Sant’Ilarione a Gaza: un patrimonio dell’umanità in pericolo

Sant'Ilarione

Il monastero di Sant’Ilarione a Gaza è stato inserito simultaneamente nella lista dei patrimoni dell’umanità e in quella dei siti in pericolo, durante la 46esima sessione dell’UNESCO a Nuova Delhi. Il ministro palestinese del turismo e delle antichità, Hani al-Hayek, ha elogiato questa decisione, considerandola cruciale per la salvaguardia del patrimonio culturale di Gaza, duramente colpita dalla guerra con Israele. La decisione giunge mentre le forze israeliane hanno distrutto intenzionalmente circa 206 siti archeologici e saccheggiato il Museo delle antichità di Gaza.

Un patrimonio in pericolo

La decisione è sicuramente non di poco conto. Il comitato World Heritage, ente dell’UNESCO che decide quali siti inserire nella lista dei Patrimoni dell’Umanità, riunito per la sua 46esima edizione a Nuova Delhi, ha deciso di inserire in questa prestigiosa lista il monastero di Sant’Ilarione. Il sito, che si trova nella Striscia di Gaza, è stato inserito con una procedura d’urgenza nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO e simultaneamente anche nella lista dei siti in pericolo. Una procedura inusuale ma necessaria, visti i gravi danni che Sant’Ilarione potrebbe subire nel contesto del conflitto israelo-palestinese.



L’organizzazione si era già espressa con preoccupazione in merito alle sorti del monastero, dichiarandosi lo scorso dicembre “profondamente preoccupata per l’impatto dei combattimenti in corso”, invitando poi le parti coinvolte nella guerra a evitare di arrecare danno a beni così significativi per la storia dell’umanità. Ora che il Sant’Ilarione è tutelato ufficialmente, l’UNESCO ha spiegato di aver riconosciuto “sia l’eccezionale valore universale di questo sito, sia il dovere di proteggerlo di fronte a pericoli imminenti”. Il ministro palestinese del turismo e delle antichità, Hani al-Hayek, ha elogiato questa decisione, considerandola cruciale per la salvaguardia del patrimonio culturale di Gaza.

Il nuovo status permetterà al monastero di avere più fondi dall’UNESCO, in modo da preservare la bellezza del sito e poter magari in futuro restaurare ciò che la guerra ha danneggiato. Il problema fondamentale sarà tenere Sant’Ilarione al riparo dagli attacchi perché, anche se è stato richiesto di non danneggiare beni culturali significativi, le truppe israeliane hanno saccheggiato il Museo delle antichità di Gaza e distrutto intenzionalmente circa 206 siti archeologici.

Il monastero di Sant’Ilarione

L’UNESCO lo ha definito come “una testimonianza eccezionale e unica del cristianesimo a Gaza” e un luogo che è diventato “un centro di religione cosmopolita”: Sant’Ilarione è uno dei siti più significativi per la storia del cristianesimo monastico in Terra Santa. Il monastero è uno dei più antichi della Palestina: è stato fondato nel IV secolo da eremiti per poi evolversi in una comunità monastica, la prima in Terra Santa. Situato in una delle principali rotte commerciali tra Asia e Africa, questo fu un fiorente centro di scambio religioso e culturale, aiutando la diffusione del cristianesimo nel territorio.

Situato a poche decine di chilometri a sud di Gaza, il monastero è in rovina dal 614 circa, quando venne distrutto da un terremoto, ma nel corso dei secoli è stato spesso saccheggiato e trascurato dalle autorità abbandonandolo in bali degli agenti atmosferici. Esso contiene le rovine di due chiese, un luogo di sepoltura, una sala battesimale e diverse aree comuni adibite sia ai pasti che alle preghiere.

Il monastero è dedicato a Sant’Ilarione, monaco originario della Palestina, vissuto nel IV secolo. Dopo aver studiato ad Alessandria d’Egitto ed essersi convertito al cristianesimo, egli torno in Palestina per praticare la vita da eremita.

Purtroppo non è l’unico sito a rischio in Palestina. Oltre a Sant’Ilarione nella lista dei Patrimoni dell’Umanità in pericolo figurano anche la Basilica della Natività di Betlemme, l’antica città di Gerico e tantissimi altri luoghi nei dintorni di Gerusalemme, Gaza e tutte i luoghi maggiormente colpiti dal conflitto.

Marco Andreoli

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