Salute mentale: “meno medicine, più umanità”

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In Italia, la chiusura dei manicomi e la svolta nel sistema sanitario italiano rivolto alla salute mentale, si ebbero con l’approvazione e l’attuazione della legge 180/Basaglia nel 1978.

Una grande conquista che ha portato alla fine di un’epoca di emarginazione e di sofferenza. L’altro aspetto fondamentale della Legge Basaglia però, che prevedeva la cura dei pazienti sul territorio, è stato applicato a macchia di leopardo. Senza una strategia unitaria, quindi, ogni realtà locale si inventò la propria strada e nacquero così realtà di eccellenza e altre del tutto incapaci di far fronte alla sofferenza di utenti e familiari.

Per cercare di dare a chi soffre di disagio psichico un sostegno pronto, adeguato e dignitoso, a quasi 40 anni di distanza, è stata proposta alla Camera dei Deputati la legge 2233: “Valorizzare, la partecipazione attiva di utenti, familiari, operatori e cittadini nei servizi di salute mentale per promuovere equità di cure nel territorio nazionale”.

In quest’ottica nasce “Le Parole Ritrovate”, promosso dall’Unità Operativa di Psichiatria e dall’ambito territoriale Centro Nord dell’Azienda sanitaria di Trento. L’incontro annuale si è concluso proprio la settimana scorsa.

La malattia mentale infatti, ci può dividere o ci può unire, ci può fare sentire soli oppure ci può dare occasione e motivo di valorizzare la radice profondamente umana e comune, presente in ogni esistenza, sana o sofferente che sia.

“Non si tratta semplicemente di dare la parola a chi non l’ha sinora avuta, si tratta piuttosto di ritrovare assieme le parole…”

“Le Parole Ritrovate” danno voce e protagonismo a chi non li ha mai avuti e a chi li ha persi, servono a coinvolgere e a lasciarci coinvolgere da reti allargate di persone, di intelligenze e di sentimenti.

I professionisti di questa realtà credono nel cambiamento sempre possibile, vedono non solo il problema ma anche la risorsa e credono che assumersi una responsabilità collettiva della malattia mentale sia la strada migliore per crescere assieme.

Sotto questo auspicio nascono gli UFE (Utenti e Familiari Esperti). Queste figure sono riconosciute e retribuite e hanno un ruolo specifico al fianco di medici e operatori. Grazie a un percorso di cura riuscito, infatti, con il loro «sapere esperienziale» possono stare vicino a chi soffre, aiutando ad affrontare la malattia in modo più sereno e consapevole. I reparti psichiatrici riescono così a diventare spazi di vita e di crescita per tutte le persone coinvolte nel percorso di cura del malato, siano esse famigliari o operatori sanitari.

Ecco perché questo movimento è un’eccellenza italiana, che sta avendo ottimi risultati non solo nel nostro territorio ma anche in Europa.

“Le Parole ritrovate” riesce infatti a dar voce a chi spesso non viene ascoltato adeguatamente e mette in atto le buone pratiche del fare assieme, per cercare di far fronte alle difficoltà quotidiane del malato e della famiglia, sostenendo entrambi. Il disagio psichico ritrova così posto e dignità nella vita del malato e di tutti noi, in una comunità in cui ciascuno è un po’ più responsabile per tutti.

Erika Loss

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