L’antitesi del satanismo
Il satanismo ha storie e miti discutibili alle spalle, che il più delle volte ne han tradito lo spirito. Caterina de’ Medici, moglie di Enrico II di Valois, all’epoca organizzò una messa nera nell’intento di curare il figlio (Carlo IX di Francia) affetto da una brutta malattia. Con i dovuti complici, la regina sgozzò un bambino e tentò di mettersi in contatto col diavolo.
Alla corte di Luigi XIV, precursore dell’Ancien Régime, Catherine Deshayes (La Voisin) era solita celebrare riti satanici, nei quali i partecipanti venivano indotti a bere sperma e sangue mestruale. I corpi di donne nude, nello specifico, fungevano da altare. Le messe nere si concludevano col sacrificio di un bambino oppure con un’orgia.
Il satanismo laveyano, comunque, è tutt’altra storia.
Il satanismo laveyano
“Il diavolo non è altro che la personificazione della vita pulsionale inconscia rimossa.” (Sigmund Freud) Per i seguaci di LaVey, Satana è un’invenzione letteraria, l’emblema dell’individualismo, una metafora che incarna la figura dell’anticonformista – una figura orgogliosa che assume le sembianze del diavolo narrato da John Milton (Paradise Lost).
Il satanismo laveyano conta adepti atei, edonisti e materialisti. Quasi un’antitesi al cristianesimo, i peccati satanici sono: stupidità, autoinganno, conformità al gregge, mancanza di prospettive, vanità controproducente e mancanza di estetica. Trattasi di condizioni che possono essere superate attraverso la ricerca della conoscenza.
L’indulgenza (da non confondere con compulsione, abuso, vizio) prende il posto dell’astinenza. Il primo passo per abbracciare la dottrina sarebbe prendere consapevolezza sia delle proprie virtù che delle proprie bassezze – rendersi conto d’esser animali che per via “del proprio sviluppo intellettuale, sono diventati gli animali più viziosi di tutti .” (Anton LaVey)
Tutti gli animali, ad eccezione dell’uomo, sanno che lo scopo principale della vita è godersela.
(Samuel Butler)
Il dualismo
Il satanismo laveyano propone “gentilezza a chi merita, al posto di amore sprecato per gli ingrati.” Da qui una palese frecciatina al vangelo secondo Matteo: “Se un uomo ti percuote una guancia, tu sfondagli l’altra.” Ond’evitare le libere interpretazioni offerte dalle sacre scritture, i satanisti auspicano la trasparenza e non conoscono mezze misure.
“L’amore è una delle emozioni più intense dell’uomo; un’altra è l’odio.” (LaVey) Dunque amare tutti è utopistico; sforzarsi di farlo vorrebbe dire “perdere i propri poteri naturali di selezioni e finire per essere uno scarso giudice di carattere e di qualità.”
È un dato di fatto: le malattie psicosomatiche (conseguenza della frustrazione e della repressione) fanno più morti del comunismo. Rilasciando l’odio contro chi lo merita, si eviterebbe “di scaricare (l’odio represso) sui propri cari.” È il classico esempio dell’impiegato che, non potendosela prendere con il proprio capo, torna a casa e se la prende con la moglie.
Chi è capace di riconoscere ciò, è più propenso “all’amore più puro e onesto.” Amare tutti vorrebbe dire “infiacchire i sentimenti che proviamo per coloro che meritano la nostra premura.”
Il sesso libero
Il satanismo laveyano “non incoraggia orge o affari extraconiugali” poiché per qualcuno “sarebbe innaturale o dannoso essere infedeli ai propri compagni di vita,” mentre per altri “sarebbe frustrante limitarsi sessualmente a una sola persona.” A ciascuno il suo, in altre parole; gli uomini devono sentirsi liberi di scegliere l’attività sessuale che meglio gli si addice.
La dottrina grazia sia l’eterosessualità che l’omosessualità, ma soprattutto il feticismo, “a condizione che simili attività non coinvolgano i dissenzienti.” Dunque i satanisti ripudiano lo stupro, la pedofilia e la zoofilia, predicando una libertà sessuale nel pieno rispetto altrui.
Filosofia o religione?
Anton LaVey ha dichiarato d’essersi ispirato alle idee di Nietzsche (L’Anticristo; Al di là del bene e del male) e di Machiavelli (Il Principe), oltre che alle vite di Cagliostro e di Rasputin. Personalmente aggiungerei pure il Marchese De Sade.
Il satanismo laveyano avrebbe potuto esser battezzato come umanesimo, se non fosse per la presenza del cerimoniale religioso. LaVey ha congiunto psicologia e religione per il semplice fatto che gli uomini necessitano sia del proprio intelletto che della fantasia fornita dalla fede. I bambini, in tal senso, costituiscono il miglior modello di vita, considerato il loro entusiasmo e la loro creatività.
Le messe nere non sono altro che una parodia di tutti gli antichi rituali religiosi, dove la potenza della volontà e dell’immaginazione prendono il posto della preghiera, con la consapevolezza che simili atti non solo altro che “lo scarico d’adrenalina e di altre energie,” che poi conducono all’azione e al compimento dei propri desideri.
Di queste energie fanno parte l’orgasmo, la rabbia e il terrore, ad esempio. Non a caso si dice: volere è potere. È per questo motivo che il satanismo laveyano incoraggia il pensiero positivo.
Nel momento in cui uno s’impegna a fondo, anche la provvidenza si muove. […]
L’audacia ha in sé genio, potere, magia.
(Goethe)
La religione più coerente con la natura della bestia
Considerata tutta la violenta discrepanza su come venerare Dio, quante interpretazioni variegate possono esserci su Dio – e chi ha ragione?
(LaVey)
D’altra parte, “quando una nazione conosce una nuova forma di governo, gli eroi del passato diventano i villani del presente.”
Malgrado i tempi siano cambiati e continueranno a cambiare, gli uomini rimangono fondamentalmente gli stessi. Dunque, perché non auspicare una religione basata sull’indulgenza? Certamente sarebbe più coerente con la natura della bestia.
“Solo la Chiesa di Satana ci salverà dall’oscurantismo populista e neo-bigotto” recita il periodico rock Rolling Stone. Talvolta azzardato nei propri principi, se non datato o scontato per altri, approfondire una simile dottrina sarebbe comunque un passo per superare la nevrosi, l’esistenzialismo e “le soffocanti regole di una società malata,” o meglio confusa.
Il satanismo laveyano nega “l’immagine del Cristo pallido e magro sulla croce” poiché preferisce inneggiare alla vita.
La vita è l’unica grande indulgenza, e la morte è l’unica grande astinenza.
Per una persona soddisfatta della propria esistenza terrena, la vita è come una festa; e a nessuno piace andarsene da una bella festa.
Giordano Pulvirenti