Sangiuliano si dimette dopo giorni di tensioni, polemiche e crescenti pressioni mediatiche. Il ministro della Cultura ha comunicato la propria scelta con una lettera inviata alla premier Giorgia Meloni. Tale scelta si è rivelata inevitabile dopo lo scandalo legato alla cosiddetta “collaboratrice fantasma” Maria Rosaria Boccia. Già nominato il nuovo ministro: sarà il giornalista Alessandro Giuli.
Sangiuliano, nel consegnare la propria lettera di dimissioni, ha scritto:
«Caro presidente, cara Giorgia, dopo aver a lungo meditato, in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni da Ministro della Cultura». Le sue parole riflettono il clima di ostilità e accanimento mediatico che ha circondato la vicenda, culminata con il suo passo indietro».
L’incontro con Meloni e l’ammissione pubblica
Solo tre giorni fa, Sangiuliano aveva avuto un colloquio con la premier Giorgia Meloni. Durante quell’incontro, durato circa un’ora e mezza, il ministro aveva cercato di difendersi dalle accuse che gli erano state mosse, affermando che nessun fondo del Ministero della Cultura era stato utilizzato per finanziare i viaggi estivi in cui Maria Rosaria Boccia lo aveva accompagnato. Sangiuliano aveva infatti garantito a Meloni che tutte le spese erano state coperte con la sua carta di credito personale, ribadendo il concetto anche in un’intervista al Tg1, supportata da documenti che sembravano confermare la sua versione dei fatti.
Tuttavia, nonostante queste rassicurazioni, il caso Boccia ha continuato a gettare ombre sul governo, suscitando l’imbarazzo dell’esecutivo. A complicare ulteriormente la situazione, il G7 della Cultura, previsto a breve, a cui lo stesso Sangiuliano avrebbe dovuto partecipare come rappresentante italiano, ma che ora vede il governo costretto a sostituire in fretta e furia il ministro dimissionario con Alessandro Giuli, attuale direttore del Maxxi, museo di Roma.
Le origini dello scandalo
Il caso ha preso avvio con un post su Instagram pubblicato da Maria Rosaria Boccia, imprenditrice e autodefinita presidente della Fashion Week Milano. Nel post, la donna affermava di essere stata nominata “Consigliere per i Grandi Eventi” del Ministero della Cultura. Questa dichiarazione ha sollevato subito perplessità e dubbi, portando il Ministero a smentire ufficialmente la notizia. Sangiuliano, da parte sua, ha precisato che, pur avendo inizialmente considerato la nomina, aveva successivamente deciso di non procedere a causa di potenziali conflitti di interesse, anche alla luce della sua relazione personale con Boccia.
Tuttavia, le dichiarazioni del ministro sono state messe in dubbio dalle successive affermazioni di Boccia stessa, che ha dichiarato che il contratto fosse stato firmato e controfirmato, alimentando ulteriormente il dibattito mediatico e politico sulla vicenda. Le discrepanze tra le versioni fornite dai protagonisti hanno contribuito a rendere il caso ancora più complesso e opaco.
Il nodo delle informazioni riservate
Un altro punto delicato della vicenda riguarda l’accesso di Maria Rosaria Boccia a informazioni sensibili, in particolare quelle legate alla sicurezza del G7 della Cultura. Secondo alcune ricostruzioni, il 5 giugno scorso il sovrintendente del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, avrebbe inviato una mail a diversi membri dello staff del ministro, tra cui anche Boccia. Nella comunicazione erano presenti dettagli riservati riguardanti la tappa del G7 che si sarebbe tenuta a Pompei, sollevando preoccupazioni sulla possibilità che una figura esterna al ministero avesse accesso a dati così delicati.
Sempre secondo queste ricostruzioni, Boccia avrebbe partecipato insieme a Sangiuliano a un sopralluogo agli scavi di Pompei il 3 giugno. Di fronte a queste accuse, il ministro ha più volte smentito qualsiasi coinvolgimento della donna nella gestione o nell’accesso a informazioni sensibili, negando che Boccia fosse in possesso di dati che potessero compromettere la sicurezza dell’evento. Nonostante le sue smentite, il tema dell’accesso a informazioni riservate ha ulteriormente alimentato l’inquietudine e il malcontento nell’ambiente politico.
La risposta del governo e il futuro del Ministero della Cultura
Il governo Meloni, già messo alla prova da varie questioni interne e internazionali, si è trovato a gestire una situazione di grande imbarazzo. Le dimissioni di Sangiuliano arrivano in un momento cruciale, a ridosso di un evento di rilevanza internazionale come il G7 della Cultura. La nomina del successore, Alessandro Giuli, è stata accolta con cauto ottimismo, ma rimangono ancora numerosi interrogativi sull’impatto che questo scandalo avrà sulla stabilità dell’esecutivo e sulla gestione del dicastero della Cultura nei mesi a venire.
Giuli, noto giornalista e attuale direttore del Maxxi, è chiamato ora a prendere le redini di un ministero che si trova al centro delle polemiche e a ristabilire la fiducia nell’istituzione. La sua esperienza nel mondo della cultura e il suo profilo pubblico potrebbero aiutare a riportare la serenità all’interno del dicastero, ma il cammino non sarà semplice, soprattutto in un clima politico così teso e polarizzato.
Sangiuliano si dimette nel momento più delicato del governo di Giorgia Meloni, che si trova ad affrontare una crisi inaspettata in un momento delicato. Lo scandalo legato alla “collaboratrice fantasma” Boccia ha evidenziato le fragilità e le problematiche interne al ministero, generando un dibattito che potrebbe avere ripercussioni politiche più ampie. Ora, con l’insediamento di Alessandro Giuli, il governo spera di chiudere rapidamente questo capitolo e concentrarsi sulle prossime sfide, ma l’ombra della vicenda Boccia potrebbe continuare a pesare ancora a lungo sulla politica italiana.