Secondo Wikipedia, la Santeria è un culto sincretico che unisce elementi cattolici alla religione tradizionale degli schiavi africani. Era un nome usato dai conquistatori spagnoli per denigrare l’eccessivo attaccamento degli schiavi ai santi.
Santeria è anche il titolo dell’album hip hop numero uno in classifica FIMI: la collaborazione tra i due pesi massimi Guè Pequeno e Marracash.
Oggi che l’hip hop è la musica più ascoltata dai giovani di tutto il paese, i rapper raccolgono i frutti di un lavoro iniziato un decennio fa, in un periodo dove non esisteva riscontro mediatico o economico per gli artisti di questo genere.
Uscito lo stesso giorno della Brexit, Santeria segna l’apice delle loro carriere: Guè Pequeno, un terzo dei Club Dogo e reduce da due album solisti arrivati al primo posto della classifica e Marracash che, dopo quattro anni di attesa, nel 2015 ha pubblicare il disco più celebrato dell’anno, Status.
Il nuovo album, registrato a Tenerife, Brasile e Milano, risente dell’influenza di un immaginario magico, metropolitano, sudato. I “santi” che due ex-schiavi celebrano sono quelli di sempre: i soldi, la scalata sociale partendo dal basso, le critiche allo star-system e alla società italiana, la celebrazione della loro bravura al microfono. La differenza è lo stile con cui Marra e Guè riescono a destreggiarsi tra tutti i cliché tipici del genere.
Ma quello che spicca davvero sono le produzioni: spaziano da sonorità classiche della prima traccia Money alle ritmiche trap di Cosa Mia, oscillando tra la tradizione e le ultime mode, il tutto condito da una vibra latina sia nei pezzi più spensierati come Weed & Wi-Fi o autobiografici come il primo singolo Nulla Accade.
Se da una parte la coppia patinata e nazional-popolare Fedez & J-Ax impazza nelle radio generaliste e negli spot pubblicitari, Santeria di Marracash e Guè Pequeno rimane il perfetto album estivo per gli amanti del genere, vecchi e nuovi.
Alessandro Benassi