I piccoli borghi italiani durante la stagione autunnale diventano una vetrina di sapori e tradizioni capace di ravvivare le più remote località di provincia, attraendo notevoli flussi turistici. Quest’anno, però, l’intera economia che gira attorno a sagre e a feste locali è destinata a spegnersi a causa della pandemia. Secondo uno studio di Coldiretti/Ixè (Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo) diffuso in occasione del varo delle nuove misure di contenimento, lo stop alle sagre colpisce i circa 34 mila operatori ambulanti.
I nuovi DPCM sono chiari a riguardo:
Sono vietate le sagre e le feste di comunità
Le sagre sono aggregazione, venire a contatto con luoghi, sapori e persone. Sarà un autunno senza sagre e feste di paese. Risulterebbe troppo rischioso dare il via libera a questi eventi.
I prodotti tipici definiscono un luogo
Nate per festeggiare un raccolto o, più in antichità, la consacrazione di una chiesa, nel corso del tempo le sagre sono diventate una vera e propria tradizione in Italia. Ci sono sagre che esistono da centinaia anni, come la Sagra della Castagna in Toscana. Queste celebrazioni sono un assaggio di quel piccolo mondo che abbiamo l’opportunità di incontrare. Quando ci troviamo in un luogo che ospita una sagra sono i prodotti tipici quelli che portiamo ad amici o parenti, per far conoscere anche a loro i sapori di quella zona. Perché, soprattutto in Italia, i prodotti tipici definiscono la località.
Ma le sagre non si possono fare “Online”
Molte feste e incontri quest’anno si sono fatti Online o in diretta tv, come la Giornata internazionale del Jazz o la Notte della Taranta salentina. Non c’è neanche bisogno di dire quanto questi eventi possano essere diversi dal viverli direttamente, ma per le sagre la situazione è diversa. Essendo basate sulla vendita e il consumo dei prodotti tipici o di stagione, ovviamente, non possono svolgersi “a distanza”.
Le sagre favoriscono l’economia
La maggior parte dei prodotti tipici nazionali – secondo lo studio Coldiretti/Ixè – vengono comunemente venduti durante le sagre nei piccoli borghi della Penisola, che in quei giorni riacquistano vivacità. Tre italiani su quattro partecipano a questi eventi ogni anno, consumando, assaggiando, acquistando.
Chi vive di sagre come farà quest’anno?
È la prima domanda che viene in mente. Si è sentito molto parlare di bar e ristoranti, poche volte sono stati menzionati gli operatori che durante l’anno lavorano a questi eventi. Gli operatori di sagre e feste di paese si aggiungono a quella lunga lista di lavoratori che il Covid sta penalizzando maggiormente. Perché è triste che non si possa partecipare a questi eventi… Ma pensiamo a quelle persone che vivevano di questi momenti. Loro come faranno? È una domanda che resta sospesa, per questa categoria di lavoratori e per molte altre.
Ginevra Dinami