Sassuolo come il Leicester, gli ultimi saranno i primi?

Carlo Nesti

Di Carlo Nesti

 

Gli ultimi saranno i primi? E’ molto difficile che possa esistere un Leicester in Italia, tanto che i successi paragonabili a quello della squadra di Ranieri, da noi, risalgono al Cagliari negli anni 70, e al Verona negli anni 80.

La spiegazione principale risiede nella differenza proporzionale fra i proventi televisivi nei 2 paesi.

Dovete pensare che, in Italia, Carpi e Frosinone incassano 22 milioni, e anche arrivando fino al Milan e all’Inter, si toccano quota 80 e 78 milioni.

Ebbene: in Inghilterra, il Leicester ha incassato, la scorsa estate, 94 milioni, più delle nostre milanesi, che, però, non sono nulla, in confronto al fatturato del Manchester United, 519 milioni, e di Manchester City, Arsenal e Chelsea, superiori ai 400.

In Italia, solo il Sassuolo, destinato a disputare l’Europa League, a scapito di Inter e Milan, potrebbe immaginare un’impresa simile, perché rappresenta il compromesso ideale fra una grande proprietà, e le risorse del territorio.

Sassuolo, infatti, con i suoi quasi 41 mila abitanti, a 16 chilometri da Modena, è il “cuore” dell’Unione dei Comuni del Distretto Ceramico, che ha conosciuto una fortissima espansione nel dopoguerra.

Il patron è Giorgio Squinzi, amministratore unico di Mapei, leader mondiale di adesivi, sigillanti, e prodotti chimici per l’edilizia, ed ex presidente della Confindustria.

Nel gennaio 2014, aveva esonerato l’allenatore Di Francesco, salvo riaffidargli l’incarico a marzo, per la serie: sbagliare è umano, e sbagliando, si impara. La sinergia con la Juventus, costituita da scambi e opzioni su Zaza, Berardi e altri, ha incrementato il potenziale tecnico.

Insomma: il Sassuolo non è un miracolo, ma una realtà, frutto della programmazione, e, attenzione, senza mai spese folli, come potrebbe far pensare la presenza di Mapei. Anche da noi gli ultimi saranno i primi? Questione di… “fede”.

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