“Cristianamente sopporterò”, “Fortunatamente i giudici non decidono chi vince le elezioni”, “La giustizia è da riformare”: non siete già commossi? Le frasi del segretario della Lega che commenta il suo rinvio a giudizio non ricordano qualcuno? Ebbene sì. Salvini, il nuovo Berlusconi, perseguitato dalla giustizia.
Ve lo ricordate il Salvini tronfio di un paio d’anni fa? Quello che aveva in mano il ministero dell’Interno e sembrava avesse in mano il mondo? Ecco. I fatti di questi giorni ci restituiscono l’immagine sgonfiata di un leader che adesso deve cercare qualsiasi strategia per riabilitare un po’ di quello charme politico che aveva, prima del famigerato agosto al Papeete.
Un processo che rischia di azzoppare la Lega
Il primo rinvio a processo per il caso Open Arms azzoppa politicamente il Capitano e, di fatto, cambia anche gli scenari interni al centrodestra. Matteo Salvini, prima aspirante premier, ora rischia di finire sempre più a destra, ai margini della maggioranza di cui prima era la locomotiva.
La strategia ora è nebulosa: c’è un goffo tentativo di distrarre, parlando di “liberare gli italiani dal coprifuoco”, durante la conferenza stampa in cui commenta il rinvio a giudizio. Commento che si può riassumere, come ha sintetizzato Carmelo Lopapa su Repubblica, in “Dio – Patria – Famiglia”. Matteo Salvini si è sperticato in acrobazie tra un “Cristianamente sopporterò” e un “Ho difeso i confini sacri dell’Italia”, senza rinunciare al sempre commovente “Mi spiace solo per i miei figli che temono vada in galera e non possa più portarli al parco”.
Gli anni d’oro del berlusconismo
Chi però ha vissuto gli anni d’oro di Silvio Berlusconi non può non vedere un pallido tentativo di imitazione. Salvini sta tentando di abbozzare una narrativa da perseguitato, come diceva Berlusconi con “la dittatura delle toghe rosse”. Armato di mascherina tricolore, il Segretario della Lega finge di indossare i panni della vittima per sferrare i primi attacchi: parla di un “pronunciamento politico” e di “una giustizia da riformare”. C’è da aspettarsi che la parola chiave della prossima campagna elettorale per le amministrative di ottobre sia proprio “persecuzione”: quella sua e quella degli italiani, bloccati in casa da un governo nemico della libertà (e di cui fa parte il suo partito, ma è un dettaglio).
Trovandosi nell’aula bunker dell’Ucciardone, a Palermo, sarebbe un’occasione sprecata quella di non passare da Capaci per rendere omaggio a Falcone e alle vittime della strage del 1992. Cosa che Matteo Salvini, ovviamente, fa.
Salvini, il nuovo Berlusconi ma con più odio
Ma al di sotto della superficie, qualcosa bolle in pentola. La strategia è quella di smarcarsi dal governo, tenendo però sempre all’interno i suoi, come Giorgetti. Bersaglio prediletto? Il ministro della Salute Speranza. In ogni opposizione o pseudomaggioranza bisogna trovare un anello debole, esattamente come era avvenuto con Lucia Azzolina, nell’ultimo governo Conte. Non mancano però nemmeno le sparate contro il nuovo segretario del Pd, Enrico Letta, che è intervenuto via social indossando una felpa di Open Arms, qualche giorno fa.
Lasciando l’Ucciardone, Salvini si improvvisa costituzionalista presso se stesso, tuonando che lui i voti li ha presi dagli italiani, al contrario del comandante della nave dell’Ong. “Fortunatamente i giudici non decidono chi vince le elezioni”, aggiunge in un attacco di berlusconiana memoria.
Dagli amici mi guardi Dio
Il problema però non sono i nemici, in questo caso, ma gli amici. All’interno della Lega le fazioni ai margini potrebbero avere il loro momento, con un Luca Zaia in ascesa. La vera domanda, poi, è relativa agli equilibri interni al centrodestra: Giorgia Meloni, è in prima linea nella difesa dell’amico Salvini, guida della sua coalizione ma anche strategicamente in bilico con un processo fissato per il 15 settembre. Per la Meloni e per Fratelli d’Italia, avere Salvini fuorigioco potrebbe essere però anche un’iniezione di voti a medio-lungo termine, a seconda della durata del processo. La Meloni infatti sta beneficiando di una crescita nei sondaggi e sta conquistando consensi soprattutto tra gli elettori di destra. Il primo danneggiato da questo nuovo equilibrio sarebbe proprio Salvini.
Special guest all’Ucciardone
Immaginando di andare al voto dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica (che avverrà a febbraio 2022), sarà opportuno per il centrodestra affidare la guida della coalizione a un capo politico a rischio condanna? Ma l’orizzonte temporale non è limitato alla primavera del 2022: il processo, infatti, si preannuncia lungo e teatrale. L’avv. Bongiorno, legale di Salvini, ha intenzione di chiamare a testimoniare quello che era praticamente tutto il carrozzone del governo gialloverde, Conte compreso.
Che la guerra con i PM abbia inizio. Per gli italiani sarà uno spettacolo già visto.
Elisa Ghidini