Nelle folle, l’imbecille, l’ignorante e l’invidioso sono liberati dal sentimento della loro nullità e impotenza, che è sostituita dalla nozione di una forza brutale, passeggera, ma immensa.
Gustave Le Bon, Psicologia delle folle
Proteste in tutta Italia
E’ protesta in tutta Italia dopo l’ultimo giro di vite portato avanti dal Governo a suon di Dpcm. A Torino, i tassisti hanno occupato Piazza Castello. Due negozi di via Roma sono stati devastati e saccheggiati da un gruppo di manifestanti. A Cremona, invece, i proprietari delle attività di ristorazione hanno fatto risuonare pentole e padelle davanti alla prefettura, per poi lasciarle abbandonate a terra, come dimenticate. Sempre la prefettura è stata il bersaglio delle bombe carta, questa volta a Catania. Cortei anche a Treviso e a Viareggio, dove sono esplosi fumogeni e petardi. A Genova, incredibilmente insieme hanno sfilato ristoratori, lavoratori dello spettacolo e no mask. A Milano, la polizia ha lanciato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti che gettavano bottiglie e pietre davanti al Pirellone, sede di Regione Lombardia, mentre un corteo non autorizzato e abbastanza esagitato si sparpagliava in corso Buenos Aires.
Infiltrazioni pericolose
Sulla carta sono manifestazioni di protesta contro le chiusure imposte dal decreto, ma tra ristoratori e commercianti pacifici ci sono anche i professionisti dello scontro e gli aizzatori delle folle con qualsiasi pretesto. Sul web, nel mentre, spopolano gli slacktivist e le testimonianze sotto l’hashtag #Italiasiribella.
La crisi economica come pretesto
La parola d’ordine intanto, dal Viminale, è disinnescare. E’ sotto gli occhi di tutti infatti, come queste forme legittime di protesta, di gente sfiancata da mesi di chiusure e investimenti per riadeguare i propri esercizi commerciali, siano il bersaglio preferito di coloro a cui, del lockdown, frega fino a pagina 2. Le manifestazioni delle scorse notti a Napoli, Roma e Torino sono state oggetto di infiltrazioni violente, con il preciso scopo di creare disordini.
La violenza come fattore comune
Sembra si siano schierati insieme ultras, fascisti e centri sociali, segno che la violenza è il fattore comune a qualsiasi estremismo. Ed è inutile, questa mattina, farsi la bocca larga con la frase falsamente attribuita a Pertini sul governo che va cacciato anche con mazze e pietre.
#ItaliaSiRibella:
Per i disordini creatisi nelle proteste contro le chiusure del Dpcm: due negozi di via Roma a Torino sono stati devastati da gruppi di manifestanti che, sfondata la vetrata d’ingresso, si sono introdotti all’interno e dati al saccheggio pic.twitter.com/jrGpimPIXU— Perché è in tendenza? (@perchetendenza) October 26, 2020
Evidentemente, spaccare le vetrine è un modo di protestare contro le chiusure e aiutare i commercianti in difficoltà. Che il negozio in questione sia Gucci o che sia il ristorante sotto casa. Uscire di casa con le molotov, infatti, è una dichiarazione di intenti: la protesta a favore dei commercianti è solo un pretesto per il vandalismo, senza passare dalla manifestazione di un dissenso. A dimostrazione di questo, infatti, il fatto che a Torino le persone fermate siano una decina: pregiudicati e senza alcuna attività commerciale. Solo solidarietà con le categorie più colpite?
Occhio alle strumentalizzazioni
Tutti sono arrabbiati e poco lucidi, è normale. Ed è in questo momento che si diventa ingenuamente scudo di chi ha interesse ad alimentare tensione. Con il risultato che oggi si parla più di vetrine sfondate da un paio di teppisti per accaparrarsi i pantaloni gialli da Gucci che delle ragioni delle proteste. Il risultato ottenuto dai violenti sarà, ancora una volta, quello di rafforzare chi è al potere e mettere a tacere le critiche legittime e sensate ai provvedimenti. A preoccupare davvero dovrebbero essere lo stato di abbandono e l’incertezza verso il futuro per tante famiglie e attività, terreno di solitudine fertile per le mafie e per la criminalità, che oggi ti appoggia e domani ti sfrutta.
Vedendo questo saccheggio travestito da dissenso, il vero atto di ribellione contro il virus e le difficoltà economiche è forse davvero restare in casa e rispettare le regole, per cercare di attutire il colpo di questa seconda ondata. O, se si scende in piazza, guardarsi bene dall’essere strumentalizzati da chi, domani mattina, ci ruberà la scena e l’attenzione politica perché ha deciso di saccheggiare Gucci o chi per lui.
Elisa Ghidini