Il recente scandalo sanità vede Parma come base, 7 regioni coinvolte, 19 arrestati tra medici e imprenditori del settore farmaceutico, 75 indagati, 2 società di comodo sequestrate e circa 470mila di soldi ‘sporchi’. Oltre a yacht e beni di lusso regalati dalle Case farmaceutiche
ai medici coinvolti.
Questi i numeri e i protagonisti dell’indagine Pasimafi, lo scandalo sanità scoperto nei giorni scorsi dai carabinieri del Nas, che ha coinvolto alcuni dei professionisti più affermati in campo medico non solo regionale ma anche nazionale e internazionale, primi tra tutti Guido Fanelli, primario della Seconda Anestesia di Parma, considerato un vero luminare sulla terapia del dolore.
Le sperimentazioni illecite dello scandalo sanità
Nel centro del mirino le sperimentazioni illecite che i medici coinvolti effettuavano sui pazienti. Secondo gli inquirenti, infatti, il professor Fanelli avrebbe favorito le case farmaceutiche in sperimentazioni non autorizzate sui pazienti della terapia del dolore. Gli stessi pazienti che si affidavano a quello che era considerato un luminare nel suo campo, a capo di uno degli hub più importanti nella terapia del dolore a livello nazionale.
In cambio delle sperimentazioni, i medici coinvolti avrebbero ricevuto non solo denaro – riciclato con società fittizie, documenti falsi e prestanome – ma anche yacht e beni immobili.
I reati imputati sono: associazione del delinquere finalizzata alla corruzione al riciclaggio, abuso d’ufficio, peculato, truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori.
Le intercettazioni dello scandalo sanità
Le intercettazioni che hanno portato al recente arresto sono iniziate nel 2015 e vedrebbero coinvolta l’intera famiglia del Fanelli, non solo a conoscenza dei misfatti ma anche coinvolta in essi, come il figlio Andrea, medico dell’unità di Anestesiologia e Terapia del dolore del Sant’Orsola di Bologna.
Chiare, esplicite e al tempo stesso sconvolgenti alcune delle intercettazioni del Fanelli:
“Non è che faccio il boss, sono io e basta, comando io, ho creato un sistema. Io prendo i soldi dall’uno e dall’altro, in maniera uguale e paritaria, sono bravo a tenere il piede in quattro o cinque scarpe”.
E ancora, a proposito del Centro Terapia del Dolore di Parma da lui diretto:
“Ho il centro hub del dolore più grosso d’Italia, con 19.000 interventi all’anno. Ho la forza di spostare milioni di euro perché con la forza scientifica tutti danno credito a ciò che scriviamo”.
In questo caso il riferimento è alla manipolazione di dati di ricerche scientifiche e pubblicazioni mediche tese a supportare questo o quel farmaco, sempre in accordo con le case farmaceutiche.
Intercettate anche le conversazioni avvenute con un collega medico che si rivolge al Fanelli, pubblicate sul Corriere della Sera:
“Tu sei un disperato… Soldi, soldi, soldi (,…) ma finalizzati a che cosa? A far la piscina, a comprar la barca (…) Tu sei pazzo, cioè, io non lo so, è una roba che non capisco”.
Sono numerose le conversazioni oggetto delle accuse degli inquirenti, come quella relativa ad un filtro per le macchine di emotrasfusione, in commercio dal 2009 senza però aver mai dato prova di efficacia.
Ed è questo punto che entra in gioco l’associazione a delinquere parmigiana. Infatti per accreditare il filtro in oggetto il Fanelli avrebbe iniziato una sperimentazione sui pazienti non autorizzata, ovvero senza chiedere il parere al Comitato etico dell’Azienda ospedaliera di Parma. O ancora, l’intercettazione in cui si parla della necessità di dimostrare che un farmaco in sperimentazione sia migliore di uno già in uso:
“Dimostrare che con le tre fiale è meglio che con 5 di Voltaren… non lo so come faremo però bisogna inventarsela”.
Numerose anche le registrano che incastrano gli imprenditori dei colossi farmaceutici coinvolti, come quella in cui Giuseppe Vannucci, l’AD di una delle società, afferma:
“Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno“.
Conversazioni che non lasciano sicuramente alcun dubbio sui fatti avvenuti.
Ultimi aggiornamenti sullo scandalo
In questi giorni il GIP sta ascoltando le dichiarazioni degli indagati. L’interrogatorio di garanzia del primario Fanelli è durato solo pochi minuti, lo stretto indispensabile per avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto in questo momento, secondo il suo legale, “è poco lucido”.
Fanelli intanto resta agli arresti domiciliari.
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Annachiara Cagnazzo