Salari bassi in Italia, l’inesorabile declino

L'Italia si trova di fronte a una sfida economica significativa: il declino incessante dei salari. Una condizione che nel confronto con le maggiori economie dell’Eurozona vede l’Italia dietro ai partner europei. Questo fenomeno ha profonde implicazioni per la società nel suo complesso.

Salari bassi in Italia, l'inesorabile declino

Salari bassi in Italia, l'inesorabile declino

Salari bassi in Italia: la CGIL ha recentemente pubblicato un report che ha destato preoccupazione riguardo alla situazione dei salari bassi in Italia. Secondo i dati raccolti, un numero significativo di lavoratori guadagna meno di 11.000 euro all’anno. Questo fenomeno evidenzia una problematica strutturale che richiede un’analisi approfondita.

I salari bassi hanno un impatto significativo sulla società italiana, influenzando direttamente la qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie. La difficoltà nel soddisfare le necessità di base, come il cibo, l’abitazione e l’istruzione, può portare a un aumento dello stress e dell’insicurezza finanziaria. Questo, a sua volta, può contribuire alla disuguaglianza sociale e all’esclusione economica, minando il tessuto sociale del Paese. Il panorama dei salari in Italia si presenta sempre più preoccupante, con un declino che sembra inarrestabile.

La situazione economica italiana solleva preoccupazioni in merito alla stabilità dei salari e all’effetto sull’inflazione, ma sembra rassicurare la Banca centrale europea. L’Italia si distingue all’interno dell’Eurozona come un paese dove si lavora molto, ma si guadagna poco. I salari, storicamente bassi, hanno avuto solo rari adeguamenti all’inflazione, lasciando i lavoratori in una posizione vulnerabile di fronte ai crescenti costi della vita. Un recente studio condotto dalla Cgil ha evidenziato un dato allarmante: su circa 17 milioni di dipendenti del settore privato, ben 5,7 milioni guadagnano meno di 11 mila euro lordi annui, mettendo in luce la gravità della situazione economica per molti lavoratori italiani.

Confronto internazionale sui salari

Un confronto internazionale evidenzia le sfide salariali che l’Italia deve affrontare, ma le differenze nei livelli di protezione sociale e negli standard lavorativi tra paesi rendono fondamentale l’adozione di politiche efficaci. Secondo uno studio basato sui dati OCSE, nel 2022 il salario medio italiano si è attestato a 31,5 mila euro lordi annui. Notevolmente inferiore rispetto a Germania e Francia. Questa disparità è determinata da diversi fattori, tra cui una maggiore proporzione di lavori non qualificati, un alto tasso di part-time involontario e contratti a termine, e una frequente discontinuità lavorativa. Nonostante le ore lavorate siano più elevate rispetto ad altri paesi, i salari medi in Italia restano significativamente più bassi, sottolinea la Cgil.




Nel corso del 2022, nel settore privato, il salario medio dei lavoratori dipendenti, escludendo agricoltori e domestici secondo i dati dell’INPS, ha registrato un incremento del 4,2% rispetto all’anno precedente. Raggiungendo un totale di 22.839 euro lordi annui. Questo aumento, pari a circa 911 euro lordi all’anno, si è però rivelato nettamente inferiore al tasso di inflazione del 2022. È importante notare che il 59,7% di questi lavoratori ha salari inferiori alla media nazionale. Tra di essi, più di 7,9 milioni sono dipendenti discontinui e oltre 2,2 milioni lavorano a tempo parziale per l’intero anno. Nel settore pubblico, nel medesimo anno, il numero di dipendenti è stato di 3.705.329, con una retribuzione media di 34.153 euro lordi annui.

Le conseguenze economiche del declino dei bassi salari in Italia,  sempre più in caduta.

La diminuzione dei salari in Italia ha profonde conseguenze economiche, influenzando diversi aspetti come la domanda interna, la crescita economica e la competitività delle imprese. Questo fenomeno porta anche a minori entrate fiscali per lo Stato e ad un aumento della dipendenza dai sussidi sociali, mettendo così sotto pressione il bilancio pubblico e il sistema di welfare. Nonostante un aumento salariale superiore al settore privato, pari al +6,3% rispetto al 2021, che corrisponde a circa 2.000 euro lordi all’anno, questo incremento è comunque inferiore all’inflazione del 2022.

Secondo lo studio, i lavoratori si trovano con salari non adeguati principalmente a causa dei ritardi nel rinnovare i contratti nazionali di lavoro. Questo problema è radicato nella struttura economica del nostro Paese, caratterizzata da un modello di sviluppo basato su un sistema produttivo a basso valore aggiunto, spesso rappresentato da micro e piccole imprese. Questo scenario favorisce una domanda di lavoro meno qualificato e più precario, il che si traduce in retribuzioni inferiori per i lavoratori.

Osservando verso il futuro, emergono sia prospettive positive che sfide significative per i salari in Italia. Da un lato, esiste la possibilità di implementare politiche e iniziative mirate a migliorare le condizioni economiche dei lavoratori e ad incentivare una maggiore equità salariale. Dall’altro lato, sarà cruciale affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione e dall’automazione sempre crescente, fattori che potrebbero continuare a esercitare pressioni al ribasso sui salari. Tuttavia, con un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e sindacati, è possibile fronteggiare efficacemente la crisi dei salari e promuovere una maggiore prosperità per tutti i lavoratori italiani.

 

Felicia Bruscino

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