Lo sbarco in Normandia è stata una delle più imponenti operazioni della storia. Insieme alla controffensiva sovietica sul fronte orientale, ha dato un contributo fondamentale alla sconfitta della Germania nazista e alla ridefinizione dell’Europa. Tanto che i suoi effetti persistono ancora oggi, in un mondo non più diviso in blocchi ma sempre più interconnesso e livellato. Ecco la storia dell’operazione Overlord.
Le premesse
Fin dall’inizio della guerra (3 settembre 1939) le forze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone) avevano mantenuto l’iniziativa negli attacchi. Il fattore sorpresa, insieme all’innegabile potenza e organizzazione militare, aveva permesso loro di espandere il loro controllo sia ad ovest sia ad est. In questo modo, a fine 1942, erano riuscite a conquistare il Nord Africa, l’Estremo Oriente e l’Europa continentale e stavano avanzando in Unione Sovietica.
Con l’avvento del nuovo anno l’inerzia della guerra era cambiata: le sconfitte di Stalingrado ed El Alamein avevano segnato una battuta d’arresto definitiva. A questo punto gli Alleati (Urss, Regno Unito e Stati Uniti) si resero conto della necessità di organizzare un piano condiviso per sconfiggere definitivamente i nemici. Alla conferenza di Teheram Stalin, Churchill e Roosevelt concordarono dunque sulla necessità di appoggiare i movimenti di resistenza nei paesi occupati e soprattutto di aprire un secondo fronte ad ovest della Germania.
Lo sbarco
Mentre l’Unione sovietica incalzava i tedeschi sul fronte orientale, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna pianificavano la futura operazione Overlord. L’idea consistette nel conquistare 5 spiagge nella Normandia (Francia settentrionale) da sfruttare come punto di partenza per liberare i paesi occupati e arrivare a Berlino. Il risultato finale fu un’operazione anfibia di proporzioni mai viste: 12.000 aerei, 6.000 navi e 3 milioni di soldati da sbarcare con tempistiche e in luoghi differenti.
La supremazia numerica e tecnologica di questo esercito si combinava alle informazioni che fornivano i servizi segreti britannici e alle strategie. Grazie alla macchina calcolatrice “Bomba”, erano in grado di decifrare le comunicazioni dei tedeschi, ai quali fecero intendere che lo sbarco in Normandia sarebbe stato un’azione diversiva. Questo comportò un rilassamento dei difensori, la cui linea difensiva (denominata Vallo Atlantico) non era ancora completata e non poteva quindi resistere ad un’offensiva di queste dimensioni.
L’efficacia dell’operazione si può constatare con una data simbolica: il 25 agosto avviene la liberazione di Parigi. In due mesi gli Alleati hanno liberato l’intera Francia da un nemico che la occupava da quattro anni e aveva potuto organizzarne la difesa.
La ridefinizione dell’Europa
Lo sbarco in Normandia faceva parte di un progetto che non comprendeva solo la riconquista dei territori europei caduti sotto il controllo dei nazisti. I Tre Grandi, a Teheram, avevano discusso anche sul futuro assetto dell’Europa: i sovietici ne avrebbero liberato la parte orientale e gli angloamericani quella occidentale. I liberatori avrebbero poi mantenuto una forte influenza sugli Stati formatisi dopo il trattato di pace, dividendo il continente in due parti distinte.
Le conseguenze di quelle scelte si possono notare ancora oggi. I paesi occidentali hanno conosciuto un notevole sviluppo economico che ha permesso loro di (ri)ottenere lo status di potenze mondiali, mentre nei paesi orientali il passato comunista ha lasciato pesanti eredità in termini di povertà diffusa, alto tasso di criminalità e corruzione.
Questa spaccatura è dunque frutto di una pianificazione stabilita 75 anni fa, e l’atto che ne segnò l’avviamento fu una delle più colossali operazioni militari della storia, di cui oggi ricorre l’anniversario.
Riccardo Ruzzafante