Salute e inquinamento atmosferico sono strettamente connessi e respirare aria inquinata rappresenta il più alto fattore di rischio per la salute in Europa. A dirlo è un rapporto EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) che monitora la situazione in tutto il continente. L’Italia? Guida le classifiche, ma non è un bene.
Salute e inquinamento atmosferico
L’EEA si occupa di monitorare la qualità dell’aria che respira ogni europeo e, in particolare, ha tre osservati speciali: il particolato fine (PM2,5), il biossido di azoto (NO3) e l’ozono (O3). Dal 2005 al 2021 la situazione è molto migliorata: l’inquinamento dell’aria è sceso e le concentrazioni di sostanze pericolose per la salute si sta progressivamente abbassando, tanto che si calcola il 41% in meno di decessi provocati dall’inquinamento atmosferico. Secondo Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’EEA:
“La notizia positiva è che le autorità a livello europeo, nazionale e locale si stanno adoperando per ridurre le emissioni tramite misure concrete come la promozione del trasporto pubblico o dell’uso della bicicletta nei centri urbani e mediante l’aggiornamento delle normative”.
Sappiamo che i problemi maggiori riguardano le città, dove si concentrano le attività antropiche e, dunque, l’inquinamento. Quindi spingere sull’uso di trasporti sostenibili è certamente un’ottima iniziativa. Tuttavia siamo ancora ben lontani dalle direttive dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dunque, come osserva Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l’Ambiente:
“L’UE deve adottare e attuare rapidamente la proposta di revisione della direttiva sulla qualità dell’aria che mira ad allineare maggiormente le norme dell’UE alle raccomandazioni dell’OMS“
I dati dell’Agenzia europea per l’ambiente
Salute e inquinamento atmosferico sono strettamente connessi. In particolare, respirare aria inquinata ha ripercussioni sui sistemi cardiocircolatorio e respiratorio provocando cardiopatie, ictus, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma e cancro al polmone.
In particolare, il particolato fine (PM2,5) è l’inquinante più pericoloso. È prodotto da ogni tipo di combustione, quindi trasporti, impianti per la produzione di energia, riscaldamenti e processi industriali, e nel solo 2021 ha causato ben 253.000 decessi in Europa, 52.300 dei quali in Italia. Il biossido di azoto, invece, viene prodotto soprattutto dall’ossidazione del monossido di azoto, prodotto anch’esso dai processi di combustione, e ha causato 52.000 decessi in Europa e 11.200 in Italia. Mentre, ultimo ma non ultimo, l’ozono (derivante a sua volta dal biossido di azoto) ha portato a 20.000 decessi di cui 5.100 in Italia. Ovviamente, le fasce più colpite sono quelle più vulnerabili: anziani e bambini su tutti.
Insomma, la situazione sta migliorando ma si può fare ancora molto.
Le fonti dell’inquinamento atmosferico
Le fonti dell’inquinamento atmosferico, soprattutto in ambito urbano, sono legate ai trasporti, alle industrie e al riscaldamento domestico. Quindi, ancora una volta, petrolio e gas. Niente di nuovo, dunque. Non è un mistero che l’aria invernale (sia “pubblica” sia domestica) sia meno respirabile di quella estiva: inizia a fare freddo, accendiamo i riscaldamenti, teniamo chiuse le finestre e usiamo di più la macchina, soprattutto sotto Natale.
Camminare in città, di questi tempi, non è esattamente salutare. Se vogliamo fare della sana attività fisica ci conviene prendere un autobus che ci porti nel parco extraurbano più vicino, perché fare jogging a parco Sempione farà bene al tono muscolare ma un po’ meno ai nostri polmoni.
Le politiche europee in fatto di aria pulita
L’Europa, in fatto di politiche anti inquinamento ci sta provando e sta facendo molti progressi. Infatti l’inquinamento atmosferico negli ultimi 20 anni è sceso notevolmente anche se, come si diceva all’inizio, non è ancora abbastanza. Tra gli obiettivi c’è sicuramente quello di evitare l’accumulo di inquinamento. Come?
- Imponendo limiti nazionali di emissioni.
- Imponendo una direttiva sugli impianti di combustione di medie dimensioni per limitare le emissioni di ossidi di azoto, anidride solforosa e particolato.
- Sostenendo le amministrazioni locali affinché promuovano azioni incentrate sul miglioramento della qualità dell’aria (incentivando, ad esempio, l’uso del trasporto pubblico e disincentivando quello privato).
- Finanziando ricerca e innovazione.
Spetta ovviamente alle autorità dei singoli Paesi sviluppare e attuare piani di gestione della qualità dell’aria.
Qual è la situazione in Italia?
L’Italia in tutto questo è al vertice delle classifiche. Ci sarebbe da andarne fieri se non fosse che si tratta delle classifiche dell’aria più inquinata. Ci ritroviamo al secondo posto in Europa per decessi e malattie da particolato fine (ci precede solo la Polonia), e siamo sempre al secondo posto anche per le emissioni di biossido di azoto (sta peggio di noi solo la Turchia), svettiamo, invece, per la concentrazione di ozono. Medaglia d’oro, dunque.
Anche questa non è una grande novità, che il nord Italia sia tra le aree più inquinate in Europa è ben noto. La concentrazione di industrie, agricoltura e allevamenti ha un impatto pesante sull’aria che si respira. È significativo che le città della Pianura Padana siano tra le ultime in Europa per “respirabilità”: vince Cremona, trecentosettantaduesima su trecentosettantacinque. Ma anche le grandi città non se la passano meglio. Sopravvivere a una passeggiata per le strade di Roma o Milano alle 18 di un lunedì qualsiasi, in effetti, potrebbe essere un’esperienza forte. Nel ranking europeo, infatti, anche le grandi città italiane sono indietro: Napoli 241, Roma 257, Milano 349. Giusto per fare il confronto con altre capitali europee: Berlino 238, Parigi 210, Madrid 113. Ma, ovviamente, brillano le capitali del Nord con Copenaghen al 47° posto, Oslo al 40° e Helsinki al 12°.