Sabra e Chatila: storia di un olocausto moderno

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Tra il 16 e il 18 Settembre del 1982  nella periferia di Beirut (Libano)  nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Chatila, si consumo’ uno dei più terribili massacri della storia.  3500  palestinesi inermi.  A compiere queeto terribile gesto, che più  tardi fu definito genocidio, furono i cristiani maroniti  libanesi e dall’esercito del Libano del Sud, con la complicità dello stato di  Israele. In quell’occasione,  Ariel Sharon, ordinò di chiudere ermeticamente i campi profughi, in modo che messun potesse sfuggire al terribile destino. Sui tetti e sulle alture, invece, erano piazzati cecchini. La maggior parte dei profughi erano donne, anziani e bambini, quando i rappresentanti delle nazioni unite, vollero constatare con i propri occhi gli effetti dell’operazione denominata “Pace Galilea”, si trovarono di fronte ad un olocausto; cadaveri di bambini come tappeti di foglie sul prato, corpi dilaniati ovunque, l’apocalisse.

Elaine Carey scrive sul quotidiano Daily Mail :

« Nella mattinata di sabato 18 settembre, tra i giornalisti esteri si sparse rapidamente una voce: massacro. Io guidai il gruppo verso il campo di Sabra. Nessun segno di vita, di movimento. Molto strano, dal momento che il campo, quattro giorni prima, era brulicante di persone. Quindi scoprimmo il motivo. L’odore traumatizzante della morte era dappertutto. Donne, bambini, vecchi e giovani giacevano sotto il sole cocente. La guerra israelo-palestinese aveva già portato come conseguenza migliaia di morti a Beirut. Ma, in qualche modo, l’uccisione a sangue freddo di questa gente sembrava di gran lunga peggiore » (fonte Wikipedia )

I morti di cui parla la giornalista Elaine Carey, sono 20,000. In quella guerra, furono usati qualsiasi tipo di armamento bellico, comprese le bombe a grappolo e quelle al fosforo.

Ellen Siegel, volontaria ebrea americana, nella sua testimonianza dichiarò :

In cima all’edificio soldati israeliani guardavano verso i campi con i binocoli. Miliziani libanesi arrivarono in una jeep e volevano portare via un’assistente sanitaria norvegese. Ci rivolgemmo a un soldato israeliano che disse ai miliziani di andare via. Infatti partirono. Alle 11.30 circa gli israeliani ci condussero a Beirut Ovest. Sedetti sul sedile anteriore di una jeep della IDF. L’autista mi disse: .《Vorrei essere a casa con la mia famiglia. Credete che mi piaccia andare porta a porta e vedere donne e bambini?» Gli chiesi quante persone avesse ucciso. Rispose che non era affar mio. Disse anche che l’esercito libanese era impotente, erano stati a Beirut per anni e non avevano fatto nulla, che Israele era dovuta arrivare per fare tutto il lavoro. 》(Fonte Wikipedia )

Tutto era iniziato a giugno, quando per contrastare l’OLP di Arafat,  Israele invase il Libano. Il genocidio, la pulizia etnica, venne ordinata per punire i palestinesi dopo l’attentato a Bashir Gemayel, il fantoccio eletto messo lì da Israele a fare il  Presidente del Libano.

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