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Home Cultura

San Pio da Pietrelcina, l’ultimo grande antagonista del modernismo: le stimmate

di Ultima Voce
09 Apr 2017
in Cultura
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Le stimmate di San Pio da Pietralcina possono trovare anche una spiegazione di tipo scientifico o la risposta risiede esclusivamente nella fede?





L’immagine sarebbe, di per sé assai scenografica: i confratelli che tutti accorrono rapidi alle grida per il dolore lancinante dell’appena stigmatizzato. Invero alcuni dei molti film sul Santo di Pietrelcina la riportano così. Si tratta però di un falso. La guerra e la febbre spagnola che devastavano l’Europa nel 1918 infatti non avevano risparmiato l’Ordine dei Frati Minori e così nel Convento di San Giovanni Rotondo erano rimasti solo in tre: Padre Paolino, padre Pio e Frate Nicola. Padre Paolino però su richiesta dei Frati del vicino santuario di San Matteo, si era recato lì per dare una mano nelle confessioni ai pellegrini che accorrevano numerosi per la festa di San Matteo il 21. Fra Nicola invece era uscito per la questua. Nel Convento, quel 20 settembre, erano perciò rimasti solo i piccoli seminaristi, a quell’ora, tra le nove e le dieci mattutine, in giardino per la ricreazione e Padre Pio in preghiera nel piccolo coro che sovrastava la navata della Chiesa, meditando la passione di ns Signore. Da solo, dolorante, Padre Pio era riuscito a trascinarsi in cella. Solo alcuni giorni dopo i fedeli e Padre Paolino avevano cominciato ad accorgersi della cosa. Il primo resoconto dettagliato, dello stesso Padre Pio, fatto in nome della “santa obbedienza”, è di un mese dopo, 22 ottobre 1918:

“Era il mattino del 20 del mese scorso (…) c’era un silenzio totale intorno a me ed in me (…) vidi davanti a me un misterioso personaggio, simile a quello che avevo visto la sera del 5 agosto, si differenziava soltanto per avere le mani, i piedi ed il costato che sanguinavano abbondantemente. La sua vista mi spaventò, non sarei in grado di dire ciò che provai in quel momento. Mi sentii morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto per sostenermi il cuore che sentivo sobbalzare nel mio petto. Il personaggio scomparve dalla mia vista e mi accorsi che le mie mani, i piedi ed il costato sanguinavano abbondantemente.”

Anche San Francesco d’Assisi, il 14 settembre del 1224, sul monte della Verna ricevette le stimmate mentre, assorto in preghiera, meditava sulla passione di ns Signore, ebbe la visione di un personaggio sovrannaturale. Una delle migliori descrizioni delle stimmate di Padre Pio è quella fornita da uno dei suoi primi discepoli e più strenui difensori, Emmanuele Brunatto, che ebbe occasione di vederle di persona, e risale al 1963 (data che contraddice la tesi “isterica” perché la durata non sarebbe superiore ad alcune settimane…):

“Esse si presentavano come macchie di colore rosso scuro, nette, rotonde, di circa due centimetri di diametro, nei due lati delle mani e dei piedi e una macchia lineare dello stesso colore di circa sette centimetri di lunghezza per uno di larghezza, nella parte sinistra del torace. Non appare alcun indizio di ferite esterne prodotte da un agente qualsiasi, naturale o soprannaturale.”





Le stimmate, per loro natura, sono necessariamente il terreno d’elezione per lo scontro tra “Fides et Ratio”, fede e ragione e lo scontro inizia tacito con la prima visita medica generale richiesta anche per ordine dei superiori ed effettuata dal Dott. Angelo Maria Merla, razionalista, a quei tempi ancora ateo, e Sindaco di San Giovanni Rotondo, oltre che medico del convento. Il responso: “I segni possono difficilmente essere classificati come lesioni tubercolari, e, sebbene non sia in grado di dirne con precisione la natura non avendo potuto procedere ad un esame completo, non escludo, a titolo di ipotesi, che questi segni abbiano potuto essere artificialmente provocati.” Cominciano così a delinearsi i tre fronti: quello fideista puro, quello razionalista puro, quello dell’incontro tra fede e ragione che sarà delineato bene, ma decenni dopo, nella “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II, che da giovane sacerdote, pellegrino a San Giovanni Rotondo (in una pausa accademica tra il 29 marzo ed il 4 aprile 1948), Padre Pio aveva incontrato e di cui aveva previsto l’ascesa al soglio pontificio. Perintanto altri medici avranno l’onore e l’onere di esaminare le stimmate. Infatti, prima i superiori dell’Ordine, poi il Sant’Uffizio, vorranno “vederci chiaro” e, ciò che forse è grave, lo vorranno soprattutto non in senso di Fede bensì di scienza. Del resto è quanto era già accaduto di recente a Bernadette di Lourdes per le Visioni: fu portata alla “cattedrale” della scienza neuropsichiatrica, La Salpetriére, al cospetto dello staff del Padre fondatore della moderna neuropsichiatria, futuro Maestro anche di Freud, Jean Martin Charcot. Atei e razionalisti, Charcot ed i suoi erano però dei grandi scienziati e, soprattutto dei professionisti seri. Alla vista di Bernadette si scambiarono un sorriso, poi invitarono quelli che l’avevano condotta a seguirli a vedere soggetti veramente affetti da turbe religiosopsichiatriche e quindi li mandarono via. Padre Pio purtroppo non avrà la fortuna di trovarsi sempre al cospetto di uomini dallo spessore scientifico, professionale e personale di Jean Martin Charcot e dei suoi collaboratori. La prima visita specialistica fu quella del dott. Luigi Romanelli che visitò Padre Pio cinque volte, la prima il 19 maggio 1919, l’ultima il 15 luglio 1920. Romanelli arrivò a San Giovanni Rotondo in compagnia e su richiesta del Provinciale dell’Ordine e, nulla sapendo del fenomeno della fragranza mistica, altra Grazia di Padre Pio, ne rimase negativamente impressionato: “da quando i religiosi Cappuccini hanno ceduto a questi usi mondani di profumi?” Il fatto grave è che neppure il Padre Provinciale sapesse nulla del fenomeno della fragranza mistica e così non fu in grado di rispondere. Nonostante ciò Romanelli si dimostrò professionista serio ed accurato, stilando ogni volta un resoconto dettagliato della propria visita. Importante l’ultimo, 7 novembre 1920, dal quale è possibile anche evincere un decorso evolutivo delle stimmate:

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“Quando ho visitato per la prima volta Padre Pio, la ferita del torace non aveva ancora la forma di una croce: si trattava piuttosto di un taglio netto, parallelo ai fianchi lungo sette – otto centimetri con escissione delle parti molli (…) sanguinava abbondantemente ed il sangue aveva le caratteristiche del sangue arterioso e i bordi della piaga indicavano chiaramente che non era superficiale (…) Le lesioni delle mani, anche se adesso sono ricoperte da una crosta ed in vari punti risultano sanguinolente, quando le ho viste nel giugno del 1919 e nel luglio dello stesso anno, erano ricoperte da una membrana tumescente di colore rosso scuro. Allo stato attuale non ci sono punti sanguinanti, edemi o reazioni infiammatorie nei tessuti circostanti. Ho la convinzione, anzi la certezza che queste ferite non sono superficiali perché, esercitando una certa pressione con le dita e stringendo la palma della mano, da entrambi i lati della lesione, ho avuto la precisa percazione del vuoto che esisteva tra le mie dita (…) Le lesioni dei piedi presentavano la stessa caratteristica di quelle delle mani, ma non mi riuscì di fare una prova identica a causa del loro spessore.” La conclusione di Romanelli non è priva di una traccia di umiltà: “Le ferite di Padre Pio non possono essere classificate, per le loro caratteristiche ed il loro decorso clinico, fra le lesioni chirurgiche comuni, ed esse hanno certamente un’altra origine e causa che io non conosco.”





Dopo le prime due visite di Romanelli, nel luglio 1919, arrivò per commissione del procuratore generale dell’Ordine, Padre Giuseppe Antonio da Persiceto (su richiesta del Sant’Uffizio), quella del dott. Amico Bignami patologo dell’Università di Roma. Bignami, per il suo agire, il suo rapporto e le sue conclusioni può essere annoverato tra i modernisti razionalisti e scientisti puri, a qualunque costo, e le cui tesi finiscono con l’essere del tutto ideologiche ed in contraddizione con la scienza che vorrebbero “celebrare”. Bignami, cui Padre Pio era sembrato persona psichicamente sana, proibì a Padre Pio l’utilizzo della tintura di iodio per la disinfezione sostenendo l’ “inutilità” della cosa, applicò un balsamo cicatrizzante alle piaghe e le sigillò facendo giurare a tutti i presenti che nessuno le avrebbe aperte prima di quindici giorni. All’apertura delle bende, quindici giorni dopo nulla però era cambiato. Il rapporto finale redatto dallo stesso Bignami il 26 luglio 1919, ciò nonostante, fu del tutto contraddittorio rispetto alle sue stesse osservazioni. Vi si legge tra l’altro che “Le lesioni descritte sono iniziate come fenomeni patologici (necrosi nervose multiple della pelle) e sono state forse inconsciamente e per un fenomeno di suggestione completate nella loro simmetria e poi mantenute artificialmente con un mezzo clinico, come per esempio la tintura di iodio.” Quanto all’origine delle stimmate il rapporto formulava ben tre possibilità (tutte rigorosamente scientiste): a) sono state prodotte artificialmente e volontariamente; b) sono la manifestazione di uno stato morboso; c) sono in parte il prodotto di uno stato morboso ed in parte artificiali. Il primo a notare l’incoerenza madornale e l’incongruità del rapporto di Bignami fu proprio Romanelli il quale puntava l’indice sulla psichicità di Padre Pio descritta come sana dallo stesso Bignami nonché proprio sul trattamento prescritto dallo stesso per le stimmate: “Il prof. Bignami descrive Padre Pio come soggetto normale con sistema nervoso normale, che non presenta alcun disturbo psicopatico o neuropatico, ma allo stesso tempo, classifica le lesioni come necro-nevrotiche e parla di autosuggestione. Si possono avere lesioni di origine nervosa in una persona non affetta da nessuna patologia nervosa?” E, per le stimmate: “come mai non sono guarite dopo il sapiente trattamento prescritto dal professore ed eseguito scrupolosamente?”. Nel luglio stesso del 1929 il rapporto di Bignami fu portato a conoscenza del dott. Giorgio Festa, chirurgo presso la casa generalizia dei Cappuccini a Roma, insieme alla richiesta di una visita. Giorgio Festa esitò a lungo, infine partì da Roma l’8 ottobre per San Giovanni Rotondo. L’incontro con Padre Pio è la sera stessa del suo arrivo al convento, il giorno 9. La visita accurata e minuziosa il giorno successivo. Festa rimase poi per tre giorni al convento per studiare psicologicamente Padre Pio. Una seconda visita ed un secondo esame accurato delle stimmate avvengono il 15 e 16 luglio 1920 con Romanelli. Sempre Giorgio Festa avrà occasione di una nuova disamina delle stimmate nel 1925 (quando le autorità religiose ormai avevano vietato a chiunque la disamina) in occasione di un intervento chirurgico sul Padre. Quello del dott. Festa è lo studio ed il resoconto più accurato sulle stimmate di Padre Pio e sarà pubblicato nel 1933 con il titolo “Tra i misteri della scienza e le luci della fede, ovvero le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina”. Lo studio conferma sostanzialmente le tesi di Romanelli, ma è molto attento alle peculiarità psichiche di Padre Pio, tali da escludere qualsiasi isterismo (cosa cui del resto a nessuno di quelli che lo hanno conosciuto è mai venuta in mente), alla persistenza delle piaghe ed alla loro mancata guarigione, alla loro immutabilità. Dunque scientificamente inspiegabili. Possono però trovare una spiegazione nella fede.

 

Francesco Latteri Scholten
Tags: fedeFedeliFrancesco Latteri ScholtenPadre PioreligioneSan PioSan Pio da PietrelcinaScienzastimmate
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