Sayyida Al-Hurra, una donna di nobile discendenza e dal carattere da piratesco, nacque tra il 1490 e il 1495 e visse fino al 14 luglio 1561. La sua presenza ha lasciato un’impronta indelebile sul destino del Marocco, ridefinendo il ruolo delle donne nell’Islam. È riconosciuta come una delle figure femminili più significative nel contesto dell’Islam occidentale durante l’età moderna.
Nell’affascinante palcoscenico del XVI secolo, emerge una figura femminile tanto enigmatica quanto potente: Sayyida Al-Hurra. Talvolta definita come una “nobile signora”, altre volte dipinta come una piratessa dal carattere indomabile, è senza dubbio uno dei personaggi più distintivi e influenti del mondo islamico occidentale di quell’epoca. La sua storia avvincente ha inizio nell’antica Granada, sotto il dominio dei mori, e si dipana lungo la costa settentrionale del Marocco, dove per circa tre decenni ha esercitato un’autorità sovrana sulla città-stato di Tetouan.
Il fascino di Sayyida Al-Hurra risiede anche nel mistero che circonda la sua nascita, avvenuta tra il 1490 e il 1495, e nel dubbio che avvolge il suo vero nome. Sayyida, che significa “nobile signora”, è un titolo onorifico conferito alle donne che hanno detenuto posizioni di potere nel mondo musulmano, mentre Al-hurra trasmette l’idea di libertà e indipendenza, caratteristiche che hanno segnato il suo regno scandito da due matrimoni.
Ciò che sorprende di più, oltre al suo ascendere al potere in un’epoca così remota, è la scarsa menzione della sua figura nei resoconti storici. Pur essendoci fonti documentate sulla sua vita, ricostruire un ritratto completo richiede l’unione di diverse testimonianze, come evidenziato nell’articolo di Hasna Lebbady, docente all’Università di Rabat, intitolato “Women in Northern Morocco: Between the Documentary and the Imaginary” (pubblicato su Alif: Journal of Comparative Poetics, n.32, 2012).
Per comprendere appieno la storia di Sayyida Al-Hurra, occorre ripercorrere il contesto storico. Verso la fine del XV secolo, il Mediterraneo occidentale era un teatro di scontro tra il mondo musulmano e i sovrani cattolici Ferdinando II e Isabella I, eredi delle due potenti corone di Spagna. La supremazia si giocava sul controllo delle città costiere, strategiche sia dal punto di vista militare che commerciale. La caduta del sultanato di Granada nel 1492 segnò un momento cruciale: i re cattolici della Reconquista presero il controllo, estendendo l’occupazione sulle coste a sud di Gibilterra, portando a catture e schiavitù dei prigionieri.
La popolazione marocchina reagì organizzando resistenza, soprattutto a Chefchaouen, guidata da Moulay Ali Ibn Rashid, padre di Sayyida Al-Hurra. Le tensioni sfociarono in scontri lungo le coste e l’arrivo di migranti dalle città spagnole in fuga portò alla loro integrazione nelle difese della resistenza. In questo contesto, Abu Hassan Al Mandri, zio del primo marito di Sayyida, ricostruì la città di Tetouan tra il 1483 e il 1485, dopo che era stata distrutta dai portoghesi settant’anni prima. Sayyida nacque a Granada poco prima della sua caduta nelle mani della Reconquista e crebbe a Chefchaouen, ricevendo un’educazione che la preparò a emergere in ambiti tradizionalmente maschili.
Nel 1510 sposò Mohammed Al-Mandri, con il quale governò Tetouan, consolidando l’alleanza con Chefchaouen. La loro relazione consentì a Sayyida di acquisire esperienza nel governo, soprattutto nelle relazioni diplomatiche con Ceuta, sotto dominio portoghese, imparando abilità diplomatiche che avrebbero segnato il suo regno. Dopo la morte del marito nel 1519, Sayyida rimase sola al comando di Tetouan, mantenendo autonomia e rispetto dai sudditi e dai governi vicini.
Nel 1541 si sposò con Moulay Ahmed Al-Watassi, sultano del Marocco, rafforzando l’alleanza territoriale tra i loro domini. L’inconsueta cerimonia di nozze, che vide il sultano raggiungere Tetouan anziché celebrare a Fez, sottolineò l’indipendenza di Sayyida e il suo controllo sulla città-stato nel nord del regno, mentre il sultano ritornò a Fez, riconoscendole pieni poteri in sua rappresentanza. Questa decisione innescò una sorta di parallelo con il matrimonio tra Ferdinando e Isabella, suscitando interesse e qualche preoccupazione tra i reali spagnoli per i territori oltre Gibilterra.
Durante il suo regno, Sayyida mantenne salde relazioni con i corsari ottomani in Algeria, assicurandosi il loro supporto in caso di attacchi e garantendo prosperità ai suoi territori. Tra i suoi alleati più famosi spicca il nome di Oruç Reis, conosciuto anche come Barbarossa, noto per aver aiutato i musulmani fuggiti dalla Spagna a raggiungere il Nord Africa. Queste alleanze consolidarono la sua fama di “piratessa”, generando preoccupazione tra i sovrani cristiani, che ricevevano richieste di riscatto per i prigionieri catturati dai corsari.
Nonostante il suo prestigio e la sua abilità diplomatica, lo scontro con Don Alfonso, governatore di Ceuta, interruppe gli scambi commerciali con Tetouan, causando divisioni nella città e segnando la fine del governo di Sayyida. Pur essendoci accenni allo spirito tempestoso della regina nelle fonti spagnole, non vi è testimonianza di dissenso sulla sua leadership. Governò con fermezza e rispetto, affermandosi nel panorama maschilista del suo tempo e regnando ininterrottamente per oltre trent’anni, fino al 1542.
Sayyida Al-Hurra rappresenta una delle poche figure femminili ben documentate nella storia islamica. Incarnò lo spirito dell’epoca d’oro islamica, in un’era in cui le donne, a differenza dell’Europa medievale, godevano di uno status e di opportunità più avanzati, partecipando attivamente al commercio, alle arti e alla politica. Nonostante questo, le voci delle donne di quel tempo vengono spesso trascurate o dimenticate tra le pagine della storia ufficiale.
La storia di Sayyida Al-Hurra è un richiamo potente e ispiratore alle donne che, anche nelle epoche più remote, hanno saputo sfidare le convenzioni sociali e imporsi nel mondo con il loro coraggio, la loro intelligenza e il loro determinismo senza pari.