Dopo anni di tentativi falliti e proposte legislative cadute nel vuoto San Marino dice finalmente sì alla depenalizzazione dell’aborto. Con il 77,28% dei voti favorevoli, contro il 22,7% di contrari. Un traguardo storico impossibile da ignorare. Ricordiamo che San Marino è infatti è uno dei pochissimi Paesi in Europa, insieme a Malta, Gibilterra, Andorra e Città del Vaticano, in cui interrompere una gravidanza è reato, anche in caso di stupro o gravi formazioni fetali.
Il referendum sulla depenalizzazione dell’aborto metterebbe finalmente in discussione il codice penale rimasto invariato dal 1865. Il testo prevede infatti all’articolo 153 e 154 una pena dai tre ai sei anni di reclusione per ogni donna che abortisce e per ogni persona che la aiuta e procura l’aborto. Per abortire, infatti, molte donne sono costrette ad andare in giro per l’Italia in segreto e pagare la procedura di tasca propria. Il referendum è stato raggiunto grazie alla mobilitazione del gruppo femminista Unione donne sammarinesi (Uds) e al sostegno del Movimento Civico R.E.T.E.
Cosa dice esattamente il referendum
La proposta referendaria rimarca da un lato l’autodeterminazione della donna, cioè la possibilità di decidere liberamente se interrompere la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione. Dall’altro prevede l’aborto terapeutico, ovvero la possibilità di abortire anche dopo la dodicesima settimana. Questo in caso di pericolo per la vita della donna oppure in presenza di anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna.
Come era accaduto durante i precedenti tentativi di depenalizzazione dell’aborto, anche in questa occasione sono state attivate campagne anti-abortiste da parte delle associazioni cattoliche e delle diocesi locali. Sostenute a loro volta dal Partito Democratico Cristiano. Di recente è nato un comitato contrario al referendum che si chiama “Uno di noi” ed è stato denunciato da Uds. Il comitato, infatti. ha violato le regole previste per la campagna elettorale, che avrebbe dovuto cominciare soltanto quindici giorni prima del voto.
Ora, con la vittoria del sì, il Congresso di Stato sarà chiamato a redigere entro sei mesi un progetto di legge volto a disciplinare l’interruzione volontaria di gravidanza in territorio sammarinese.
Nel dettaglio, la Reggenza, ricevuto il progetto di legge, lo trasmetterà al Collegio Garante della costituzionalità delle norme perché si esprima sulla compatibilità della proposta. Il Congresso di Stato depositerà il progetto di legge all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Grande e Generale che lo inserirà all’ordine del giorno della prima seduta utile.
La situazione dell’aborto clandestino in Italia
Legale non è sinonimo di accessibile, purtroppo. Ricordiamo che nel 2021 gli aborti clandestini in Italia sono ancora 10.000-13.000 all’anno. Complice un sistema che permette troppi obiettori negli ospedali. Ma non solo, quando una donna decide di abortire si trova sempre a dover fare i conti con un clima ancora molto paternalistico e di forte giudizio.
Le donne troveranno sempre un modo per abortire. Una donna è disposta a rischiare la vita per non avere un figlio, così come è disposta a rischiare la vita per avere un figlio. Non c’è alcuna differenza.
Roberta Lobascio