Sanzioni dell’Unione europea all’Iran

Sanzioni dell'UE all'Iran

Sanzioni dell’Unione europea all’Iran come ritorsione per due attentati sventati lo scorso lo scorso anno e due omicidi sospetti. La decisione – approvata da tutti i 28 Paesi membri – è la prima di questo tipo dal 2015, anno in cui si è raggiunta l’intesa con Teheran sul nucleare, il quale, nonostante queste sanzioni, non sembra essere in discussione.




Le sanzioni sono rivolte contro due cittadini e un’unità dei servizi di intelligence iraniani. Naturalmente, come ogni Stato accusato di qualcosa di grave, Teheran nega qualsiasi tipo di coinvolgimento da parte sua.

I due attentati sventati

I provvedimenti sono stati richiesti principalmente dalla Francia e dalla Danimarca, sebbene nel primo dei due attentati falliti, i due cittadini fermati siano stati fermati lo scorso giugno a Bruxelles: si tratta di un uomo e una donna, di 38 e 33 anni, ed entrambi  di origine iraniana, trovati in possesso di mezzo chilo di esplosivo e di un detonatore. Fermati dalle forze dell’ordine, sono stati accusati di preparare un attentato a Parigi, in occasione di un evento organizzato dal MEK  o PMOI – un gruppo ostile a governo iraniano, considerato da alcuni un gruppo di ex-terroristi,  come la stessa stessa Unione europea, e da altri come un insieme di attivisti e partigiani contro il regime teocratico in Iran.

L’altro attentato fallito, invece, sarebbe avvenuto proprio in Danimarca. In questo caso, è stato arrestato un membro dell’intelligence iraniana, accusato di aver tentato di uccidere un attivista di un movimento separatista arabo: si tratta di un cittadino norvegese di origini iraniane, sorpreso a scattare alcune fotografie a casa dell’attivista.

I sospetti nederlandesi

A peggiorare le cose, e probabilmente ciò che ha spinto l’UE a sanzionare l’Iran, sono stati due omicidi avvenuti nei Paesi Bassi: si tratta di due cittadini nederlandesi di origini iraniane: il 56enne Ali Motamed e il 52enne Ahmad Molla Nissi. Il ministro degli Esteri nederlandese, Bert Koenders, aveva sostenuto, in un lettera rivolta al parlamento dell’esistenza di “forti indizi che l’Iran sia stato coinvolto nell’assassinio di due cittadini olandesi di origine iraniana, uno ad Almere (nel 2015) e l’altro all’Aja (nel 2017)“.

Connessa a tutto ciò, l’espulsione dello scorso luglio di due due dipendenti dell’ambasciata iraniana, sospettati di essere coinvolti negli omicidi. Tale decisione fu definita dall’Iran “ostile e distruttiva” e aveva minacciato ritorsioni.

Tuttavia, queste non sono state le uniche espulsioni applicate dal governo nederlandese: un’altra è avvenuta a giugno dello scorso anno, ma senza dichiararne pubblicamente le ragioni.

Il contenuto delle sanzioni

I provvedimenti approvati dall’UE riguardano la Direzione per la sicurezza interna dell’intelligence iraniana e due membri della stessa – tra cui il capo Saeid Hashemi Moghadam. Entrambi potrebbero essere inserite nella lista dei terroristi dell’Unione europea e i loro beni in Europa potrebbero essere confiscati.

La risposta di Teheran e l’accordo sul nucleare

L’Iran ha sempre negato qualsiasi tipo di coinvolgimento nei falliti attentati in Francia e in Danimarca. Inoltre, il ministro degli Esteri Javad Zarif ha dichiarato che il suo governo continuerà a collaborare con l’Unione europea, ma rafforzerà altre relazioni commerciali, come quelle con la Russia, la Cina e l’India.

In particolare, continuerà la collaborazione tra Iran e UE continuerà per quanto riguarda l’accordo sul nucleare. Come ha dichiarato lo stesso ministro degli Esteri danese, Anders Samuelsen, queste sanzioni sono soltanto un segnale da parte dell’Europa nei confronti dell’Iran, ovvero, che non accetterà intromissioni del regime islamico nel proprio territorio. Di conseguenza, i membri dell’UE continueranno a sostenere” l’accordo sul nucleare con l’Iran.

Dopo il ritiro degli USA dall’accordo, infatti, sembra che l’UE, in particolare Germania, Francia e Regno Unito, voglia un meccanismo speciale che permetterà agli stati dell’Unione di aggirare i provvedimenti americani e mantenere legami economici con il Paese.

Domenico Di Maura

 

 

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