Nel libro “Sano Intrattenimento”, casa editrice Nottetempo, Byung-Chul Han esamina la nozione di intrattenimento, la sua ubiquità contemporanea e la sua genealogia filosofica.
Cos’è il sano intrattenimento per l’autore? L’entertainment oggi, in tutta la sua varietà totalizzante, ha una capacità apparentemente infinita di incorporazione: infotainment, edutainment, servotainment, confrontainment. L’intrattenimento è presentato come un nuovo paradigma, persino un nuovo credo per l’essere e, tuttavia, in Occidente, ha avuto connotazioni inevitabilmente negative. Han ripercorre le idee occidentali di intrattenimento, considerando, tra l’altro, lo scandalo suscitato dalla prima esecuzione della Passione di San Matteo di Bach. Troppo bella, quindi, non abbastanza seria per la chiesa. L’autore esplora anche l’idea di Kant della moralità come dovere e il valore di intrattenimento della letteratura moralistica.
L’autore e lo stile di “Sano Intrattenimento”
Nato a Seul nel 1959, ha studiato metallurgia, dopo aver lasciato il liceo, e si è quasi ucciso in un’esplosione chimica nella casa di famiglia. A 26 anni, è partito per la Germania senza conoscere la lingua. E’ stato ammesso all’Università di Clausthal-Zellerfeld, dove i suoi genitori credevano avrebbe continuato i suoi studi tecnici; presto parte per Monaco, specializzandosi in letteratura tedesca e teologia prima di passare a Friburgo, dove ha preso un dottorato in filosofia nel 1994.
Rispetto ad altri pensatori in voga, come Jean-Luc Nancy e Slavoj Žižek, il suo lavoro è sorprendentemente accessibile. Questo può essere un effetto della scrittura di Han in una seconda lingua; certamente le sue frasi contengono poche delle elaborate clausole subordinate per le quali la filosofia tedesca, a torto o a ragione, è famosa. Il suo stile da telegramma può diventare monotono man mano che si procede nel suo lavoro ma la sua schiettezza è una nota di freschezza.
Cosa ho imparato da questo libro?
La storia dell’Occidente, ci dice Han, è una narrazione della passione, e la passione appare come una guastafeste. Eppure, sostiene l’autore, nel loro nucleo, la passione e l’intrattenimento non sono completamente diversi. La pura insensatezza dell’intrattenimento è adiacente al puro significato della passione. Il sorriso dello sciocco assomiglia al volto tormentato dal dolore dell’Homo doloris di Heidegger. In un certo senso, il libro riporta la storia di un paradosso tra l’artista della fame di Kafka e la piacevole musica di Rossini.
Byung-Chul Han continua a suggerire, come nelle sue precedenti opere, che nella nostra società della realizzazione, stiamo perseguendo la “passione” a spese del “gioco”. La sua speranza è che, in qualche modo, “trionferemo sull’età della passione” per portare di nuovo il “buon divertimento”, un tipo di gioco non incentrato sulla produzione.
È difficile non essere colpiti da questo argomento. Nel mondo in cui ci troviamo ora, dove tutto è incentrato sulla produzione, dove ognuno si sente un imprenditore di se stesso, anche l’arte sembra priva di passione. Sto scrivendo questo articolo perché mi piace farlo o solo perché spero sarà un successo? Byung-Chul Han ha ragione a chiedersi se dovremmo perseguire il gioco. Un gioco in cui non scriviamo un libro per venderlo, o dipingiamo un’opera d’arte per metterla all’asta, ma facciamo di nuovo qualcosa solo per il gusto di farlo, e ripristiniamo ancora una volta il nostro senso del buon divertimento.
Un suggerimento finale per chi non prova disturbo ascoltando musica durante la lettura. Se non conoscete i brani a cui si fa riferimento nel testo, approfittate dell’occasione e ascoltateli mentre leggete.
Francesco Maria Trinchese