Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, un pugliese ed un piemontese che nel 1908 emigrarono negli Stati Uniti. Lavoravano nel Massachusetts uno come operaio in una fabbrica di scarpe, l’altro come pescivendolo. Erano uniti dai loro ideali anarchici, ideali che difesero fino al giorno del loro assassinio; assassinio sì, perché la pena di morte è assassinio.
Nel 1920 furono accusati di essere gli autori di una rapina in una fabbrica di calzature in cui rimasero vittime un cassiere e una guardia. Inutile dire che in quel periodo (non che ora le cose siano cambiate) vi erano pregiudizi verso gli stranieri, ma anche paura verso anarchici e comunisti.
Il processo che fu istituito contro i due non giunse mai a prove certe e fu condizionato dall’ansia di placare un opinione pubblica furiosa e avvelenata dalla violenza, a cui il giudice diede dei colpevoli, ci furono inoltre da parte della polizia, dei procuratori e dal giudice forti pregiudizi, tant’è che vennero definiti dallo stesso giudice “anarchici bastardi”.
In seguito ci furono proteste e fu costituito un comitato di difesa Sacco e Vanzetti.
Un pregiudicato confessò di aver partecipato a quella rapina assieme ad altri complici, scagionando così i due, ma nonostante tutti ciò: appelli,manifestazioni e richieste di assoluzione di livello mondiale, il 23 Agosto 1927 Sacco e Vanzetti vennero uccisi su una sedia elettrica. Vennero uccisi per i loro ideali, vennero uccisi perché lottavano per un mondo senza padroni, vennero uccisi perché stranieri.
Le ultime parole di Vanzetti in tribunale furono queste:
” Ho da dire che sono innocente, in tutta la mia vita non ho mai rubato e non ho mai ammazzato. Non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto. Primo fra tutti: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. E se c’è una ragione per la quale io sono qui è questa, e nessun’altra. […] Io non ho mai pensato di arricchire, non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando. Sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso. Sto soffrendo e pagando perché sono anarchico. Perché sono italiano… e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto”
Il 23 Agosto 1977, 50 anni dopo la loro morte, il governatore del Massachusetts diffuse un proclama che assolveva i due uomini dal crimine.
Erano innocenti, e cinquant’anni dopo vennero riconosciute le loro ragioni, quando ormai i loro corpi non erano altro che cenere e i loro cuori battevano ancora in ogni persona che scese nelle piazze e che contribuì nel fare giustizia.
La storia di Sacco e Vanzetti deve farci riflettere sui pregiudizi che nutriamo verso gli altri e deve portarci a difendere i diritti delle persone straniere per il rispetto dell’uomo, dell’umanità e di noi stessi, perché non dimenticate che siamo esseri umani !
“Possono bruciare i nostri corpi, non possono distruggere le nostre idee. Esse rimangono per i giovani del futuro, per i giovani come te. Ricorda, figlio mio, la felicità dei giochi … non tenerla tutta per te. Cerca di comprendere con umiltà il prossimo, aiuta il debole, aiuta quelli che piangono, aiuta il perseguitato, l’oppresso: loro saranno i tuoi migliori amici” (Nicola Sacco, lettera al figlio)