Una dichiarazione a dir poco scioccante quella del ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che in onda su Tele Lombardia ha detto:
“Faremo un censimento dei rom, quelli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere“. Aggiungendo: “Dopo Maroni non è stato fatto più nulla, è il caos. Collaborerò con tutti i sindaci“. Quando Salvini diceva: “Via gli stranieri dall’Italia” allora faceva sul serio: non vede l’ora di togliere dall’Italia non solo i migranti, chiudendo i porti, ma anche i rom, per questo (a malincuore) quelli italiani dovranno restare.
Per poter mettere in atto questo suo piano, ha bisogno di sapere esattamente chi, quanti, come e dove sono, perciò pensa ad un censimento dei rom. Lui lo chiama dossier, ma per altri è una schedatura su base etnica che è assolutamente vietata dalla legge. Difatti, Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio (nata per tutelare i diritti delle comunità rom e sinti) ha chiarito:
“Il ministro dell’Interno sembra non sapere che in Italia un censimento su base etnica non è consentito dalla legge”. Dunque Salvini farebbe meglio “a perdere un po’ di tempo dietro lo studio e l’analisi delle questioni. Inoltre esistono già dati e numeri su chi vive negli insediamenti formali e informali e i pochi rom irregolari sono apolidi di fatto, quindi inespellibili. Ricordiamo anche che i rom italiani sono presenti nel nostro Paese da almeno mezzo secolo e a volte sono ‘più italiani’ di tanti nostri concittadini. [Salvini] menziona il suo collega di partito Maroni dimenticando che fu proprio lui a inaugurare nel 2008 la costosissima e fallimentare ‘Emergenza Nomadi’ che, oltre ad essere dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato, creò l’humus sul quale nacque Mafia Capitale”.
Ma la richiesta di un censimento dei rom è solo l’ultima delle frasi shock a cui ci ha abituati, dopo: “Prima gli Italiani“, “È finita la pacchia“, “Basta taxi del mare” e “l’Italia non è un campo profughi“, ora se ne esce con l’ennesima dichiarazione razzista. Indignazione è stata espressa dagli esponenti del Pd. Matteo Orfini ha proposto un “censimento dei fascisti per evitarli meglio”, mentre Paolo Gentiloni dice: “Ieri i rifugiati, oggi i Rom, domani le pistole per tutti. Quanto è faticoso essere cattivo”. E Maurizio Martina, segretario reggente del PD, dichiara: “È l’ultimo atto di una escalation di messaggi pericolosi e inaccettabili. Credo ci si debba fermare, perché non è possibile che un grande Paese europeo come l’Italia viva ogni giorno l’ennesima provocazione che non aiuta a risolvere nessun problema ma alimenta invece una spirale di propaganda per me molto pericolosa”.
Ma Salvini si difende: “Perché proposta shock? Penso ai bambini educati al furto e all’illegalità“. Già, anche quando parla dei migranti che arrivano in Italia sui barconi, dice che se non li vuole qui è per il loro bene, perché non vuole che finiscano nelle mani della criminalità organizzata (sottintendendo che l’Italia è un Paese di fuorilegge, a prescindere dagli stranieri, che anzi sono le vittime predilette dalle organizzazioni malavitose, a causa della loro condizione). A dargli manforte ci pensa Giorgia Meloni: “Un primo passo. Il problema è molto più ampio e ha bisogno di soluzioni decise. La nostra proposta è allestire piazzole di sosta temporanee dove ci si può trattenere massimo 6 mesi. Perché se sei nomade devi ‘nomadare’, nel senso che non puoi essere stanziale. Quindi ci si deve spostare”.
Eppure il 6 giugno la senatrice a vita Liliana Segre (deportata in un campo di concentramento ad Auschwitz assieme alla sua famiglia e anche a diversi rom) aveva messo in guardia il governo, dichiarando: “Mi opporrò con tutte le energie che mi restano a leggi speciali contro i popoli nomadi”. Pare che avesse quasi previsto uno scenario del genere.
Qualcuno vede nel censimento dei rom un ritorno alle leggi razziali del 1938, vedendo in simili decisioni una nuova “difesa della razza“, ma questa volta sarà la razza italiana e non quella ariana. Ma in tutto ciò Conte, non ha nulla da dire? Qualcuno invoca l’intervento del presidente del Consiglio dei Ministri, che per ora tace.
Ma, polemiche a parte, quanti sono davvero i rom in Italia? A dare una risposta a tale domanda ci pensa Dijana Pavlovic, portavoce dell’Alleanza Romanì:
“La gente pensa che siamo un milione, in realtà le stime parlano di 130.000 rom e sinti che vivono in Italia. Più della metà, circa 80.000, sono cittadini italiani. E comunque se Salvini e il suo governo ci vogliono riconoscere come minoranza storico-linguistica, visto che siamo l’unica minoranza non riconosciuta in Italia, allora d’accordo: al momento del censimento della popolazione, possiamo autodichiararci rom e sinti e lui potrebbe sapere quanti siamo e dove viviamo. I cittadini italiani sono italiani, a meno che non ci fa un esame del sangue, quindi di che censimento stiamo parlando?”.
Purtroppo non esistono dati e numeri sicuri, a fare una stima è il Consiglio d’Europa, secondo cui in Italia vi sarebbero tra i 120mila e i 180mila rom, sinti e camminanti. L’Associazione 21 luglio nel 2017 ha stilato una mappa, da essa risulta che i rom e i sinti che vivono “in condizioni di emergenza abitativa” sarebbero circa 26mila. Dove vivono? In delle baraccopoli, in dei microinsediamenti o in alcuni centri di raccolta. In totale, costituiscono lo 0,4% della popolazione italiana e nel giro di un anno sono passati da 28mila a 26mila, diminuendo del 7%. La causa di ciò risiede nel fatto che molti si sono spostati verso altri Paesi europei, assieme alle loro famiglie. Per quanto riguarda le baraccopoli, quelle formali sono 187, divise in 87 comuni sul territorio italiano. Dal punto di vista dell’età, il 55% dei rom ha meno di 18 anni e hanno un’aspettativa di vita di 10 anni inferiore a quella italiana. Secondo alcune rilevazioni, il 43% dei rom ha la cittadinanza italiana. L’Italia è «denominata in Europa “il Paese dei campi” perché la nazione maggiormente impegnata nell’ultimo ventennio nella progettazione, costruzione e gestione di aree all’aperto dove segregare su base etnica le comunità rom».
Per quanto concerne la collocazione geografica, stando a quanto riportato dal report del Consiglio d’Europa 16.400 rom vivono “in insediamenti formali”. 1.300 persone, per lo più sinti, vivono in circa 50 micro aree situate al Centro-Nord. Mentre altri 1.200 rom di cittadinanza rumena sono stanziati fra Roma, Napoli e Sesto Fiorentino, occupando immobili in forma monoetnica. Spostandosi verso Sud, si trovano 760 rom di nazionalità italiana “presenti in abitazione dell’edilizia residenziale pubblica all’interno di quartieri monoetnici nelle città di Cosenza (circa 500 persone) e Gioia Tauro (circa 260 persone)“. La maggioranza dei cittadini di origine rumena (86%) vive in baraccopoli informali e micro insediamenti. I restanti hanno origine bulgara (9%). Mentre le baraccopoli formali ospitano 9.600 rom provenienti dall’ex Jugoslavia, il 30% (quasi 3mila) è costituito da apolidi (ossia, persone senza cittadinanza).
Il primato per le baraccopoli informali più grandi va alla Regione Campania, mentre la città con il più alto numero di baraccopoli formali è Roma (dove ce ne sono 17) la capitale italiana detiene anche il primato per “il maggior numero di micro insediamenti informali (circa 300)“. Cosa si intende per insediamenti informali? Quelli formati da tende, roulotte, baracche “fai da te” di lamiera o legno, quasi sempre sprovvisti di riscaldamento, acqua corrente, rete fognaria ed elettrica. Stando alla mappa tracciata dall’Associazione 21 luglio, in Italia vi sono 148 insediamenti formali (abitati da 16.400 persone) e 2 centri di accoglienza (che ospitano 130 individui). Sono 16 le regioni italiane interessate da insediamenti informali e micro insediamenti. Si stima che il 24% dei rom e dei sinti viva in 4 mega insediamenti: Borgo Mezzanone (Foggia), Scampia (Napoli), Camping River (Roma) e Germagnano esterno (Torino). Mentre il 73% di essi, (7.000 persone) risiede in 5 regioni, eccole di seguito in ordine crescente di persone: Lombardia (1.000), Piemonte (1.000), Puglia (1.100), Lazio (1.800) e Campania (2.100). Durante il 2017 è stato registrato un incremento dal punto di vista numerico dei mega insediamenti informali, causato dal “declassamento” di insediamenti prima ritenuti formali, quali i “campi” di Scampia e Giugliano (Napoli) e il Camping River (Roma).
Carmen Morello