Ryanair allunga i suoi tentacoli su Alitalia

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Ve la immaginate la compagnia aerea di bandiera contraddistinta da una mescolanza di colori che richiamano più ad un arcobaleno nel pieno della sua esplosione cromatica che a quelli della nostra nazione?

Perchè no, dopotutto i cambiamenti fanno parte del normale incedere del tempo e bisogna accettarli anche quando, purtroppo, risultano essere provocati dalla inettitudine di alcuni soggetti.

Eh già, perchè non “spezzettare” la nostra storica ed amata compagnia di bandiera, la cara Alitalia, cedendola ai diversi partner europei interessati, tra cui, ad esempio, l’arcinota compagnia irlandese lowcost Ryanair? Eh sì, proprio fin qui siamo arrivati, a svendere ulteriormente ciò che rimane di un pezzo della nostra storia, oltre che della nostra economia.




Gli innumerevoli, ed i tristemente conosciuti fatti, di cui è protagonista Alitalia da ormai diversi anni, stanno, attraverso quest’annosa vicenda, delineando i sempre più molteplici tratti distintivi di un paese la cui minaccia dell’imminente collasso economico è sempre dietro l’angolo.

Infatti, il timore della smisurata incapacità della nuova classe dirigente si mischia con un passato fatto di eventi che con il tempo si svelano in tutta la loro scandalosa verità, evidenziando le falle di un sistema profondamente corrotto e spesso incapace.

Alitalia, dal 1 gennaio 2015, contraddistinta con il nome di Società Aerea Italiana S.p.A. in amministrazione straordinaria, è da anni al centro di turbolente vicende. Rilevando il marchio e gli asset dalla ex compagnia di bandiera CAI, resasi azionista per permettere l’entrata nel capitale da parte di Etihad Airways (che la partecipa al 49%), la nuova Alitalia ha voluto presentarsi con una nuova identità. Nonostante ciò e nonostante gl’innumerevoli tentativi di rimettere la compagnia di bandiera in carreggiata, le gestioni succedutesi negli anni hanno però operato scelte imprenditoriali evidentemente disastrose, comportando unicamente la produzione di bilanci passivi.

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Tra i motivi che riportano tristemente alla ribalta Alitalia, determinandone lo stato d’insolvenza ed il commissariamento da parte del governo, ci sono senza dubbio i costi annuali, di gran lunga superiori alla media del mercato, con particolare riferimento al costo del carburante, oltre che al noleggio ed alla manutenzione degli aeromobili.

Il quadro, sconfortante, si arricchisce della presenza di numerosi soggetti che hanno già manifestato l’interesse nel comprarla interamente o in parte. Tra questi Lufthansa, la stessa Etihad, British Airways, Easy Jet e, come detto, Ryanair, il cui a.d., Michael O’Leary, ha dichiarato essere interessato solo agli asset di lunga durata per poi aggiungere che: “ci può essere un futuro molto positivo per il lungo raggio di Alitalia. Se un domani Alitalia entrasse nel perimetro del nostro gruppo continuerebbe ad essere una compagnia diversa da Ryanair, anzi sarebbe addirittura concorrente sul territorio italiano. Non vogliamo trasformarla in una compagnia low cost
sussidiaria di Ryanair
”.




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Dopo le manifestazioni di interesse, la cui scadenza è il 15 di settembre, entro i primi giorni di ottobre dovranno arrivare proposte concrete, ma il timore che si possa giungere ad uno smembramento di Alitalia, suddividendone le spoglie tra i diversi soggetti interessati, continua ad essere un’ombra che aleggia sul futuro della compagnia. Questo, nonostante le rassicurazioni delle diverse parti politiche che negano ciò possa accadere. Si pensi all’affermazione del ministro Dario Franceschini il quale sostiene che: “lo spezzatino di Alitalia sarebbe un errore gravissimo e lo dico da Ministro della Cultura e del Turismo ribadendo la posizione più volte espressa dal governo”.

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La sensazione di estrema precarietà è evidente ed il fiato sul collo delle compagnie aeree straniere si fa sempre più intenso.Vedremo se Alitalia si tingerà di altri colori o, mantenendo quelli del tricolore italiano, cadrà comunque sotto la gestione dei compratori esteri.

Comunque sia, il triste scenario che la vede protagonista ormai da molti anni sembra erigerla ad esempio di una nazione in declino, dando enfasi ad un quadro complessivo che dà credito alla posizione di chi non riesce più a trovare nelle istituzioni e nel management italiano un nuovo punto di partenza.

                                                                                                                                                                                  Turi Ambrogio

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