Santa Vilgefortis non è probabilmente tra le sante più conosciute, ma sicuramente tra le più particolari.
Si tratta infatti di una Santa tradizionalmente raffigurata crocifissa, perché pare sia stata uccisa come il Dio che adorava, e con una particolarità che salta subito agli occhi: pur essendo una donna, infatti, Santa Vilgefortis ha… la barba!
Sulle origini del culto di questa Santa ci sono varie teorie. Pare comunque che la donna fosse la figlia di un re pagano vissuto tra il 700 ed il 1000 d.C. La giovane fanciulla bellissima e gentile, a differenza del padre rozzo e crudele, si convertì in segreto al cristianesimo. Quando seppe che il genitore, con l’intento di espandere il regno, l’aveva promessa in sposa ad un altro terribile re, si oppose alla decisione con tutte le sue forze. Questo scatenò le ire del padre, che fece di tutto per piegarla al proprio volere. Alcune versioni della leggenda narrano addirittura di atti incestuosi, volti ad indurre la giovane ad abbandonare la volontà di donare a Dio la propria verginità, convincendosi, così, a divenire sposa del terribile uomo cui era stata promessa.
Niente però valse a convincere Kümmernis – questo era il nome della ragazza – ed il sovrano decise di rinchiuderla nelle prigioni.
Sola e abbandonata, la fanciulla pregò Dio con tutte le forze, chiedendogli di privarla di ogni bellezza, cosicché nessun uomo avrebbe più posato gli occhi su di lei, obbligandola a rinunciare alla decisione di dedicare totalmente la propria vita alla religione.
Dopo tante preghiere e il completo digiuno, Dio esaudì il suo desiderio. Quando le guardie andarono a prendere Kümmernis in cella, la trovarono coperta di peli e con una lunga e ispida barba. A quella vista, il padre non riuscì a contenere la propria ira, e decise che la figlia sarebbe morta, appunto, come il Dio che tanto adorava.
La fanciulla, crocifissa così davanti al padre e alle sorelle, divenne Santa Vilgefortis.
Il nome, attribuitole anche con la variante di Wilgefortis, significa Virgo Fortis, vergine ferma e forte. Il suo culto si diffuse in Europa tra il XV ed il XVI secolo. Vilgefortis divenne Santa Liberata in Italia, santa Livrade in Francia e santa Librada in Spagna. In Inghilterra divenne invece la Fuggitiva, cioè colei che riuscì con la preghiera a sfuggire all’obbligo di un matrimonio che non voleva. Nel corso della storia la Santa ha visto attribuirle svariati nomi: Starosta, Uncumber, Kummernis o Kummernus, Komina, Comera, Cumerana, Hulfe, Ontcommene, Ontcommer, Dignefortis, Eutropia, Reginfledis e tanti altri ancora.
La confusione si deve alla diffusione del culto della Santa in varie aree del nord Europa, ma anche in molti Paesi mediterranei. Questo ha portato ad una una clamorosa contaminazione, successiva al XVII secolo, con il culto per Santa Libera o Liberata. Anche quest’ultima è vergine e martire, ma con una storia molto diversa da quella di Vilgefortis.
Furono principalmente alcuni agiografi del Seicento a generare l’errore, dando origine ad una grossa confusione soprattutto dal punto di vista iconografico.
Si trovano infatti, attualmente, crocifissi in alcuni luoghi di culto di Santa Liberata, martirizzata con un colpo di spada o di pugnale. Ulteriori errori portano poi a confondere Vilgefortis anche con Santa Giulia, anch’essa morta crocifissa.
Il tratto comune tra tutte e tre le Sante comunque esiste. Esso è quello delle vergini che seguono fino al martirio il modello di Cristo, loro sposo.
Fino al 1969 i fedeli hanno ricordato Santa Vilgefortis – la cui rappresentazione si trova tuttora nella chiesa di Wissages, a Pas de Calais, in Francia – come vergine e martire, ed il 20 luglio era considerato giorno di festa in suo nome. Quell’anno, però, il Concilio Vaticano ne soppresse il culto e rimosse il suo nome dal libro dei Santi.
Mariarosaria Clemente