Salvini. Venne, vide, ruttò!
Ricordo che negli anni 80’ nei vecchi autobus trovavi una targhetta con su scritto: “vietato sputare e bestemmiare”. Oggigiorno divieti del genere ci appaiono volgari e arcaici, lontani. Insomma la civiltà ha fatto passi da gigante: nessuno più sputa o bestemmia negli autobus, né parla al conducente, visto che è impegnato al cellulare, e, soprattutto siamo “corretti nei termini”. Ah, l’uso di un linguaggio consono è essenziale!
Certo, il vocabolario contemporaneo si è ormai ridotto all’osso, ma di contro utilizziamo tutti lemmi approvati e “politicamente corretti”. Pubblicamente è disdicevole offendere qualsiasi confessione religiosa, ogni categoria sociale e qualsivoglia orientamento sessuale. Giustissimo, sacrosanto! Però se un avventista della Profezia del Settimo Giorno paraplegico che ama andare a marmotte è bloccato davanti a una scalinata perché non ci sono rampe restano cazzi suoi: l’importante è che non lo abbiamo offeso. La coscienza è formalmente pulita, poi se lo storpio zoofilo e adoratore di satana non è adatto a vivere in questo mondo pieno di opportunità “a parole” continua serenamente a non interessarci.
Esiste dunque un “gap”; una frattura evidentissima tra il “dire” e “l’essere”, tra il “politicamente corretto” e il “correttamente fatto” che mette in evidenza tutta la nostra ipocrisia, il nostro esserci comodamente adagiati sulla sterilità del formale, e in questa voragine di niente germoglia in modo rigoglioso tutta la demagogia dei politicanti contemporanei.
Salvini in Piazza del Popolo esordisce salutando tutti a mani giunte come il Dalai Lama, impreca e lancia anatemi contro i migranti mussulmani come Carlo Martello a Poitiers, ma i suoi fan gli fanno un ritratto all’iraniana come se fosse uno Ayatollah qualsiasi. Siamo un po’ confusi, no?
E’ vero, anche Matteo non ci aiuta. Per quanto xenofobo e razzista di circostanza, egli stesso sembra un giannizzero vicino alla data di scadenza, non certo un ussaro pronto a difendere Vienna dalla minaccia ottomana. Quindi una controllatina al suo dna io la direi: tra la foto di una pasta e fagioli con le cotiche e un video mentre rutta cretinate gli consiglierei di farsi vedere sia da un genetista che da un gastroenterologo, potrebbe scoprire cose straordinarie sia sulle sue origini e perché no… il motivo per cui la Isoardi lo ha lasciato: se mangia come una betoniera posseduta da Adinolfi il dubbio che di notte digerisca modello “è partita una fiamma durante la festa del santo patrono” ti viene… e non è bello!
Porca miseria quanto mi manca la targhetta “Vietato sputare e bestemmiare” che c’era sui vecchi autobus.
Quanta ignoranza, forse non sai che ormai esistono test del dna liberamente acquistabili e i dati genetici delle popolazioni sono liberamente disponibili.
Questa farsa del “siamo tutti meticci” avrà presto fine.