“Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate isteriche nude, […] bruciare per l’antica connessione paradisiaca alla dinamo stellare nell’ingranaggio della notte”
Con questi versi il poeta americano Allen Ginsberg interpretava l’urlo di una generazione di giovani che si affacciava disperatamente alle contraddizioni della propria epoca. Lo sforzo immane di adattare le aspirazioni di una gioventù fresca e creativa a una realtà squallida e frustrante ha come possibile esito estremo la “follia”, la dissociazione dell’identità dinnanzi a un mondo che non si riesce né a cambiare né a fare proprio. I dati più recenti sull’aumento dei disagi psicologici e sul peggioramento della salute mentale dei giovani mostrano uno scenario molto vicino a quello descritto da Ginsberg.
“Con sogni, con droghe, con incubi a occhi aperti”
La crescente instabilità del capitalismo e la sua incapacità di soddisfare le aspettative che la stessa società (scuola, tv, famiglia) ha nutrito stanno logorando un numero crescente di giovani proprio nell’età in cui il futuro dovrebbe apparire sotto le spoglie di infinite possibilità. Possibilità che evidentemente appaiono però più angoscianti che altro. La prima generazione dalla seconda guerra mondiale che si attende di vivere peggio dei propri genitori vede davanti a sé quella che sembra una surrealtà dell’orrore piuttosto che un ridente futuro.
Se l’arte e i mass media possono essere usati come rilevatore dell’umore collettivo, è significativa l’analisi che Rachel Aroesti ha condotto sulle ultime serie tv animate. Surreale, assurda, glorificazione dell’assenza di significato e del caos, la più recente tendenza dei cartoni animati è più vicina al dadaismo post-bellico che allo stile di un’epoca di speranze. Proprio ai mass media e ai ruggenti social network innumerevoli studi, seri e autorevoli, hanno dato la colpa dell’aumento delle malattie mentali tra i giovani, dando mostra di uno sfumato moralismo. Nell’opinione di chi scrive, un uso patologico dei social network è più facilmente l’effetto che la causa del fenomeno.
“E poi si presentavano sui gradini di pietra del manicomio con teste rapate e discorsi arlecchineschi di suicidio, chiedendo un’immediata lobotomia”
Mentre il tasso dei suicidi ha raggiunto negli Stati Uniti il picco più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, i dati mostrano un deperimento accelerato delle condizioni di salute mentale. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychiatric Services da un gruppo di ricercatori del NYU Langone Medical Center rende noto che il numero di americani che soffrono di seri disagi mentali è il più alto di sempre. Un altro studio della Pediatric Academic Societies ha invece scoperto che il numero di bambini e giovani ospedalizzati per tentativi suicidi e autolesionistici è raddoppiato negli ultimi dieci anni.
“Sono con te a Rockland, dove urli in una camicia di forza che stai perdendo la partita del vero pingpong dell’abisso”
Negli Stati Uniti, il numero degli adolescenti con sintomi di grave depressione è aumentato tra il 2005 e il 2017 del 52% e tra i giovani adulti dai 18 ai 25 anni il dato è ancora più preoccupante, con un aumento tra il 2009 e il 2017 del 63%. Ha subito una crescita significativa anche il numero di giovani con grave disagio psichico, 71% dal 2008 al 2017. Questi risultati sembrano parlare di un più profondo malessere collettivo che si ripercuote sulla salute mentale, e ridurli all’uso dei social network o, chissà, dei videogiochi difficilmente può apparire convincente. L’assenza di fiducia nel futuro, e di conseguenza in se stessi, sembra inoltre testimoniata anche dai fenomeni finanziari più recenti.
L’inversione della curva dei rendimenti negli Usa, che esprime un crollo della fiducia nelle prospettive economiche, e l’andamento lunatico delle borse condividono molto più di quanto si possa pensare con la psicologia protesa sul vuoto delle nuove generazioni.
“Che si tagliavano i polsi tre volte di seguito senza seguito, rinunciavano ed erano costretti ad aprire negozi di antiquariato dove credevano di invecchiare e piangevano”
L’aumento dei casi di autolesionismo tra i giovani, registrato in molti paesi, rappresenta un grido di orrore senza risposta. Segnale di un’impotenza che si rivolge su se stessa, della violenza interiorizzata, l’autolesionismo è un fenomeno irrefutabile della radicalità del disagio giovanile. Secondo uno studio del Journal of Child Psychology and Psychiatry, il 26,7% degli adolescenti europei si è inflitto lesioni nell’arco della propria vita, mentre il 7,8% lo fa in maniera ricorrente.
Il fenomeno ha dimensioni molto maggiori tra le ragazze. Una ragazza su cinque tra i 16 e i 24 anni in Inghilterra ha tagliato, bruciato o avvelenato il proprio corpo. Il numero di ragazze che praticano forme di autolesionismo è aumentato nel paese dal 6,5% nel 2000 al 19,7% nel 2014. Tra i ragazzi i casi sono meno frequenti, ma hanno subito un simile aumento, passando dal 4,2% al 7,9%.
“Moloch la cui mente è puro ingranaggio! Moloch il cui sangue è denaro che scorre! Moloch le cui dita sono dieci eserciti! Moloch il cui seno è una dinamo cannibale!”
Il quadro disegnato dai dati sulla salute mentale negli Stati Uniti e in Europa sono difficili da digerire, ma abbastanza facili da intendere. Uno studio ha evidenziato come i problemi più ricorrenti tra i giovani siano l’ansia, la depressione e gli attacchi di panico. Il carattere di tali disagi rende molto probabile l’ipotesi che l’aumento dei problemi mentali tra i giovani sia da connettere alla crisi economica, che proprio quest’ultimi stanno subendo nel modo più violento. La crisi economica non significa solo disagio materiale, ma soprattutto un crollo delle condizioni di vita e delle prospettive esistenziali. La precarietà crescente del lavoro e l’incertezza economica e politica sono i fenomeni macroscopici che più facilmente possono aver prodotto questi dati, rivelando l’aspetto interiore e meno visibile della crisi contemporanea dell’umanità.
Nota: tutti i versi citati sono estratti dal poema “Urlo” di Allen Ginsberg
Francesco Salmeri