Le autorità italiane hanno imposto uno sbarco selettivo a Lampedusa

Ennesima violazione dei diritti umani

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L’ong SOS Humanity segnala una violazione dei diritti umani fondamentali da parte delle autorità italiane, che nella giornata di lunedì hanno imposto uno sbarco selettivo a Lampedusa di circa 70 persone, sulle 270 complessivamente salvate da 4 imbarcazioni malmesse, partite dalle coste libiche. Le altre 200 persone, stremate dal viaggio e in condizioni critiche di salute, sono state obbligate a proseguire la navigazione verso il porto di Genova, a 4 giorni di viaggio dall’isola siciliana.

Il Mediterraneo non trova pace nemmeno nelle torride giornate di agosto.

L’ong SOS Humanity, attraverso un comunicato stampa, ha reso noto che le autorità italiane, lunedì mattina, hanno imposto ai volontari presenti sull’imbarcazione Humanity 1 di selezionare velocemente e sommariamente 68 persone tra le 270 appena salvate, per farle sbarcare a Lampedusa.

Gli altri 200 migranti, sopravvissuti a giorni di viaggio in condizioni precarie dalla Libia e salvati dall’annegamento dai volontari, sono stati costretti a proseguire il viaggio per altri 4 giorni verso il porto di Genova, preposto al loro sbarco.

Molti dei migranti lasciati a bordo verso Genova sono stati rinvenuti con gravi sintomi di disidratazione e segni di violenza fisica sul corpo. Come può essere lecito negare loro assistenza immediata?

In effetti, lecito non è.

I rischi dello sbarco selettivo

Sos Humanity sottolinea che si tratta di una violazione della legge e dei diritti umani, poiché persone già debilitate da un viaggio pericoloso vengono sottoposte ad ulteriori rischi per la loro salute senza nessuna motivazione valida: negli scorsi giorni, in mare, la ong registrava una temperatura di 28 gradi già alle 8 del mattino. Non è difficile immaginare, pertanto, a quali temperature si possa giungere durante le ore più calde. Inoltre, viste le misure ridotte della nave Humanity 1, i migranti diretti a Genova sono costretti a viaggiare sul ponte della nave, sotto il sole battente.

Ma la questione delle temperature non è l’unico grave problema. Incaricare i volontari di fare una selezione sommaria e veloce di poche decine di persone rispetto alle centinaia salvate, implica una valutazione soltanto parziale della condizione di salute dei migranti, con il rischio di escludere persone fortemente debilitate che potrebbero non reggere altri quattro giorni di navigazione.

E poi, molte persone viaggiano insieme alla propria famiglia, o a propri amici. Attraversare il Mediterraneo e rischiare la morte avendo accanto un volto amico e una mano da stringere, è fondamentale per tenere viva la speranza. Molte delle 68 persone fatte sbarcare a Lampedusa sono state divise da cari amici e dai propri familiari, e lasciate sole a 1200 chilometri di distanza, in un paese sconosciuto che, evidentemente, non gradisce la loro presenza.

I volontari a bordo dichiarano che molti migranti hanno pregato in ginocchio di essere sbarcati assieme alla propria famiglia, lasciando emergere tutta la disumanità della decisione presa dalle autorità italiane.



Sos Humanity lancia l’allarme sulla gravità della situazione

Jörg Schmid, medico volontario a bordo della Humanity 1, si dice estremamente preoccupato:

Siamo stati costretti a fare una selezione senza avere le informazioni necessarie sulle persone salvate. A causa delle cure di emergenza verso un paziente gravemente malato il giorno prima fino a tarda notte, non abbiamo nemmeno avuto tempo per svolgere un semplice screening medico dei sopravvissuti prima dello sbarco selettivo. È stato quindi impossibile per il nostro team di assistenza fare una selezione eticamente giusta.

E aggiunge:

Non sappiamo quanti parenti e amici possano essere stati separati oggi perché non sapevamo delle loro costellazioni familiari. Dopo aver redatto una lista di sbarco per le autorità italiane, decine di persone mi hanno pregato di poter sbarcare con i loro parenti. Le nostre mani erano legate dall’ordine e dal limite di 68 persone. Ciò è stato estremamente frustrante e ha causato incertezza e paura tra i sopravvissuti già molto provati.

Schmidt specifica che la responsabilità delle autorità italiane nella violazione di diritti non si è limitata all’imposizione dello sbarco selettivo: a un migrante gravemente malato è stato impedito di sbarcare per diverse ore, nonostante necessitasse di cure mediche intensive e immediate. Anche dopo che il Centro Internazionale Radio Medico di Roma si è espresso sulla criticità della situazione del paziente, è passato molto tempo prima che lo sbarco, assieme a due parenti, venisse approvato.

Le decisioni disumane delle autorità italiane

Nel Mediterraneo si soffre ormai quotidianamente. E se non dovessero bastare le traversate di giorni, la disidratazione, il caldo infernale e il rischio di morire annegati, si aggiungono le decisioni crudeli e disumane dell’autorità costiera italiana, che continua a respingere sistematicamente le richieste di sbarco immediato, mettendo a serio rischio la sopravvivenza dei migranti.

È inaccettabile che un paese civile sia responsabile di tali atti di de-umanizzazione e violazione dei diritti fondamentali degli esseri umani, come quello di poter ricevere cure di primo soccorso in caso di necessità.

Episodi come questo sono all’ordine del giorno, e avverranno sempre più spesso se, a livello governativo, non si prenderà atto del fatto che i migranti che scappano dalla guerra e dalle torture non sono altro che esseri umani che hanno bisogno di aiuto: l’Italia del futuro dovrà essere un’Italia che accoglie e che tende la mano, affinché il fondo del Mediterraneo non sia mai più la tomba di chi cerca un futuro migliore.

Michela Di Pasquale

 

 

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