La poca prevenzione ha generato un’emorragia che finirà col far soffocare nel suo stesso sangue il nostro martoriato Paese.
Liguria-Genova: il 14 agosto crollano 200 metri che completavano il ponte Morandi, sono 43 i morti, Calabria-Lamentino: qualche giorno di pioggia intensa stermina una famiglia intera generando tre morti, Sicilia-Catania: terremoto magnitudo 4,6, ingenti danni e più di 200 richieste di sopralluogo, Sardegna-Cagliari: l’ultimo cadavere falcidiato dal maltempo è stato scoperto poche ore fa.
Nella limitata, o addirittura inesistente, accortezza della politica, oramai della seconda e terza repubblica, il nostro Paese è costretto ad affrontare una conflagrazione nella propria meravigliosa terra procurata dall’irreale sistema di prevenzione, vigilanza e soccorso, mentre oltre i nostri limiti territoriali le nostre carnefici macchine vantano le migliori tecnologie idonee a sfidare ogni condizione ostile della guerra.
Ecco perché l’Italia traspare come un Paese in guerra. Una guerra che continua a generare vittime dentro e fuori i nostri confini nazionali. Come considerereste un paese che si autorizza 25 miliardi di Euro per la spesa militare nel 2018 se non un Paese in guerra?
I numeri parlano chiaro, l’aumento delle spese belliche è pressappoco il 10% per il 2018, a causarlo è una pratica governativa impotente verso i poteri forti, in una situazione socio-politica che sta implodendo in sistemi subdoli, antiquati nella migliore delle ipotesi, dove per le vittime di disgrazie, che molte volte poco hanno a che fare con la sfortuna, si accumulano quotidianamente.
Lo scenario è drammatico, ed è in questo scenario che ogni cittadino italiano dovrebbe consultare il documento economico-finanziario 2018, che prevede una spesa di 1 miliardo per l’assunzione delle forze dell’ordine e di quei nuclei creati per prevenire e gestire le disgrazie che ogni giorno colpiscono il nostro paese.
Quello di cui l’Italia ha bisogno sono investimenti nella prevenzione, non lo sostiene l’autore di questo articolo, è l’Ispra, che grazie ai suoi studi, presenta una preoccupante fragilità del nostro amato territorio.
È in questa decadenza che con disinvoltura sembrano muoversi un ministro dell’interno occupato ad alzare muri che non chiudono fuori poveri disgraziati, mettono in gattabuia un popolo allo sbaraglio. Segue un ministro dello sviluppo economico con dei super poteri in grado di cancellare la povertà, e chiude un ministro dei trasporti che scava tunnel nel Brennero a suon di gaffe.
Uno stratega con un briciolo di giudizio indicherebbe nell’accrescimento significativo di personale esperto nel campo del soccorso una prima soluzione nel tentativo di tamponare un’emorragia che finirà col far soffocare nel suo stesso sangue un intero paese.