Saffo è stata la prima poetessa del mondo greco, un mondo tutto al maschile, in cui le donne non potevano accedere alla cultura e a volte neanche all’alfabetizzazione. Ciò che ha permesso a Saffo di esprimersi sono state le condizioni particolari del luogo e del tempo in cui è vissuta. Infatti, nell’isola di Lesbo tra il VII e il V secolo a.C., il mondo femminile trovava il suo spazio, in maniera autonoma rispetto agli uomini, in forme di associazione come il tiaso.
IL TIASO
Saffo esercitò il ruolo di educatrice all’interno del tiaso, un’istituzione che preparava le giovani fanciulle al matrimonio e alla vita coniugale. Il tiaso era una realtà riconosciuta e apprezzata dalla società e alla quale partecipavano le ragazze dell’alta nobiltà. Non si trattava di un semplice educandato femminile di tipo moderno. Al contrario, il tiaso era un’associazione di forte impronta religiosa, in cui Saffo era la sacerdotessa di Afrodite, dea dell’amore.
Un elemento di grande importanza nel tiaso era l’amore omosessuale femminile. L’omosessualità veniva vissuta in funzione essenzialmente educativa. Infatti, nel tiaso le ragazze venivano istruite su tutto ciò che riguardava il matrimonio, quindi anche la sessualità. Tuttavia, questo aspetto è stato interpretato erroneamente nel corso del tempo, tanto che oggi si usa il termine “saffico” in riferimento all’amore omosessuale femminile e viene chiamata “lesbica” la donna omosessuale. Queste letture sbagliate non hanno tenuto conto della realtà storica, sociologica, culturale del tempo di Saffo, ponendo l’accento solamente sull’aspetto sessuale. In realtà, invece, erano soprattutto l’aspetto educativo e affettivo a prevalere nell’amore del tiaso.
LE POESIE DI SAFFO
Saffo scrive soprattutto d’amore, ma sempre nella cornice paideutica-religiosa del tiaso. La sua composizione più famosa è la cosiddetta ‘ode della gelosia’, citata con grande lode dall’ ‘Anonimo del Sublime’.
Simile agli dèi mi pare quell’uomo
che davanti a te siede e sente
la tua voce dolce
e il tuo sorriso amoroso;e a me questo fa saltare
il cuore nel petto; se ti guardo
per un istante, non mi esce un solo
filo di voce,ma la lingua è spezzata, scorre esile
sotto la pelle subito una fiamma,
non vedo più con gli occhi, mi rimbombano
forte le orecchie,e mi inonda un sudore freddo, un tremito
mi scuote tutta, e sono anche più pallida
dell’erba, e sento che non è lontana
per me la morte.
Questa poesia esprime la grande potenza dell’amore, che ha effetti non solo sull’anima, ma anche sul corpo di chi lo prova. Saffo offre una vera sintomatologia dell’amore, dando un elenco dei sintomi della sua sofferenza amorosa. Le viene a mancare la voce, la lingua si indurisce, un fuoco le scorre sotto la pelle, la vista si annebbia, le orecchie rombano, il corpo suda freddo, un tremito l’attraversa, il viso si impallidisce, e la morte sembra ormai vicina.
Questa ode ebbe un immenso successo per la sua incredibile e innovativa forza espressiva. Un tempo veniva interpretata in termini autobiografici, come uno sfogo di gelosia della stessa Saffo. Tuttavia, oggi, conoscendo meglio la lirica greca d’amore e le sue occasioni, l’interpretazione pone dei problemi. Si ritiene principalmente che si tratti di un carme di congedo per una ragazza che avrebbe abbandonato il tiaso per sposarsi.
INTERPRETARE L’ANTICHITÀ
Approcciandosi a culture e testi antichi, bisogna sempre tener conto del contesto storico, culturale, sociologico in cui sono nati. È necessario quindi evitare di interpretare dei fenomeni antichi, lontani dalla nostra sensibilità e conoscenza, servendoci di categorie moderne per noi tipiche e usuali. Lo studio dell’antichità ci invita proprio a prestare attenzione, ad acuire il nostro senso critico, a non lasciarci andare a giudizi affrettati. Anche l’educazione femminile del tiaso e la poesia di Saffo vanno lette alla luce del tempo in cui si sono manifestate. Solo in questo modo possiamo coglierne il vero significato, la vera bellezza.
Giulia Tommasi