Russia: boom di ricavi da petrolio e gas. Sanzioni un flop

Petrolio e gas russo aumentano

Russia

Ad agosto, la Russia ha registrato un notevole incremento nei ricavi derivanti dalla vendita di petrolio e gas, che hanno raggiunto gli 8,7 miliardi di dollari, con un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo risultato si deve a una combinazione di fattori, tra cui l’aumento dei prezzi del petrolio russo e la crescita delle esportazioni di gas, soprattutto verso nuovi mercati, tra cui spicca la Cina. L’evoluzione della situazione dimostra come Mosca sia riuscita ad adattarsi alle sanzioni imposte dall’Occidente e a mantenere un flusso costante di entrate.

L’adattamento della Russia alle sanzioni e la flotta ombra

Uno dei motivi alla base di questo aumento di ricavi è l’adattamento strategico della Russia alle sanzioni internazionali, soprattutto quelle imposte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti in risposta all’invasione dell’Ucraina. Mosca ha trovato nuovi acquirenti per il suo petrolio, non più destinato prevalentemente ai mercati europei, ma indirizzato a una rete di nuovi partner, tra cui India, Cina e altri paesi asiatici.

Inoltre la Russia ha costruito una “flotta ombra“, un insieme di navi petroliere che consente di aggirare le restrizioni e le limitazioni imposte dalle sanzioni occidentali. Questo sistema, per quanto opaco, ha permesso al petrolio russo di continuare a fluire verso i mercati europei e non solo, garantendo a Mosca un’importante fonte di reddito.

L’adattamento del settore energetico russo alle sanzioni ha anche incluso un cambiamento nelle modalità di pagamento e nei canali logistici. Le esportazioni di petrolio sono ora indirizzate attraverso rotte alternative, mentre la Russia ha incrementato l’uso di valute locali e criptovalute per eludere i controlli finanziari internazionali. Mosca ha in questo modo potuto continuare a vendere il proprio petrolio a un prezzo competitivo, con il greggio russo Urals che, ad agosto, ha raggiunto i 74 dollari al barile, un valore significativamente superiore rispetto ai mesi precedenti.

Crescita delle esportazioni di gas verso la Cina



Le esportazioni di gas russo hanno visto un’impennata soprattutto verso la Cina, che è diventata uno dei principali partner energetici della Russia. Secondo i dati riportati da Bloomberg, le forniture di gas attraverso il gasdotto Power of Siberia, che collega la Russia orientale alla Cina, hanno raggiunto un record storico a luglio, superando di gran lunga gli obblighi contrattuali. Le esportazioni di gas verso il gigante asiatico sono aumentate di quasi il 33% rispetto all’anno scorso, raggiungendo i 2,8 miliardi di metri cubi. Questo incremento testimonia l’importanza strategica della Cina come mercato di sbocco per il gas russo, soprattutto in un contesto in cui l’Europa ha ridotto drasticamente le proprie importazioni di gas dalla Russia a causa delle tensioni geopolitiche.

Il gasdotto Power of Siberia è diventato un’infrastruttura cruciale per Mosca, in quanto offre un accesso diretto a un mercato in crescita come quello cinese, riducendo la dipendenza dal mercato europeo. La Russia ha puntato molto sul rafforzamento delle relazioni energetiche con Pechino, e le cifre delle esportazioni di gas dimostrano quanto questa strategia stia dando frutti. La Cina, dal canto suo, ha approfittato di questa situazione per garantirsi forniture stabili di gas a prezzi competitivi, in un momento in cui la domanda energetica globale è in crescita.

Lieve aumento delle esportazioni di gas verso l’Europa

Nonostante le sanzioni e la crisi politica, la Russia ha continuato a esportare gas verso l’Europa, anche se in misura ridotta rispetto al periodo pre-conflitto. Le forniture di gas russo tramite i gasdotti che attraversano l’Ucraina e la Turchia hanno registrato un aumento di quasi il 6% ad agosto, raggiungendo i 2,67 miliardi di metri cubi. È la prova che sebbene l’intento dell’Unione Europea sia ridurre la propria dipendenza dal gas russo, alcuni paesi europei continuano a fare affidamento su queste forniture, soprattutto per far fronte alla crescente domanda di energia in vista dell’inverno.

L’aumento delle esportazioni di gas verso l’Europa può essere visto anche come un segnale che Mosca sta cercando di mantenere aperti alcuni canali di cooperazione economica con l’Occidente, nonostante le tensioni politiche. Tuttavia, se la guerra andrà avanti, la dipendenza dell’Europa dal gas russo è destinata a diminuire ulteriormente nei prossimi anni, con il progressivo passaggio a fonti energetiche alternative e un maggiore investimento nelle infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL) proveniente da altri fornitori.

Vincenzo Ciervo

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