In questi sette secondi di video, Salvini, un guappo di quart’ordine, che accidentalmente fino a pochi mesi fa di mestiere faceva il ministro degli Interni, si prende gioco in modo meschino e triviale di Papa Francesco, aizzando per l’ennesima volta leghisti e cristiani a targhe alterne addirittura contro il Papa.
Non è neppure il bersaglio e la violenza dei commenti in sé a indignare. Ciò che fa letteralmente tremare i polsi è il livello della comunicazione raggiunta dalla Bestia e da Salvini. Nel giro di meno di due anni, quasi senza avere il tempo di accorgersene, quest’uomo ha trascinato la politica italiana in un tale pantano di grettezza, ignoranza becera e sottocultura da soffocare ogni forma di dibattito e rendere impossibile ogni tentativo di analisi oltre i rutti, il mojito, le cubiste, i rosari, le gogne social, i bacioni. E, in questo modo, è riuscito nell’impresa di assoldare gente che faticherebbe a collocare la scoperta dell’America nel millennio giusto e a distinguere la Costituzione da un sottobicchiere. Gente che odia, commenta, insulta. E, infine, vota.
Papa Francesco non ha bisogno di essere difeso da quattro frustrati del web e da un guitto che sognava i pieni poteri.
Il problema è che questo video di sette secondi è ciò che, ieri, 1° gennaio 2020, ha dettato l’agenda politica e comunicativa in Italia. E non ne usciremo indignandoci ma convincendoli e convincendoci che ad essere preso in giro da questo video e da questo cialtrone non è il Papa ma le migliaia di persone che applaudono.
Lorenzo Tosa