La Russia esulta. E’ felice.
E’ morbosamente e schifosamente entusiasta.
“Aleppo Nash”.
Ecco lo slogan che scorre, scivola come un viscido serpente velenoso, sul web, sui social, si trasmette di bocca in bocca, come una malattia causata dallo scambio di saliva.
La Russia esulta. E’ felice. E’ morbosamente e schifosamente entusiasta.
“Aleppo Nash”. Aleppo è nostra.
E’ lo slogan destinato alla recente conquista della ormai martoriata città siriana.
Protagonista, spettatrice passiva, vittima di violenze, sangue, bombe. Morte, morte e ancora morte. Olocausto, schifo.
Non vorrei rischiare di sfiorare i potenti umori della Russia, che appare, ai curiosi occhi del mondo, una superpotenza glaciale, cristallizzata nei rigidi palazzi di ghiaccio, a muovere le pedine di una guerra, come se giocasse a scacchi.
L’indignazione ha scavalcato le frontiere, attraversato mari, raggiunto la galassia. Frasi come:
“sono i ribelli di Aleppo est a spargere di polvere i bambini per poi mostrarli come vittime dei bombardamenti”
Hanno inquinato pure l’aria che respiriamo.
Ecco, oggi sono qui per accarezzare una spina nel fianco, nuda, scoperta, un poco ossuta, della nostra cara Russia. Una debolezza, una realtà, che forse la rende un po’ più umana.
D’accordo, inizialmente può sembrare divertente, me ne rendo conto.
Ma non lo è.
Vodka, absolut vodka.
Come sbagliarsi? E’ lei, perfetta, liscia.
Fuori dal freezer quell’ultima bottiglia verde, ancora coperta dalla brina, ghiacciata, che quasi mi paralizza il cervello solo all’idea di sfiorarla. L’etichetta in cirillico si sta scogliendo longo i bordi, seguendo un’ondata di continuo discioglimento dei ghiacci. Alcool di altri posti, paesi lontani, luoghi che non ho mai visto.
E poi giù. E’ lei, come sbagliarsi. Vodka o amore. Amore e vodka.
E invece no.
Succede in Russia. Si, avete capito bene, nella glaciale, ricoperta di brina, liscia, paradisiaca e a tratti balorda Russia. (Mi verrebbe da dire:e dove sennò?)
Sono 33 i decessi e 41 i ricoveri. (Ma potrei sbagliarmi, le fonti non sono chiare riguardo il numero esatto delle morti).
Vi stiamo raccontando una storia d’infinito degrado e alcolismo, perfettamente condito da una punta di umana ingenuità e disperazione. Si, ci leggo disperazione, e non poca.
Succede nella lontana provincia Russa, nel distretto Leninsky di Irkutsk, nel distante oriente, il 19 dicembre scorso. L’oggetto del desiderio, rivelatosi successivamente un potente e letale veleno, si chiama “Boiyariyshkin”, umanamente definito “Biancospino”; si tratta di un concentrato letale di etanolo, un’essenza aromatica utilizzata nelle saune, al fine di rendere l’aria profumata.
Ecco come il disagio sfocia nell’alcolismo, e questo, che poco abbraccia la ormai consolidata crisi economica, porta alla morte di ben 33 persone in una sola notte.
“E’ un’orribile tragedia, è necessario prendere provvedimenti. E’ uno scandalo! Bisogna porre fine a queste cose!”
Risuonano come l’eco di una classica filastrocca natalizia, già sentita mille volte, le parole di Putin.
Ma la situazione è seria. La gente si sta impoverendo, il denaro svanisce come polvere sui davanzali, ma le dipendenze, quelle si avvinghiano al cervello come un potente parassita.
Ti rendono schiavo, illudono, eccitano, sbalordiscono, e ti rosicchiano lentamente l’anima.
La voglia di colmare quel vuoto abissale è più forte di qualsiasi cosa.
Irresistibile, scandalosa, ossessiva. Qualsiasi cosa contenga alcool. E poi giù.
La bevanda incriminata costava 40 rubli, pari a 60 cent di Euro.
E poi giù. Ed ecco il buio.
Sarebbe bello mantenere un po’ di amore nel cuore, per quanto sia possibile. Anche quando la disperazione ci srotola in volto la sua faccia più arcigna, colpendoci forte.
Concediamoci un poco di quel calore che quelle persone ricercavano nell’alcool.
Per Natale ubriachiamoci di vita.
Elisa Bellino