Parlare di Manchester United senza ricordare le imprese di Ryan Giggs è una delle cose più difficili al mondo. Sotto la guida di Sir. Alex Ferguson, l’ala sinistra gallese è diventato uno dei protagonisti degli straordinari trionfi dei Red Devils. Dalla Champions League della stagione 2008/2009 a ben 13 campionati inglesi vinti con la leggendaria divisa rossa, il numero 11 ha sempre regalato grandi gioie ai propri tifosi.
La grandezza di Ryan Giggs in campo, però, non è purtroppo riscontrabile anche nella vita quotidiana e privata. Lo scorso novembre, il 47enne di Cardiff è stato infatti arrestato a Worsley, nel Salford, per presunte violenze domestiche e minacce all’ex fidanzata, Kate Greville, e alla sorella ventenne di quest’ultima. Dopo aver ottenuto la scarcerazione su cauzione, Giggs si era auto-sollevato dall’incarico di allenatore della nazionale gallese.
Il prossimo 28 aprile, l’ex-giocatore dello United dovrà rispondere dei terribili reati di cui è accusato, cercando di dribblare la giuria per dimostrare la propria innocenza. Nell’attesa che il processo faccia finalmente luce sull’accaduto, attraverso un comunicato ufficiale la Federcalcio gallese ha sollevato l’allenatore dal proprio incarico, affidandosi all’assistente Robert Page.
“Il mio nome sarà presto di nuovo pulito”, ha recentemente affermato l’imputato, fiducioso di riuscire a dimostrarsi estraneo ai fatti. Sfumato il sogno di guidare la sua nazionale agli Europei di quest’estate, Giggs sogna di lasciarsi presto alle spalle le accuse. Nel frattempo, però, le immagini del labbro gonfio della Greville sembrano una prova inconfutabile di una spregevole violenza.
La “difficile” vita privata di Ryan Giggs
Nel corso della sua carriera sportiva, i tabloid inglesi hanno più volte parlato della “movimentata” vita privata del giocatore, dai continui tradimenti alla lunga relazione segreta con la compagna di suo fratello Rhodri. Inoltre, secondo le indagini degli inquirenti, Ryan Giggs avrebbe assunto comportamenti violenti e coercitivi già dal dicembre 2017. Kate Greville e sua sorella avrebbero dunque sopportato ben 3 anni di inferno senza riuscire a denunciare.
Indipendentemente dall’esito del processo, episodi di questo tipo dovrebbero far riflettere a lungo. Troppi, infatti, tendono ancora oggi a “giustificare” i comportamenti di grandi campioni, separando il campo dalla vita privata. L’immenso potere educativo dello sport (specialmente di uno tanto diffuso come il calcio), purtroppo, non sembra essere pienamente compreso. Il rischio che i giovani emulino i loro “beniamini” è dunque la problematica più grande che la società dovrebbe scongiurare attraverso modelli positivi.
Un “campione” dovrebbe esserlo tanto con il pallone tra i piedi quanto nella sua quotidianità, dando l’esempio alle migliaia di tifosi che lo seguono dagli spalti, in tv o sui social. Troppo spesso, però, ciò non accade e le imprese sportive tendono a coprire situazioni tanto negative e vergognose come questa. In attesa del verdetto, sorge spontanea una riflessione sul destino di Ryan Giggs. Sarà la fine di una leggenda o l’ex ala riuscirà a salvare la propria reputazione?
Alessandro Gargiulo