politici rubano e vanno a escort. Erano gli anni dello scandalo di Ruby “Rubacuori”, la goccia che fece traboccare il vaso della pazienza di molti italiani. Alcune intercettazioni telefoniche avevano sgamato un giro di prostituzione a villa Arcore, la dimora dell’allora premier Silvio Berlusconi. Ruby è una delle escort intercettate e, secondo l’accusa, è corrotta al silenzio dal premier. Per di più, la ragazza all’epoca dei fatti era ancora minorenne, fatto che aggrava le accuse legali e morali rivolte a Berlusconi.
Cosa poteva rendere ancora più grottesco il dibattito pubblico in Italia? Il fatto che in Parlamento si votò per dire che Ruby “Rubacuori” fosse in realtà la nipote del presidente egiziano Mubarak. Secondo i parlamentari quindi, le telefonate intercettate facevano solo parte di una corrispondenza diplomatica con l’Egitto. Ai tempi di Tangentopoli, si diceva che fosse in corso un colpo di Stato delle toghe; ai tempi di Ruby, invece, che il premier dovesse badare alla nipote di un dittatore. Da sempre un popolo di creativi.
Un Carnevale di figuracce
Insomma, la politica italiana ha alle sue spalle un numero consistente di scandali. Semplice causa ed effetto: cosa potrà mai nascere da una folla che lancia monetine addosso a un politico? Non è strano, è normale che un comico si metta alla guida di un movimento politico contrario all’establishment. In ogni caso, meglio un partito populista rispetto ad altri scenari, poteva andarci molto peggio! Potevamo finire in un’Italia distopica in cui i drughi di Arancia Meccanica girano per le strade di Roma, cercando ex deputati diccì da legnare. Nel frattempo, Paolo Cirino Pomicino è in un vecchio cinema abbandonato, costretto a fissare Di Pietro che interroga Craxi all’infinito. Mentre Di Battista è finalmente riuscito a far governare il POPOLO ( scritto in maiuscolo per far udire il baccano di questa piazza democratica).
Il nostro universo è decisamente più tranquillo, per fortuna ci sono gli scoop come lo scandalo Watergate a renderlo interessante. Viva il giornalismo, viva gli scandali!
Matteo Petrillo