L’ex Presidente francese Sarkozy, sotto indagine per finanziamenti libici illegali, è ora accusato di corruzione e frode. Questo si aggiunge ai tanti scandali che coinvolgono la Francia, e che fanno domandare: quanto è efficiente il sistema giudiziario?
Il Presidente Sarkozy è incriminato, nuovamente, per fatti di corruzione attività illecite. Si tratta del terzo processo che coinvolge l’ex Presidente francese.
Nel marzo 2021, ha scontato un anno di arresti domiciliari per un caso di intercettazioni illegali e corruzione.
Nel settembre dello stesso anno, è stato condannato ad un anno per i finanziamenti illeciti per la sua campagna presidenziale del 2012. Per questo caso, Sarkozy ha fatto appello, e sarà processato il prossimo novembre.
Ora, è accusato di corruzione e frode per aver tentato di ripulirsi dalle accuse secondo cui, nella campagna presidenziale del 2007, avrebbe ottenuto finanziamenti illeciti da Gheddafi.
Ma la Francia, nel frattempo, si trova coinvolta in altri scandali. Dall’arresto della giornalista Ariane Lavrilleux, al ruolo dietro la vendita dello spyware Predator.
Il tutto, alla vigilia delle elezioni regionali.
Sarkozy e i fondi libici: un labirinto di corruzione
Lo scorso 6 ottobre, Nicolas Sarkozy – Presidente della Francia dal 2007 al 2012 – è stato sottoposto a un’indagine per sospetta manomissione di testimoni e frode, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti finanziamenti libici per la campagna elettorale che lo portò all’Eliseo.
Da parte sua, Sarkozy ha sempre negato ogni accusa. Ma, se condannato, potrebbe scontare 10 anni di reclusione.
L’indagine è stata aperta nel 2013, quando un uomo d’affari franco-libanese, tale Ziad Takieddine, ha dichiarato di essere stato coinvolto, nel 2016, in un passaggio di 5 milioni di euro tra un sottoposto di Gheddafi e il manager della campagna di Sarkozy.
In totale, Sarkozy avrebbe ricevuto dal defunto dittatore libico 50 milioni di euro (più del doppio del limite di 20.000 per il finanziamento delle campagne elettorali).
La dichiarazione di Takieddine fu poi ritrattata nel novembre 2020, forse proprio sotto pressione dell’Eliseo.
Altre nove persone, per conto dell’allora Presidente, avrebbero tentato persino di corrompere un giudice libanese per ottenere il rilascio del figlio di Gheddafi. In cambio, quest’ultimo avrebbe dovuto aiutare il Presidente francese a provare la sua innocenza in merito ai finanziamenti.
Ora, Sarkozy è incriminato, con una dozzina di suoi collaboratori, e dovrà rispondere nel 2025 di queste azioni fraudolente.
Secondo la procura finanziaria, infatti, le accuse preliminari verso Sarkozy sono:
Aver tratto vantaggio dall’influenza corrotta di un testimone e di aver partecipato ad un’associazione criminale, al fine di indurre in errore i magistrati incaricati delle indagini giudiziarie sul sospetto di un finanziamento libico alla sua campagna elettorale
Sarkozy ha fatto sapere che è determinato a “far valere i suoi diritti, stabilire la verità e difendere il suo onore”.
Dall’altre parte, Gheddafi e suo figlio dichiararono, nel 2011, di aver pagato la campagna di Sarkozy. Due giorni dopo, le bombe NATO di un’intervento militare sponsorizzato da Francia, UK e USA ribaltarono il dittatore.
Sarkozy incriminato, Lavrilleux, Predator: tante ombre, poche luci
Quello di Sarkozy è l’ennesimo colpo di scena che intensifica l’aleggiante clima di protesta in Francia.
Alla vigilia delle elezioni regionali – che vedono una forte ascesa della destra radicale di Eric Zemmour – i francesi si trovano coinvolti in uno scandalo dopo l’altro.
Per quanto riguarda Sarkozy, giunto ormai alla sua terza incriminazione, è improbabile che passi un solo giorno in carcere. Il processo si terrà nel 2025, e gli appelli richiederanno procedimenti molto lunghi. Inoltre, potrebbe ottenere verosimilmente l’arresto domiciliare, come già avvenuto in passato.
Nel frattempo, il governo di Macron continua a vendere armi e uomini per le esecuzioni arbitrarie dell’Egitto, arrestando i giornalisti come Ariane Lavrilleux, tenuta in custodia dalle forze dell’ordine per oltre 40 ore mentre la sua casa e i suoi dispositivi venivano perquisiti. Nel 2021, Lavrilleux aveva pubblicato Egypt Papers, un’inchiesta sui problematici rapporti militari tra Francia ed Egitto.
Infine, è di pochi giorni fa la pubblicazione dell’inchiesta internazionale Predator Files. Secondo quanto documentato, una società israelo-ungherese in partnership con un’impresa francese avrebbe venduto antenne e virus spia ai dittatori di Paesi autoritari, tra cui l’Egitto, permettendogli quindi di esercitare una massiccia sorveglianza sulla popolazione.
Una situazione complessa, regolata da un sistema giudiziario che non sembra voler fare abbastanza per illuminare le tante ombre dietro il governo.