Satana nella cultura islamica, magia nera e geni (della lampada)

Satana nella cultura islamica, magia nera e geni (della lampada)

Non troppo distanti dalla religione cattolica ed ebraica, anche i musulmani credono nell’esistenza di un’entità primordiale contrapposta a Dio estremamente potente e oscura. Ma Satana nella cultura islamica è inevitabilmente inferiore al grande e giusto Allah.

Iblīs (إبــــلـیـس, nome arabo per indicare Satana insieme a شــــیـطـان, Shayṭān) è una figura complessa e sfaccettata le cui origini non sono chiare e totalmente limpide. Più volte Iblīs viene citato nelle sacre scritture come appartenente alla specie degli angeli, mentre in altri casi viene considerato un jinn, un “genio”. Si tratta di un dilemma che non trova risposta neanche all’interno dei testi sacri dell’Islam.

Satana nella cultura islamica è un semi-angelo ribelle 

Alle origini del mondo, i primi esseri che Dio pose sulla terra furono i jann, creature corrotte e violente. Dio li volle punire, mandando in spedizione sulla terra un esercito di geni capitanato da Iblīs, il quale «apparteneva a quella categoria di angeli chiamati Jinn» (dall’ḥadīth di al-Dahhak ibn Qays al-Fihri). Shayṭān, Satana, vincerà questo conflitto, ma rimarrà accecato dalla sete di potere.

Questo è ciò che riporta un ḥadīth (racconto) della Sunna, il testo di riferimento etico e giuridico dei musulmani, all’interno del quale si deduce che Iblīs facesse parte della “specie” dei geni e che questi fossero una sorta di sottocategoria di angeli. In realtà il collegamento fra jinn e angeli è molto discusso e controverso: alcuni teologi sostengono non ci siano particolari differenze fra essi, altri affermano che non si possano paragonare poiché i secondi sono dotati di maggiori privilegi nel mondo ultraterreno.

Ad ogni modo, alla vicenda sopraccitata segue quella della ribellione di Iblīs a Dio. Quando Allah decise di porre un suo vicario in terra (l’uomo) ordinò a tutti gli angeli di prostrarsi a lui, ma Satana si rifiutò e per questo venne bandito dal Paradiso.

«E quando dicemmo agli angeli: “Prosternatevi davanti ad Adamo”, si prosternarono, eccetto Iblis, che era uno dei jinn e che si rivoltò all’Ordine di Dio» (Sura 18:50 del Corano).

I geni, o jinn, nell’Islam

I geni sono generalmente collegati alla figura maligna di Satana nella cultura islamica.  La scarsa presenza di testi accademici inerenti all’argomento e la difficoltà di categorizzare tali creature non permettono di elaborare interpretazioni univoche e universalmente riconosciute. Ne vediamo, ad esempio, una chiave di lettura nel celebre personaggio del genio di Aladino, creatura furba e ingannevole intrappolata in una lampada.

Ciò che è chiaro e tendenzialmente univoco negli scritti è che i jinn sono una specie eterogenea. Innanzitutto, esiste una netta divisione tra geni maligni e geni benevoli. Anch’essi sono stati soggetti alla rivelazione di Maometto, la quale ha dato la possibilità di conversione a tutti gli esseri che abitavano la terra. I singoli geni hanno quindi la piena responsabilità della loro inclinazione religiosa e, come gli uomini, si dividono in credenti e miscredenti. Non è dato, però, sapere se i jinn musulmani accedano al paradiso. Secondo alcuni esegeti la loro ricompensa di fede consiste nello scampare all’inferno, restando sulla terra in forma di concime. Altre interpretazioni ipotizzano la loro permanenza forzata nel limbo o, eventualmente, l’accesso agli spazi del Paradiso a esclusione dei banchetti celesti.

Nonostante si tratti di creature soprannaturali, i jinn e Satana nella cultura islamica non sono in grado di compiere miracoli paragonabili a quelli del Profeta e non hanno la capacità di prevedere il futuro. Possono, però, assumere altre forme, tendenzialmente quelle di animali come cani, asini, bovini, ovini, serpenti e scorpioni. L’azione che più li caratterizza è sussurrare: i jinn malvagi e Satana usano il “sussurro” (waswas) per insinuare tentazioni maligne nel credente, con l’obiettivo  di distoglierlo dall’ortoprassi del buon musulmano. Per questo motivo il sussurro ha una valenza e una portata culturale specifiche ed è considerato una mancanza di rispetto, un’azione dettata da malizia.

Al-Sihr, pratiche divinatorie e magia nera

«Colui che si rechi da un mago e creda a ciò che egli dice, avrà rinnegato ciò che è stato rivelato a Muhammad.» (dalla Sunna di Abu Dâwûd)

Il ruolo di Satana e dei jinn miscredenti sulla terra è quello di insegnare la magia all’uomo, al-Sihr. Si pensa che l’origine delle pratiche divinatorie sia dovuta proprio ai geni maligni che trasmettono insegnamenti illusori con l’obiettivo di guidare il buon musulmano sulla via della corruzione morale. Nell’Islam la magia nera, l’adorazione degli idoli e il tentativo di leggere il futuro sono considerati gravi peccati di tracotanza, vietati categoricamente ed esclusi dall’orizzonte dell’Islam ortodosso.

Parliamo di pratiche che contemplano la divinazione, l’esorcismo dei demoni, gli incantesimi e le evocazioni di spiriti in forma umana. Nel Corano e nella Sunna non ci sono, però, precise indicazioni sulle caratteristiche delle pratiche magiche, semplicemente considerate atti illeciti svolti da coloro che “hanno il cuore corrotto” e che “desiderano il male” (Ashour, 1989). A causa di questo rifiuto e della mancata codificazione ufficiale di tali rituali, ne sono emerse varie forme e interpretazioni in numerose comunità islamiche. In particolare in Nord Africa sono presenti sette che reinterpretano le pratiche divinatorie nella forma meglio adattabile al proprio contesto e alle proprie esigenze. Una delle più conosciute è la magia nera marocchina, nella quale ci si dedica a rituali per provocare il malocchio, a esorcismi o all’invocazione di spiriti maligni tramite feticci di vario genere, miscugli di erbe mistiche, talismani, parti impure del corpo di animali o liquidi organici.

Sara Scagliarini

Exit mobile version