Settima riunione del Comitato Direttivo del programma Thamm: un’analisi della governance della migrazione professionale
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Nel panorama politico tunisino, l’azione del presidente Kais Saied nella repressione in Tunisia contro le ONG e la società civile che aiuta i migranti, sta suscitando interrogativi e preoccupazioni tra coloro che si occupano delle questioni migratorie. Il 21 febbraio 2023, Saïed ha sollevato polemiche accusando le persone di origine subsahariana e sudanese di condurre una sostituzione etnica nel paese.
Tale posizione è stata seguita da strette di mano diplomatiche con la premier italiana Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, culminate nella firma di un memorandum d’intesa. Nel frattempo, il ministero degli Interni ha avviato deportazioni di migliaia di migranti verso le zone desertiche ai confini con Algeria e Libia.
Nonostante le repressioni in Tunisia contro le ong continuino giorno dopo giorno – con interrogatori, irruzioni in casa, perquisizioni e arresti – il Presidente registra un importante supporto da parte di Giorgia Meloni, con cui ha anche firmato accordi di cooperazione economica, sviluppo e gestione dei migranti.
Le deportazioni, tuttavia, non sono cessate e ancora oggi proseguono. Saïed ha rivolto l’attenzione non solo ai migranti, ma anche a coloro che operano nel settore migratorio. Durante il Consiglio di sicurezza del 6 maggio scorso, ha affermato: “La Tunisia non sarà una terra d’insediamento per questi immigrati e non è neanche un punto di passaggio per loro”. Ha inoltre accusato alcuni individui di aver ricevuto dei soldi per favorire l’arrivo di migranti nel paese, affermando che enormi somme di denaro sono state inviate dall’estero a favore degli immigrati africani e delle reti e associazioni che li sostengono.
La repressione in Tunisia contro le ONG e le associazioni per i diritti dei migranti ha fatto sì che molti dei rappresentanti, operatori o attivisti di spicco fossero arrestati, perquisiti e interrogati dalle forze dell’ordine locali. Molte sono le accuse ma una delle ultime è sicuramente quella di “associazione a delinquere”.
Saïed ha tradotto le sue parole in azioni concrete. Nell’ultima settimana, quattro persone appartenenti a tre diverse organizzazioni sono state messe in custodia cautelare con accuse che vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio di denaro e all’appropriazione indebita. Queste azioni hanno colpito sia rappresentanti del Centro tunisino per i rifugiati (Ctr) che collaborano con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), sia figure prominenti della società civile come la ex presidente di Terre d’Asile in Tunisia Sherifa Riahi e Saadia Mosbah, presidente dell’associazione Mnemty.
Queste misure hanno suscitato reazioni contrastanti nella società civile tunisina. Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, ha denunciato l’aggravarsi della crisi e della repressione in Tunisia contro le ONG. Anche Bassem Trifi, presidente della Lega tunisina dei diritti umani, ha criticato duramente le azioni del presidente Saied, sottolineando il rischio di ulteriori restrizioni alla libertà civile nel paese.
Queste misure autoritarie di Saied si inseriscono in un contesto di aumento delle partenze di migranti attraverso il Mediterraneo, con la Guardia nazionale tunisina che ha dichiarato di avere intercettato un numero significativo di persone in mare. Tale situazione non solo minaccia la stabilità interna della Tunisia, ma ha anche implicazioni per l’Europa, in particolare per l’Italia, che sta finanziando politiche securitarie nel paese.
La situazione non è sicuramente volta a migliorare. Mentre la repressione in Tunisia contro le ONG è sempre più spietata, il Presidente stesso è il primo a fomentare odio e razzismo nei confronti delle persone migranti, così da dividere la popolazione tunisina. In particolare modo, come anche lo stesso presidente ha affermato, molta della xenofobia è destinata ai migranti di provenienza subsahariana, considerati i peggiori mali della società e solamente occupanti da sgomberare.
La stretta autoritaria di Saied e la repressione in Tunisia contro le ONG non solo compromette la situazione dei migranti in Tunisia, ma rischia anche di limitare la libertà di stampa e l’attività delle organizzazioni della società civile nel paese. L’Unione nazionale dei giornalisti tunisini ha denunciato le restrizioni imposte ai media e ha annunciato una revisione della partnership con il ministero dell’Interno sulla sicurezza dei giornalisti. Saïed continua però a godere del sostegno economico dell’Unione europea e del governo italiano di Giorgia Meloni, nonostante le critiche e le preoccupazioni sollevate dalla società civile.
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