Nelle ultime settimane la nuova docuserie originale Netflix “Sanpa. Luci e tenebre su San Patrignano” ha riscosso un notevole successo per aver diviso l’opinione pubblica in due poli differenti, portando di nuovo sul palcoscenico del dibattito la comunità di recupero a pochi chilometri da Rimini.
La personalità di Vincenzo Muccioli ha riacceso delle polemiche che paiono destinate a non cessare mai. La comunità si è recentemente dissociata dal colosso streaming, definendo la docuserie di Netflix incentrata su San Patrignano come un resoconto unilaterale che soddisfa una forzata dimostrazione di tesi preconcette.
Distinguere la realtà dalla filosofia dell’intrattenimento di Netflix
Nel corso degli anni l’opinione pubblica ha già conosciuto le imprese di Vincenzo Muccioli, fondatore della comunità di San Patrignano, schierandosi ampiamente dalla sua parte.
Quale sarebbe stato il senso di limitarsi a raccontare i suoi celebri traguardi? Una narrazione di tale genere avrebbe riscosso un discreto successo, ma mai quanto quello ottenuto mettendo a disposizione tutti gli strumenti atti a costruire un giudizio forse diverso sulla controversa figura di Muccioli. Dunque, vengono organizzate interviste, recuperati filmati e dichiarazioni, per mostrare agli abbonati le ombre aldilà della luce dei riflettori. Ed ecco spiegato il motivo per cui la docuserie naviga ancora nella top ten della classifica di Netflix Italia.
L’imperativo, però, è quello di distinguere ciò che è la realtà attuale da una rappresentazione relativa a più di vent’anni fa, e non farlo sarebbe un madornale errore.
Gli autori della docuserie Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli lo hanno capito bene, che il cinema serve a mettere sotto gli occhi di tutti le contraddizioni nascoste in qualsiasi società, e non farlo renderebbe questo settore ancor più effimero di quanto non lo sia già. Ciò di cui i fruitori del sevizio in streaming dovrebbero essere al corrente è che la docuserie tratta un racconta i fatti, ma sta a loro costruire un giudizio personale in base a ciò che si conosce e all’opinione coltivata ascoltando le molteplici narrazioni.
Lo scopo, come affermato dallo stesso Carlo Gabardini sui suoi profili social, è quello di porre un confronto. Fornire una prospettiva differente da quella conosciuta dalla maggioranza dell’opinione pubblica, senza dover creare il solito stallo su un personaggio già abbastanza discusso come Vincenzo Muccioli. Senza doverlo forzatamente schierare tra gli uomini buoni che hanno fatto del male o tra quelli malvagi che hanno fatto del bene.
Uno sguardo al presente di San Patrignano
Le numerosissime persone e le loro famiglie che affrontano il grave problema della tossicodipendenza, oggi ancora emergenza nazionale, vengono accolte gratuitamente in un programma terapeutico basato su principi e metodi molto distanti da quelli del passato. La comunità ha continuato ad evolversi prescindendo dalla figura dell’ormai defunto Vincenzo Muccioli. Basti pensare che ogni anno centinaia di scuole organizzano persino visite guidate nella comunità che si apre a chiunque con estrema accoglienza ed efficiente organizzazione.
In primis il sottoscritto nel 2015 partecipò a una visita didattica che ebbe come destinazione proprio San Patrignano. Un’esperienza di cui tuttora nutro forti emozioni impossibili da trasmettere attraverso una tastiera. In prima persona si ha l’opportunità di ascoltare storie di degrado, inconcepibili assuefazioni, perdite della propria dignità raccontate con un sorriso tra una partita a pallone e un tè caldo.
Si toccano con mano le cicatrici di giovani che ogni giorno lottano e vincono contro la tossicodipendenza, ma soprattutto viene fornita una consapevolezza verso il tema delle droghe pesanti di cui chiunque dovrebbe fare tesoro.
Lorenzo Messina