Save The Children: a Lampedusa condizioni insostenibili

Credits Giovanna Di Benedetto

“Il forte caldo e il sovraffollamento dell’hotspot di Lampedusa rendono sempre più insostenibili le condizioni dei migranti presenti, soprattutto dei più vulnerabili come gli oltre 250 minori soli, i bambini, le donne. Necessario velocizzare i trasferimenti.”
Questo è l’allarme lanciato (e troppo poco ascoltato) da Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the Children.

La situazione a Lampedusa

Il 25 luglio Save the Children ha lanciato un grido d’allarme per la situazione sempre più critica che si sta creando a Lampedusa, dove centinaia di bambini sono sbarcati negli ultimi giorni.

La situazione  è particolarmente critica a causa del caldo estremo, ma anche per il sovraffollamento oltre ogni limite dell’hotspot di Contrada Imbriacola.

I numerosi sbarchi  hanno complicato ulteriormente le condizioni dei migranti ospitati nel centro, soprattutto dei più vulnerabili come i minori soli.

Giovanna Di Benedetto, Portavoce Nazionale di Save the Children, comunica che ieri, 3 agosto, erano presenti nell’hotspot di Lampedusa 1600 persone di cui 400 minori non accompagnati e 70 minori accompagnati. Nell’arco della giornata è stato organizzato il trasferimento di 200 minori, ma nonostante le molte partenze i numeri delle presenze a Lampedusa non calano a causa dei molti altri sbarchi.

Cosa chiedono Save the Children e le altre associazioni

È necessario accelerare i trasferimenti che sono iniziati in queste ore. Molti di questi minori soli, mamme e bambini, hanno già affrontato grandi sofferenze e violenze nella fuga dal loro paese, nel viaggio attraverso le frontiere, nei centri gestiti dai trafficanti, e nell’attraversamento del Mediterraneo, spesso assistendo alla morte di familiari, parenti, amici o compagni di viaggio. Sono in una pesante condizione di prostrazione e fragilità psicologica, e devono ricevere subito assistenza e protezione adeguate. La situazione di questi giorni a Lampedusa dimostra, ancora una volta, la necessità di affrontare l’arrivo dei migranti e la gestione dell’hotspot di Lampedusa in modo strutturato

Questo è quello che ha dichiarato Lisa Bjelogrlic, Responsabile degli interventi di protezione minori in frontiera di Save the Children Italia, che unitamente all’Unicef evidenzia la necessità di garantire una risposta immediata ai bisogni primari dei migranti.



Il ruolo dell’Europa

Save the Children sottolinea la necessità di un’assunzione di responsabilità e impegno condivisi tra i paesi europei.

Gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno l’obbligo di cooperare e coordinarsi per soccorrere le persone in difficoltà nel Mediterraneo e ai propri confini.

L’Italia è il primo punto di arrivo di tanti migranti che nella quasi totalità dei casi non vuole rimanere da noi e quindi l’Europa deve intensificare gli sforzi per garantire un sistema di salvataggio, un soccorso adeguato e un successivo spostamento dei migranti. Appare sempre più indispensabile impegnarsi in prima linea nell’accoglienza e nella protezione di chi cerca salvezza.

A questo punto è doveroso ricordare che il salvataggio si conclude in porto, sulla terraferma, e non abbandonando i migranti su qualche nave al largo delle coste.

L’attività di Save the Children

Save the Children è presente nei principali luoghi di sbarco dal 2008 per fornire protezione e assistenza in particolare ai minori. Nel bilancio del 2021 si contano 2,2 milioni di bambini aiutati in 59 Paesi. Una fondamentale attività è quella della lotta alla tratta di essere umani e dei minorenni, che vengono sfuttati e fatti prostituire.

A Lampedusa in particolare si occupa dell’assistenza ai minori, che arrivano dopo un lungo viaggio pieno di violenza e sofferenze. I volontari di Save the Children con Unicef Italia garantiscono supporto sotto ogni punto di vista.

L’attività e la testimonianza di Giovanna Di Benedetto

Save the Children
Giovanna Di Benedetto

Parlando con Giovanna Di Benedetto si ha la sensazione di parlare con una persona che ha deciso di dedicare la sua vita all’aiuto del prossimo, con quella umiltà e gentilezza che identifica le persone di valore.

Giovanna parla delle paure dei bambini che incontra, della loro sofferenza e delle tragedie che vivono. I bambini che arrivano a Lampedusa sono scioccati dalle violenze viste e subite, e hanno bisogno di un’assistenza amorevole.

Fotografia di Giovanna Di Benedetto

I bambini raccontano attraverso i disegni la traversata del Mediterraneo, le barche affollate, i compagni di viaggio morti lungo il tragitto e l’orrore vissuto in Libia.

I casi di tragica sofferenza sono la normalità ma ci sono casi particolari che rimangono fissi nella mente. Cosa si può dire ad un quindicenne (o a un bambino ancora più piccolo) che ha passato un anno in Libia subendo violenze costanti?

Giovanna Di Benedetto e tutto il personale di Save the Children riescono a rincuorare queste vittime, spiegano loro ogni aspetto pratico utile alla loro situazione (anche questioni burocratiche) senza dimenticarsi che il punto principale è convincerli che ora sono al sicuro.

Di Benedetto ha partecipato qualche mese fa alle missioni umanitarie nel conflitto in Ucraina. Save the Children è presente al confine in Romania per poter aiutare chi scappa dal conflitto.

Queste le sue parole:

Che sia dall’Africa o dall’Ucraina chi scappa lo fa per sfuggire alla guerra, alla sofferenza e alla morte. Quando si scappa si mette assieme quel poco che si ha, se si ha qualcosa, e si va via sperando in un futuro migliore. Dall’Ucraina arrivano con il trolley, dall’Africa con una busta di plastica, ma nessuno di loro avrebbe rischiato così tanto se non stesse scappando dall’orrore.

Divulgare e aiutare è un dovere di tutti

Siamo in Italia eppure certe immagini sembrano arrivare dalla Libia. L’ hotspot di Lampedusa ha bisogno di aiuto e non di passerelle politiche utili ai soliti personalismi. Le istituzioni devono attivarsi al meglio per poter garantire il rispetto di condizioni umane irrinunciabili in un Paese come l’Italia.

Abbiamo la fortuna di avere queste organizzazioni e queste persone che con il loro operato rendono meno grigio questo mondo, ma l’impegno deve essere condiviso da tutti. Parlare di questi argomenti è indispensabile ma contemporaneamente chi può deve partecipare attivamente (fisicamente, con l’accoglienza, con donazioni ma anche con piccoli gesti quotidiani) perchè le parole le porta via il vento.

Alessandro Milia

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