In Italia c’è “troppa” gente che necessita di essere protetta dalla criminalità organizzata. Anche coloro che hanno lottato contro un sistema sbagliato e per questo vivono sotto scorta sono considerati uno “spreco” da razionalizzare.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha firmato una nuova direttiva sulle scorte, che mira alla loro riduzione, attraverso la selezione di criteri di assegnazione più stringenti. La battaglia del Viminale contro “gli eccessi” era già iniziata un anno fa. Il numero degli addetti alla protezione personale e alle vigilanze fisse è calato del 9 per cento in 12 mesi: si è passati da 2.218 a 2.015 agenti di scorta . Anche le vetture blindate sono state ridotte, da 434 a 404.
“Siamo impegnati per garantire la massima tutela per chi è davvero a rischio – ha spiegato Matteo Salvini- ma siamo determinati a recuperare centinaia di donne e uomini delle Forze dell’Ordine per assicurare la sicurezza a tutti gli altri cittadini”.
Chi ha bisogno della scorta?
La parola “scorta” indica l’azione di accompagnare qualcuno o qualcosa a scopo di protezione, guida e sorveglianza. L’Italia, rispetto ad altri paesi, tra cui l’Austria che ha uno dei tassi di criminalità più bassi in Europa, ha a disposizione molte scorte, precisamente 569 . La regione più “tutelata” è il Lazio con 173 scorte nel 2019, seguita dalla Sicilia con le sue 124 persone sotto sorveglianza.
Ne usufruiscono principalmente magistrati e politici, ma anche diplomatici, religiosi, giornalisti, imprenditori e testimoni di giustizia, la cui persona è considerata in costante “pericolo” di vita.
Esistono quattro livelli di “sicurezza” in base al quale spetta un certo tipo di protezione: ad esempio il livello quattro è concesso a chi è esposto a un rischio molto alto. Prevede l’utilizzo di tre automobili blindate con circa tre agenti a vettura. Attualmente è concesso a poche personalità, tra cui le massime cariche dello Stato. Il livello tre corrisponde a due auto blindate con tre agenti ciascuna, mentre per il livello successivo è prevista una sola blindata. L’ultimo prevede una vettura non blindata con circa uno o due agenti.
Nel nuovo anno il numero di magistrati sotto scorta non ha subito variazioni, mentre sono state ridotte le misure di sicurezza per molti politici, imprenditori e diplomatici.
Il caso Ruotolo
Emblematica è la vicenda che ha coinvolto il giornalista Sandro Ruotolo.
Fu minacciato nel 2015 dal boss dei Casalesi, Michele Zagaria, dopo i reportage sulla Terra dei Fuochi andati in onda su La7. Da allora è stato messo sotto scorta. Lo scorso febbraio il Viminale decise di sospendergli anche il livello più basso di protezione (un agente e un’auto non blindata), nonostante Michele Zagaria avesse dichiarato in passato di volerlo “squartare”.
La notizia fu ufficializzata dall’ex ministro Andrea Orlando, che su Twitter denunciò l’accaduto con tanto d’indice puntato: “Hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo, giornalista da sempre impegnato in inchieste sulle mafie. Lui è anche il giornalista che si è occupato della “Bestia”, il dispositivo propagandistico del ministro dell’Interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”.
La possibilità che ci fosse un’ingerenza politica sull’assegnazione delle scorte ha scatenato il caos e in pochi giorni la decisione fu sospesa, permettendo al giornalista di tornare a svolgere il suo prezioso lavoro.
Chi assegna le scorte?
L’attribuzione o la revoca di una misura di sicurezza personale non dipende direttamente dal ministero dell’Interno ma da un ufficio centrale conosciuto come Ucis (Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale). L’Ucis nacque nel 2002, sotto il governo Berlusconi, dopo l’assassinio del giurista Marco Biagi, per mano delle Nuove Brigate Rosse.
Quindi mentre il ministero dell’Interno è la “mente”, l’Ucis è il “braccio”. Il primo si occupa di emanare le direttive riguardanti la protezione degli individui nelle specifiche situazioni individuate della legge 133/2002, correlate al terrorismo, alla criminalità organizzata, all’attività di intelligence o al traffico di armi, stupefacenti, materiale radioattivo, aggressivi chimici o biologici. L’Ucis collabora con l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), con l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) e con le Forze dell’Ordine per la raccolta e l’analisi di tutte le informazioni relative alle situazioni personali a rischio, individuando e pianificando modalità, mezzi e risorse atti ad attuare i dispositivi di protezione.
Le decisioni finali spettano sempre alla Commissione centrale consultiva, composta dal direttore dell’Ucis e dai rappresentanti delle Forze di polizia, dell’Aise e dell’Aisi. In caso sia un togato a essere sotto scorta, la Commissione viene integrata con l’aggiunta di un magistrato.
Matteo Salvini non può e non deve decidere
I criteri per sospendere o meno una scorta dovrebbero essere quindi oggettivi, almeno per il momento. Il Viminale deve ancora comunicare quali saranno le nuove direttive “stringenti”, e di conseguenza il nome delle persone che verranno coinvolte.
A parte Sandro Ruotolo, anche un altro giornalista “rischia” di rimanere senza scorta. Roberto Saviano è stato più volte “minacciato” di essere privato di protezione: la prima volta nel 2017, l’ultima poco tempo fa in una diretta Facebook, quando Matteo Salvini mandò un “bacio” allo scrittore e lo avvisò che stava lavorando a una revisione dei criteri per ridurre le misure di protezione. Le nuove direttive, quindi, potrebbero escludere dal sistema lo scrittore di Gomorra, sotto scorta dal 2006. Secondo il Consiglio d’Europa questo atteggiamento è classificabile come “intimidatorio”.
Marina Lanzone