Giustizia per Poldo
Siamo a San Salvo in provincia di Chieti dove la polizia municipale ha aperto una indagine per l’uccisione di Poldo, un cane randagio adottato da un intero quartiere in via Grasceta.
I residenti gli portavano da mangiare, gli avevano costruito un riparo e dato il simpatico nome: “Poldo” quello dell’amico di Braccio di Ferro.
Nella notte tra il 2 e il 3 Marzo il cane è stato investito, trovato agonizzante sul bordo della strada e subito portato in una vicina clinica veterinaria dove il personale medico ha riscontrato i sintomi dell’avvelenamento.
Non c’è stato nulla da fare per il povero meticcio, il veleno che gli avevano messo nella ciotola aveva compromesso in modo irreversibile i reni e oggi sono in molti a chiedere: “giustizia per Poldo”.
Troviamo il colpevole
Sono comparsi cartelli, è stata organizzata una fiaccolata, striscioni, ed è stato chiesto a chi sa di parlare.
Un gesto del genere denota non solo inciviltà e un’attitudine al crimine, ma anche mancanza totale di empatia, sadismo e vigliaccheria.
Ora le persone non sono tranquille, nessuno vuole avere come vicino un incivile che non ha rispetto per la vita. L’articolo 544-bis del codice penale prevede fino a 2 anni di reclusione per chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale, ed è caccia al colpevole.
Speriamo che il responsabile venga individuato, preso e punto. Nel 2018 avvelenare un animale è un gesto intollerabile, anacronistico e di una crudeltà che non trova attenuanti in alcuna motivazione.
Non si chiede che tutti debbano amare gli animali, ma tutti siamo tenuti a rispettare la vita e la dignità di qualsiasi essere vivente.
Ci uniamo quindi al coro di voci che chiedono: “Giustizia per Poldo” perché tanti passi in avanti sono stati fatti sul tema del maltrattamento degli animali, ma evidentemente non è ancora abbastanza.
Andrea Ianez