Salvini il Brutto
In un futuro che spero prossimo e senza troppe macerie alle spalle di coloro che ci seguiranno non si potrà fare a meno di giudicare il nostro presente da un punto di vista anche estetico. Tale considerazione ai molti potrà sembrare superflua e inutile, ma gli attuali promotori del cosiddetto “senso pratico” non riescono a comprendere quanto l’assenza di ogni bellezza riuscirà un domani a definirci e condannarci senza appello.
Ci sono cose che nel presente ci sono pressoché negate, e tra queste primeggia il giudizio che il futuro avrà di noi.
Quando lo stilista tedesco Hugo Boss disegnò le divise degli alti ufficiali nazisti non immaginava certo che oggi alla loro vista saremmo rimasti atterriti. Nelle sue intenzioni forse voleva dare un fasciato senso del dominio e di marziale superiorità, ma certo non avrebbe potuto prevedere che avrebbero trasmesso alle generazioni future la repulsione dell’ombra e dell’oscurità, che le avremmo accostate inevitabilmente alla violenza, allo sterminio, all’inferno in terra.
Platone in modo lapidario affermava che la bello non è altro che il risplendere del vero, ma questa definizione poco ha a che fare con l’attuale visione che abbiamo della bellezza. In un epoca in cui siamo ancora degli adolescenti tecnologici il vero e il virtuale si intersecano sino a confondersi e diventa bello ciò che ci “eccita” senza ricerca, senza riflessione. In pratica tutto ciò che ci colpisce produce una reazione estetica, non conta se sia terrificante, cruda, amena o poetica, ciò che conta è la nuda reazione senza che questa ci impegni troppo il pensiero. In pratica oggi siamo dei primitivi estetici.
Prendiamo ad esempio il continuo appello alla bellezza di Renzi: tutti ne percepivamo l’evidente falsità, la pura vacuità propagandistica. Da buon figlio del berlusconismo – prima televisivo e pubblicitario e poi politico – il suo appello alla bellezza era tanto plastificato quanto veicolato, ma altrettanto vuoto. In fondo chi lo ascoltava già ne percepiva l’intrinseca falsità dovuta alla totale autoreferenzialità del soggetto. Renzi svuotava il contenuto di quella parola per mostrarci solo il suo involucro demagogico. Se, come scriveva Stendhal, la bellezza non è che una promessa di felicità, Renzi faceva promesse senza alcuna reale capacità estetica di mantenerle, ed era evidentissimo.
Salvini ha fatto invece un passo avanti, o meglio… indietro: ci ha tolto anche l’involucro sino a non pronunciare affatto quella parola.
Salvini è volutamente pornografo, tenta di rendere modello di praticità politica la sua assoluta cecità estetica. Non gli serve stile, non ha bisogno di gusto, anzi lo sbeffeggia come “radical chic” e dichiara con la sua rozza presenza che non se lo può permettere per puro senso di praticità politica. In realtà non è capace di alcuna bellezza e giustifica tale mancanza dichiarando che è troppo impegnato ad occuparsi degli italiani. Certo può passare le ore sui social a mostrarsi in compagnia di un polipo che anche da morto ha più stile di lui e a fare dirette che sanno tanto di pornazzo fatto in casa, ma lo fa per trasmettere proprio tutto quell’impegno istituzionale che in realtà dimostra palesemente di non assolvere. E’ un fancazzista che dichiara di aver sgobbato 16 ore in miniera anche se tutti sanno in “tempo reale” che non è così. Le sue dirette sono come quei cinegiornali dell’ Istituto Luce che mostravano il duce indaffarato per quindici interminabili secondi ad alzare una balla di fieno.
Salvini è la vittoria del brutto, innalza a impegno il cattivo gusto, ci offre la falsa percezione di una rozza risolutezza, quella in superotto del finto tecnico della caldaia che entra in casa non vi aggiusta una mazza e per di più vi ciula con la salopette unta la moglie in vestaglia, bigodini e pantofole di spugna. Salvini è la pornografia homemade innalzata a modello politico.
Alla luce di queste considerazioni, anzi direi tristi evidenze, come può una figura del genere aver coscienza non solo del proprio ruolo istituzionale – pura utopia-, ma addirittura della sua stessa dignità personale? Come può mai un tale modello di tale e voluto pessimo gusto arrivare a comprendere di “dover chiedere scusa” alla famiglia Cucchi? Non solo non ci arriva ma – peggio ancora – il pornografico personaggio che si è “scucito addosso” gli impone addirittura di non applicare il semplice e sano buon gusto, quel minimo sindacale di stile e di educazione.
Se pensiamo che in tempi difficili il senso della bellezza sia qualcosa di superfluo non immaginiamo quanto siamo in errore. La storia sarà anche piena di periodi oscuri ma è da poco che riusciamo in coro a renderli anche terribilmente brutti.
fonte immagine tgcom24