Salvini vuole i crocifissi nei porti (anche se chiusi)

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, sul palco allestito in piazza Duomo, 24 febbraio 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Salvini ripropone un tema caro al centro-destra: l’affissione obbligatoria dei crocifissi nei luoghi pubblici: scuole, università, accademie, carceri, uffici pubblici, consolati, ambasciate e i porti.

La proposta di legge – già depositata alla Camera e già firmata dalla leghista Barbara Saltamartini – prevede l’obbligatorietà dell’affissione e una multa fino a 1000 euro se tale obbligo non venisse rispettato.





La notizia non stupirà, non solo perché l’esposizione del più rappresentativo dei simboli cristiani è sempre stata una battaglia del centro-destra, ma soprattutto perché le apparizioni di Salvini in campagna elettorale col Rosario e il giuramento al Viminale col Vangelo manifestano il pensiero “cristianista” del ministro dell’Interno. Un tale pensiero non prevede necessariamente la professione della fede cristiana, ma condivide una difesa delle tradizioni e dei valori cristiani, che insieme agli usi e costumi del nostro Paese, appaiono ad una certa parte politica  e culturale del Paese come facenti parte del nostro bagaglio culturale e, quindi, della nostra “identità italiana“.

Non a caso, nella relazione redatta dalla stessa Santamartini di legge: “Le ripetute polemiche relative alla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche, documentate dalla stampa e dai mezzi di comunicazione nazionali, hanno profondamente ferito il significato non solo religioso del Crocifisso, ma anche e soprattutto quale ‘simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa’, così come già aveva autorevolmente sostenuto il Consiglio di Stato, nel parere n. 63, espresso in data 27 aprile 1988.”

Alle previste obiezioni circa la laicità dei luoghi pubblici, la deputata leghista continua: “Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel senso di introdurre un obbligo giacobino di rimozione del Crocifisso; esso, al contrario, rimane per migliaia di cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia condivisa da un intero popolo”.

Non poteva mancare l’accenno alla nostra identità: “Cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società. Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese”.

Insomma, se l’iter legislativo verrà portato avanti e la proposta verrà discussa in Parlamento, le polemiche, i dibattiti e le discussioni non mancheranno. E argomenti controversi come questi condurranno gli utenti dei social a scannarsi come, purtroppo, accade spesso.

Tuttavia, i dubbi rimangono ed è più che lecito chiedersi, già da ora, se davvero un provvedimento del genere possa giovare alla società italiana, soprattutto in questo periodo in cui il problema dell’immigrazione e dell’inattuata integrazione, rende molte persone più ostili nei confronti dei migranti. Soprattutto di quelli disperati che da un barcone arriverebbero in Italia se i porti fossero aperti. Quegli stessi porti in cui sarà presente un crocifisso ben visibile, simbolo di quei valori cristiani di solidarietà che, essendo chiusi, sembra mancare all’attuale governo italiano.

Domenico Di Maura

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